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VIDEO Dal ristorante “Il Diavolo L’Acqua Santa”, Nicola e la sfuriata davanti a Montecitorio: “Da Roma nessun aiuto”

Con il Natale ormai alle porte sono tante le famiglie che stanno pensando a come festeggiare districandosi tra le varie restrizioni imposte per la Zona Rossa e, soprattutto, se potranno riabbracciare i propri cari.

C’è però chi, quest’anno, ha ben altri pensieri per la testa. Chi ha investito tempo, denaro e sudore in un progetto che si è scontrato contro lo scoglio della pandemia dopo pochissimi mesi dall’aver visto la luce e che non ha avuto accesso ad alcun aiuto economico.

Parliamo di chi appartiene alla categoria dei ristoratori, cui abbiamo dato ampio spazio in questi mesi di grandissime difficoltà, che ancora una volta si è ritrovato penalizzato dalle decisioni del Governo.

Nicola Ostinelli gestisce il ristorante “Il Diavolo L’acqua santa” a Sagnino insieme al socio Stefano Neri. I due hanno oltre vent’anni di esperienza nel settore e a settembre 2019, dopo mesi di lavori e investendo i risparmi di una vita, hanno aperto il nuovo locale comasco. Dopo mesi di attività “partita molto bene”, spiegano, è arrivato il Covid che ha dato una battuta d’arresto al loro grande sogno.

“Il problema è che in questi mesi di chiusure e restrizioni non abbiamo avuto alcun aiuto dal Governo – afferma Nicola – non abbiamo avuto accesso ai vari fondi stanziati dai Decreti Rilancio e Ristori, dal primo al Quater di inizio dicembre, perché si riferiscono tutti ad aprile 2019 come parametro. Noi in quel mese stavamo facendo i lavori di ristrutturazione per il nuovo locale, non eravamo ancora aperti”.

Il caso di Nicola e Stefano è stato anche portato in tv, al programma “Mi manda Rai Tre” (qui il link alla puntata), ha attirato l’attenzione dei media a livello nazionale ed è arrivato fino a Roma come esempio lombardo di quelle categorie escluse dagli aiuti dei decreti Rilancio e Ristori.

“Il 15 dicembre siamo andati a Montecitorio per manifestare, parlare della nostra situazione – aggiunge – in quell’occasione sono riuscito a parlare con il senatore Gianluigi Paragone, lui stesso ha confermato quanto sia una situazione paradossale. La nostra partita iva è storica, abbiamo speso un capitale per ristrutturare e aprire una nuova attività, adeguandoci poi a tutte le normative anti-Covid per poter stare aperti quest’anno ma non abbiamo avuto nessun aiuto economico. Così, non so quanto potremo reggere. Da marzo siamo in cassa integrazione, spero che i dipendenti possano prendere almeno quella di luglio”.

VIDEO – NICOLA A MONTECITORIO

E ora, con l’ultimo Decreto firmato dal Premier Conte che chiude tutte le attività tornando in Zona Rossa nel periodo delle feste, la situazione è addirittura peggiore.

“È una cosa inconcepibile, assurda – osserva Nicola – avevamo già prenotazioni per le festività: circa 65 a Natale, 35 a Santo Stefano e una quarantina a Capodanno. Avevamo fatto rifornimento per offrire un bel menù, invece adesso dobbiamo chiudere. In Zona Gialla avevamo una piccola speranza sul pranzo almeno nel fine settimana ma la decisione di chiudere tutto a Natale ci manda ancora una volta in crisi. Natale sarebbe stato un giorno sicuro, la gente si sarebbe mossa solo per andare al ristorante perché i negozi sono chiusi e quindi non ha senso farci chiudere”.

La richiesta dei due ristoratori è chiara, condivisa dai tanti che si trovano nella stessa situazione.

“Chiediamo anzitutto che vengano rivisti i vari Decreti Ristori – conclude Nicola – perché ci sono tantissime attività col nostro stesso problema. E poi siamo stanchi di questa indecisione del Governo: riapriremo il 7 gennaio? Pensano di dircelo il giorno prima? Questa gente non sa cosa significhi aprire e chiudere un ristorante, fare scorte di viveri e buttarle, tutte le spese che dobbiamo affrontare. Bisogna far capire al Governo che così non si può andare avanti. Tutte queste decisioni prese e comunicate all’ultimo sono inaccettabili”.

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