Solo pochi giorni fa il direttore di Ticino Turismo Angelo Trotta esaltava le qualità del cantone, sottolineando come il Lago di Como fosse diventato emblema dell’overtourism mentre oltre confine si potesse puntare su turismo vivibile e su esperienze autentiche.
Allo stesso tempo spiegava come fosse concreta la volontà di relazionarsi con gli operatori turistici di Como, vista la vicinanza, per creare “sinergie transfrontaliere. Un lavoro che può portare benefici a entrambe le realtà”.
Ora però, sempre della Svizzera, arriva una voce contraria a questa “collaborazione” transfrontaliera e sul fatto che spesso parlando di Ticino si pensi alla vicina Italia e dunque al lago di Como
La bocciatura arriva – sulle pagine del Cdt – da Martin Nydegger, direttore di Svizzera Turismo che chiarisce subito come il turismo sia “territoriale. Il Ticino, sia chiaro, è svizzero. Più svizzero che italiano, sicuramente. La mia raccomandazione è sempre valida: commercializzare Lugano, ad esempio, come vicina a Como la farebbe rientrare nell’orbita del mercato italiano. Sono aperto alle cooperazioni transfrontaliere, ma devo anche essere onesto: non ne conosco di successo. E badate bene: non sono un isolazionista. Penso, tuttavia, che prima di tutto dovremmo ottimizzare la collaborazione all’interno del nostro Paese”.
Una riflessione che si inserisce in una lunga e dettagliata analisi della situazione turistica in Svizzera dove si sottolinea come il Ticino sia una regione turistica estremamente forte e in grado di offrire “un’alternativa in termini culturali e linguistici, capace di esprime il massimo del suo potenziale in estate”
Infine un riferimento “alla parola overtourism che si sente ovunque e tutti vogliono evitare. Tanto i clienti quanto gli operatori turistici si chiedono: dove possiamo evitare le folle?».