Certo, il cartello fa impressione se visto di sfuggita: un negozio in vendita a 20mila euro pare una stranezza, un prezzo più adatto a un’utilitaria discretamente accessoriata che non a un’attività commerciale. Per questo, evidentemente, più d’uno ci ha segnalato quel pezzo di cartone affisso a una vetrina di via Milano Alta, pochi metri oltre l’imbocco della strada.
“Colpa del degrado della zona, colpa dell’immigrazione selvaggia, conferma dei problemi di un quartiere abbandonato”, si penserà con tentazioni troppo facili. Troppo facili, per l’appunto. Per almeno due motivi: quei “miseri” 20mila euro sono senza dubbio una cifra molto bassa ma quell’ex negozio di parrucchiere è grande sì e no 25 metri quadrati, in gran parte bisognosi di ristrutturazione. E poi, secondo motivo, perché esiste una breve intervista che – a sorpresa, si può dire? – cambia molto la prospettiva della vicenda (e su via Milano Alta tout court).
L’intervista è quella al presidente di Confesercenti Como, Claudio Casartelli. Negozio – indovinate un po’ – esattamente a metà di via Milano Alta, poco dopo il locale da 20mila euro. E quel Casartelli non soltanto conosce la materia immobiliare a menadito, lavorando nel settore da anni. Ma storicamente non è mai stato tenero rispetto ai temi imposti anche a Como dall’immigrazione, anche nella “sua” zona. Eppure, oggi è proprio lui a ribaltare molti luoghi comuni.
“Si figuri – dice subito Casartelli – negli ultimi tempi ho venduto appartamenti più a italiani che a stranieri, anche in via Milano Alta. Certo, i prezzi sono abbordabili e per molti non è semplice avere le credenziali giuste per ottenere un mutuo a causa di lavori precari, entrate risicate, nuclei famigliari numerosi. Eppure non è poi così vero che da via Milano Alta sono scappati tutti gli italiani, anche se sovente chi acquista non sono i comaschi ma gente che viene da fuori”.
La domanda sul negozio a 20mila euro, però, è ineludibile. “Mah, capisco che in assoluto stupisca la cifra bassa ma da quanto ne so si tratta di un locale piccolo, che necessita di lavori – dice Casartelli – La cifra? Oggi non è così fuori mercato. Poi è chiaro, 15 anni fa il valore sarebbe stato almeno del 50% superiore, ma le difficoltà di questa zona sono note”.
L’immigrazione? La presenza di molti stranieri? I pregiudizi? Macché.
“Ma no, diciamo la verità: alla fine in via Milano Alta di problemi di ordine pubblico se ne registrano pochi da anni, anzi direi che la situazione è tranquilla – afferma il presidente di Confesercenti – Piuttosto, si è creata un’immagine distorta negli anni di questo posto. Ecco, l’immagine negativa che si tramanda oggi pesa più di una realtà che ha certamente i suoi problemi ma che non definirei affatto un ghetto”.
“Non bisogna fare gli ipocriti o i finti buonisti – precisa Casartelli – in alcuni momenti è verissimo che si creano capannelli di stranieri vicino ad alcuni locali e posso capire senza problemi che questo crei qualche diffidenza, persino qualche pregiudizio. Così come è innegabile che negli ultimi tempi nella percezione di via Milano Alta abbia pesato la vicinanza con il centro migranti di via Regina, con tutte le sue questioni aperte. E’ sbagliato, forse, ma è umano e non c’entra nulla col razzismo”.
“E’, appunto, una questione di impatto, di immagine come dicevo prima. Si ha la sensazione che questo pezzo di città sia qualcosa di estraneo al resto di Como, quasi che non sia Como. Comprensibile. Ma si fa di alcuni momenti una fotografia generale sbagliata, mentre per gran parte della giornata qui si vive tranquillamente, si convive anche tra etnie diverse. Ci sono situazioni limite, con alcuni palazzi abitati soltanto da stranieri. Ma ci sono anche cortili e palazzi dove comaschi e italiani in genere vivono tranquillamente e si prendono cura degli edifici e della via”.
Ma quindi, crolla il mito di via Milano Alta come mini-banlieu fuori controllo? Eppure le vetrine addobbate con il classico “vendesi” sono molte. “Ma nessuna banlieu. E, tornando al negozio da 20mila euro, è chiaro che l’inizio di via Milano Alta non è la città murata, la conformazione stessa della strada non aiuta. Ma soprattutto in pochi oggi hanno i soldi per comprare un negozio: si tenta di avviare un’attività con l’affitto e se va bene magari dopo si pensa all’acquisto. Ce la fanno in pochi, il turnover di aperture e chiusure è altissimo. Ma accade qui come in tutte le zone periferiche, anche a Como”.
In conclusione, da dove può ripartire la crescita della zona? “Dalla riqualificazione della Ticosa e dalla sua connessione con via Milano Alta: quella è l’unica, vera chiave di volta. E’ accaduto ovunque, a partire dalla vicina Milano: il recupero di aree dismesse ha sempre favorito un effetto traino sui dintorni. Sarà così anche qui, se finalmente la Ticosa sarà sottratta all’abbandono in cui vive da tanti, troppi anni”.
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