Il ministero degli Esteri scrive così: “Per la categoria dedicata al tema della libertà di stampa e di informazione, il Premio è stato attribuito al Dott. Nello Scavo, alla luce del suo impegno giornalistico in tema di diritti umani, con particolare riferimento alle questioni della marginalità e dello sfruttamento dell’immigrazione, e del suo giornalismo d’inchiesta sul traffico degli esseri umani, sulle rotte degli scafisti e il loro profilo criminale”.
Nello è un amico cui vogliamo bene, siciliano e comasco d’adozione.
Il suo lavoro su Avvenire circa le rotte delle migrazioni e relative connessioni criminali, i rapporti Libia-Italia, gli scafisti (elenco meravigliosamente lungo, ci fermiamo: qui la bio) è davvero la punta di diamante del giornalismo italiano di inchiesta.
Così Nello oggi ha ricevuto un nuovo riconoscimento, l’ennesimo e più che meritato.
Si tratta del Premio CIDU per i Diritti Umani – 2020.
Si legge: “Nato su iniziativa della Vice Ministra Emanuela Del Re, d’intesa con il Ministro Di Maio, il Premio CIDU per i Diritti Umani sarà destinato ogni anno a 7 candidati, tra Enti, Associazioni e persone fisiche, che si siano particolarmente distinti per avere contribuito ad accrescere la consapevolezza collettiva dei Diritti Umani nel nostro Paese”.
E’ la prima edizione del riconoscimento, dunque doppio valore. Qui tutti i dettagli.
Chiamiamo Nello. Scherza, come sempre minimizza. Poi la dice: “E’ un riconoscimento al mio giornale e a un certo giornalismo classico che portiamo avanti con mezzi moderni”.
Giusto. E’ curioso che la Farnesina ti premi per inchieste che hanno denunciato rapporti ambigui Italia-Libia.
Sì, vero ma il bicchiere mezzo pieno evidenzia la volontà di lasciarsi alle spalle comportamenti sbagliati. Questo riconoscimento è occasione per una nuova fiducia. Nonostante le inchieste abbiano messo in luce quei rapporti ambigui da parte delle istituzioni italiane nelle relazione coi trafficanti libici, questo riconoscimento va in onore delle autorità che preservano la loro vocazione.
Sei ancora sotto scorta (sempre per l’inchiesta sulla Libia, ne abbiamo parlato qui).
Preferisco dire sotto tutela. Rinnovo la gratitudine a chi si occupa della mia sicurezza: la prefettura e le forze dell’ordine di Como. Anche il loro lavoro garantisce e protegge questo modo di fare giornalismo. Ne sono onorato.
Durante il lockdown abbiamo parlato ampiamente con Nello, qui: