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Veronica, trucco e parrucco anti-Cina: “La mia bellezza sovranista, tricolore e low-cost”

In tante città italiane un collegamento apparentemente inossidabile tra estetica a basso costo e imprenditoria cinese trova conferma in un fiorire di saloni di bellezza gestiti da stranieri. Anche a Como non è raro imbattersi in parrucchieri o estetisti in cui il personale proviene dall’estremo oriente e offre trattamenti a prezzi stracciati.

Da qualche mese, però, all’incrocio tra via Anzani e via Palestro, è possibile scorgere un salone sulla cui porta spicca una grossa bandiera italiana, affiancata da listini che fanno concorrenza serrata alle controparti orientali. “Il nostro piano non è mai stato quello di far chiudere dei negozi cinesi – spiega Veronica Sepe, socia del gruppo di saloni di bellezza Sharon e manager del punto vendita “sovranista” di Como – però l’idea da cui è nato il nostro gruppo era offrire servizi di alta qualità a prezzi concorrenziali”.

Oggi il gruppo conta circa 26 punti vendita in tutta Italia. Ma all’origine, il primo salone è nato sulla scia di quello che Veronica descrive come l’“effetto China” attivo in tutto il paese. “A Como il fenomeno è leggermente meno presente rispetto ad altre realtà forse un po’ più provinciali ma quando abbiamo aperto qui le persone pensavano fossimo stranieri – spiega Veronica, quando le si chiede del tricolore, sgargiante, sulla porta – la bandiera serve per sottolineare che siamo una catena italiana, con prodotti italiani di altissima qualità e personale italiano”.

Veronica comprende le ragioni per cui il mercato della bellezza lowcost sia saturo di concorrenza straniera: la propensione agli straordinari, la buona manualità e la velocità, ipotizza. La titolare si chiede però come sia possibile che alcuni punti vendita stranieri possano operare senza che il personale abbia padronanza della lingua o attenzione per la qualità dei prodotti.

“È capitato di accompagnare delle amiche in un salone cinese e non riuscire a comunicare il tipo di taglio che volevamo – spiega Veronica – altre volte, e molto spesso, ci siamo trovati ad assistere clienti che si portavano lo shampoo da casa, il proprio shampoo, cosa che è non è permessa ma che pare succeda spesso nei negozi orientali”.

Davanti alla definizione quasi scherzosa di “salone di bellezza sovranista”, Veronica assume un tono serio.  “Il punto è piuttosto che gli italiani si stanno facendo sfuggire di mano una serie di cose – spiega – tra queste ci sono le nostre professioni, la dignità del mestiere nelle nostre mani. Non è un bene che lo straniero prenda il nostro posto”.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

3 Commenti

  1. Ma cosa avete contro i cinesi ? E il telefonino che avet in mano tutto il giorno dove lo costruiscono ? O avete il Brondi ?

  2. Complimenti alla Signora Veronica! Invece di lagnarsi lanciandosi in stucchevoli invettive sui vantaggi di chi viene da lontano, sulla presunta concorrenza sleale, sulla scadente qualità dei prodotti e sulla scarsa pulizia dei locali degli esercizi gestiti da stranieri ha migliorato, da brava imprenditrice, il rapporto qualità/prezzo rendendo non conveniente rivolgersi a chi è meno bravo di lei.
    Non c’è nulla di sovranista, è semplicemente la capacità di fare impresa. Il sovranista avrebbe chiesto una “legge speciale” per impedire agli stranieri di fare impresa e far pagare, in questo modo, la sua inefficienza ai consumatori.
    Mi spiace solo che essendo totalmente calvo non potrò beneficiare della bravura della Signora Veronica…..ma le farò molta pubblicità perché, per me come sempre, “prima chi merita”!

  3. Se Veronica (o la catena di cui fa parte il suo negozio) trovasse una soluzione per i gradini all’ingresso ne guadagnerebbe in numero di clienti e in dignità.
    Anche gli estetisti e i parrucchieri che vengono da fuori Italia esercitano in locali con tante barriere architettoniche e, di conseguenza, escludono molti potenziali clienti (per esempio molte signore che, pur non essendo allettate o in carrozzina, si scoraggiano davanti a tre gradini di ingresso).
    A che serve distinguere tra sovranisti e non sovranisti se nessuno pensa alla terra che sta calpestando?

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