Qualche giorno fa, su Comozero.it abbiamo pubblicato lo sfogo che l’architetto e fotografa comasca Lorenza Ceruti aveva affidato ai social (nel box qui accanto trovate una sintesi del suo post). Una riflessione sul turismo letto attraverso gli occhi di una comasca che vede la sua città passata nel giro di poco tempo da “piccola città provincialina un po’ dormiente”, come scrive, a vittima della sua stessa bellezza, letteralmente fagocitata da visitatori “in ciabatte e canottiera”, impreparata non solo ad accogliere le migliaia di persone che l’hanno eletta a meta delle proprie vacanze, ma anche, e soprattutto, ben lontana dal sapere cosa vorrà fare da grande. E una critica di questo tipo, soprattutto se fatta in un momento in cui sappiamo solo dirci quanto siamo bravi senza capire che, probabilmente, siamo solo molto fortunati, non poteva che dare il La a un dibattito che speriamo possa arricchirsi anche di altre voci. Come quella di Moritz Mantero, imprenditore tessile – è presidente di “Mantero Seta” – e ideatore e presidente di “Orticolario”, la fiera evento dedicata al verde che ha chiuso quest’anno, a Villa Erba, la sua 12esima edizione con quasi 25 mila visitatori.
Cosa ne pensa di quanto scritto da Lorenza Ceruti?
Condivido in pieno ogni parola. Quello attuale è un turismo che subiamo e non che abbiamo cercato o che siamo stati bravi ad attrarre.
A voler ben vedere, però non è una colpa essere belli senza sforzo.
Non lo è. Ma Como oggi è abbagliata dal facile guadagno. E poco importa se i turisti si limitano a dormire e mangiare un gelato prima di scappare in battello o in funicolare.
Secondo lei non ci rendiamo conto di essere solo una bella città da cui partire per andare a fare altro?
Como ha oltre duemila anni di storia da raccontare e ci sono turisti che cercano più di una battellata. Se potessero accedere al giardino pensile del Museo Giovio, con la vista sulla Torre San Vitale, rimarrebbero abbagliati. E invece non si può, il museo è chiuso e comunque, quando verrà riaperto, deve essere svecchiato. Non possiamo limitarci ancora a esporre in una vetrina polverosa la divisa di Garibaldi quando possiamo raccontare un’intera storia.
Quindi, anche secondo lei, Como ha bisogno di capire cosa vuole diventare?
Sì. Ma, al contrario di quanto si potrebbe immaginare, non è un’operazione faticosa da compiere. È tutto già lì. Si tratta di togliere polvere dai valori e dalle ricchezze che abbiamo e che vengono spesso dimenticati, ma va fatto attualizzandoli. Solo restituendo a Como il suo valore storico, culturale, architettonico e paesaggistico saremo capaci di attirare un turismo più evoluto e affine a ciò che siamo.
Concretamente, lei da dove comincerebbe?
Per deformazione “amatoriale”, più che professionale, io comincerei dal verde e dal restituire decoro a questa città. Questo, unito ai percorsi di trekking come quelli della Spina Verde, permetterebbe anche di attirare il turismo verde, un settore sempre più in crescita in tutta Europa. La nuova amministrazione mi sembra sensibile su questo tema e animata da entusiasmo. E se poi ci sarà anche la collaborazione di esercenti e privati, ancora meglio.
E poi?
Bisogna saper comunicare in maniera adeguata perché solo la qualità chiama la qualità. Basti guardare al lavoro che ha fatto il Teatro Sociale che oggi, puntando su un’offerta di alto livello, è diventato un punto di riferimento che ospita compagnie tra le più importanti.
E la città, invece, come comunica?
Con video come quello commissionato poco tempo fa dal Comune per invogliare a visitare Como in 24 ore. Quanto di più lontano, secondo me, dal messaggio che dovremmo dare per attirare un turismo di qualità.
5 Commenti
Buongiorno.
Senza volere offendere il Sig. Mantero…
Analisi ottima, idee intelligenti ed interessanti…
Purtroppo dagli anni novanta (1990 in poi… ) tutte le volte che il Sig. Mantero si è candidato come leader o nel gruppo politico più vicino a Lui… vi è stata una sconfitta eclatante … sempre…
Non riesco ad andare oltre il titolo quando un Mantero critica l’abbaglio del facile guadagno. Non riesco a credere che abbia il coraggio e la sfacciataggine di dirlo.
Trasporti pubblici con interscambio con parcheggi auto, piste ciclabili, stalli per bici e moto CUSTODITI…, Percorsi pedonali da ripristinare tipo villa geno-torno, magari qualche evento culturale, riportare la facoltà di ingegneria, magari quella indirizzo del design. etc etc
Vivo a Como da due anni. Vengo dall’Umbria, ho vissuto, tra le altre, a Milano e Lecco. C’è un potenziale non sfruttato, per le esatte ragioni che dice l’imprenditore. Credo che non esista politica del turismo che non tenga in considerazione coloro che la città la vivono, quotidianamente. Affitti brevi e tavolini in strada sono l’unica cosa apprezzabile al momento. Un po’ poco per una delle città più gettonate d’Italia al momento. Sveglia
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