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Albate Calcio, Luigino abbraccia i vandali: “Pecorelle smarrite da trovare e aiutare”

Nei giorni scorsi le immagini del raid vandalico al centro sportivo “Gigi Meroni” di Albate hanno lasciato tutti senza parole. Ben presto però i giovani che avevano compiuto questo terribile gesto sono stati presi dalle forze dell’ordine.

Per Luigino Nessi, dirigente dell’Us Albatese, Abbondino d’Oro, e volto notissimo della comunità, e Fabio Colmegna, dirigente dell’Albate Calcio, bisogna approfondire le motivazioni alla base di questo gesto e tornare ad affrontare il tema del disagio giovanile.

Così hanno deciso di inviare una lunga lettera alle associazioni albatesi e a coloro che in città si occupano degli altri.

Avversari solidali, giovani atleti volontari per cancellare il raid: che bellezza, Albate Calcio

Pubblichiamo il testo.

Il titolo è preso da un vecchio film inglese degli anni ’60’; già d’allora si parlava di tematiche giovanili, gli anni sono passati, ma il problema c’era e c’è ancora..il problema dei ragazzi, dei giovani.
I fatti del “Gigi Meroni”, il vandalismo fatto senza un perché, con protagonisti ragazzi dai 19 ai 15 anni, ha riportato prepotentemente alla ribalta le tematiche giovanili.

Infatti questo fatto increscioso, ha avuto il merito di riportare questo problema all’ordine del giorno, sotto gli occhi di tutti, di far riflettere e penso far capire, speriamo, a questi giovani protagonisti che pure per loro, è ora di pensare, di iniziare un nuovo modo di comportarsi e di confrontarsi con tutti.

Questa è infatti, secondo me, per tutti,F per noi che non più giovani siamo, un’occasione per (ri)pensare alla condizione giovanile, segnata da difficoltà sempre crescenti: giovani che non studiano, né lavorano, giovani con un tasso di disoccupazione elevato, con il lavoro sempre più precario, la loro fatica di riuscire a costruirsi un progetto di vita; poi aggiungo la mancanza di spazi.

Si tratta quindi, pensando a quanto avvenuto, di un’occasione per ripartire, sebbene sia difficile far capire a noi, l’importanza di una educazione non formale, che invece potrebbe essere capace di invertire queste situazioni negative.

Le azioni a favore di questi giovani un po’ emarginati, o che magari si sono autoemarginati dal “sistema” potrebbe essere un buon investimento, che potrebbe generare risorse di qualsiasi genere, ma sopratutto dar l’occasione a tanti ragazzi di riscoprire la fiducia e la bellezza del vivere.

Mi dicono ma alla fine sono pochi (ma sono gruppi di oltre una ventina di ragazzi), non tutti sono così.. Beati quelli che hanno già trovato le linee della loro vita, ma è giusto che ci si preoccupi di
tutti.. Evangelicamente dico, il pastore è stato contento al ritrovamento della pecora smarrita… Occorre quindi, per condividere, andarli a cercare..

Quindi pensarci ed investire in tutti i sensi; come tutti gli investimenti, oltre che le risorse, si ha il bisogno di buone idee, riferimenti chiari e competenze adeguate.

Albate ha tante associazioni, luoghi come l’Oratorio e il Campo sportivo, ha società sportive, una scuola; tante altre associazioni che operano sul territorio. Occorre veramente mettersi a dialogare, ad incontrarsi a discutere su questo problema, ad affrontarlo, a trovare soluzioni.

Fare una rete in comunità con un’apertura verso l’altro e verso gli altri, far girare pensieri e risorse tramite l’unione delle risorse umane e materiali.

L’idea di un dialogo, di una continua aggregazione, potrebbe essere non un vantaggio solo per i ragazzi e le ragazze, ma sarà senz’altro anche un bene “pubblico”, collante per il contesto sociale e promotore e amplificatore di diverse sensibilità, senza alcuna esclusione aprioristica.

Ridare loro l’importanza del desiderio e dell’immaginazione del futuro.

Occorre quindi esserci ed esserci quotidianamente, per lavorare su un progetto, da rendere concreto. Occorre saper accompagnare i giovani, a costruire percorsi di vita, fatti di formazione, di lavoro, a partecipare ad eventi e attività, dialogando e condividendo con loro.

Importante e necessario è far incontrare questi ragazzi e giovani con le altre generazioni, dialogare per rigenerare un nuovo modo di vita, approcci nuovi, un confronto costruttivo, un “mondo” nuovo. Questo consapevoli, della fragilità dei ragazzi; quindi vicinanza, fiducia reciproca, magari sopportazione, nessun scelta gerarchica, ma la capacità di mettersi in discussione aperta senza aver paura e senza determinare gli esiti.

Tutto questo, su cui occorre un contributo ed un impegno di tutti, può essere un modo, secondo me, di affrontare la questione di tanti ragazzi e di tanti giovani del nostro quartiere.

Potrebbe essere davvero l’inizio per un futuro migliore.

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