San Martino, croce e delizia.
Otto ettari di verde in piena città costellati da edifici quasi totalmente in disuso: uno spazio con potenzialità che chiunque ci invidierebbe ma condannato nel limbo da una maledizione che incombe su qualsiasi progetto sia stato avanzato da decenni per dargli nuova vita.
Ultimi, in ordine di tempo, il campus universitario (progetto nel cassetto dei sogni prima ancora che l’ex ospedale psichiatrico chiudesse e ormai definitivamente sfumato), il maxi polo che riunisca tutte le scuole superiori comasche (idea avanzata l’anno scorso dal presidente della Provincia Fiorenzo Bongiasca), il parco urbano collegato alle altre aree verdi del territorio attraverso veri e propri “corridoi” (progetto del 2019, con capofila l’ente Parco della Spina Verde, che non ha ottenuto lo sperato finanziamento Cariplo) fino alla sede di un centro internazionale dedicato a seta e legno-arredo (proposta sempre del 2019 del presidente di Sviluppo Como Enrico Lironi).
Non si può dire che le idee manchino, ma allora perché nessuno riesce nell’impresa di dare nuova vita al San Martino? Eppure qualcuno, più di uno, è riuscito nell’eroica impresa di trasformare questi luoghi abbandonati, spesso vere e proprie cittadelle, in qualcosa di vivo. Tra i tanti esempi ne abbiamo scelti due, uno sognante e alto (ma perché limitarsi?) e un altro più realistico e, volendo, anche temporaneo in attesa di un futuro più chiaro.
A Teramo ad esempio, per capire cosa fare dell’ex manicomio di Sant’Antonio Abate (11mila metri quadrati nel cuore della città), è stato indetto un concorso di idee vinto dal progetto di “Cittadella della Cultura” dell’archistar Paolo Desideri.
Il risultato? A breve partiranno i lavori per trasformarlo in una nuova sede universitaria ma anche in uno spazio aperto alla città con un auditorium, una videoteca, laboratori e spazi a disposizione delle associazioni cittadine e un grande teatro ipogeo da quasi 500 posti sopra il quale troverà spazio un secondo teatro all’aperto che fungerà anche da cinema. E poi, ancora, un’area riservata all’Asl che comprenderà, oltre al Dipartimento di Salute Mentale, anche un polo museale che custodirà gli archivi dell’istituto.
A Rovigo, invece, i 16 ettari di parco e alcune delle strutture che costituivano l’ex ospedale psichiatrico di Granzette abbandonato da oltre vent’anni, sono stati concessi in uso gratuito all’associazione “I luoghi dell’abbandono” che li ha riportati a nuova vita destinandoli a manifestazioni culturali e di intrattenimento.
Ma, soprattutto, ha inaugurato l’O.P.Park, un enorme parco pubblico con aree picnic, piste ciclabili e persino un percorso di allenamento per la Spartan Race. Un luogo dedicato alla città e pronto ad animarsi con un palco per concerti all’aperto, mostre fotografiche, mercatini, corsi di yoga e una piccola fattoria con animali affidati all’associazione dal Corpo Forestale dello Stato. E’ davvero troppo provare a immaginarlo anche per il San Martino?
Un commento
un’idea rivoluzionaria potrebbe essere farci un autosilo!
Se non è abbastanza centrale per un autosilo si potrebbe trasferirvi una struttura pubblica attrattiva, tipo il comune, e poi farci un autosilo!