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VIDEOTALK Angelo Majocchi: “Briciole, promesse, errori. Credo nelle imprese, non in questo Stato: 450 esperti per partorire un topolino”

Il tono in sé non va mai sopra le righe, come da tradizione. I contenuti espressi, però, visto il peso del personaggio e dell’azienda che guida, per il ruolo di primo piano nell’economia comasca e non soltanto, per la lunga esperienza ai vertici degli enti di settore, sono destinati a lasciare una traccia profonda nel dibattito di questi giorni, tra emergenza sanitaria, rischi economici e azioni politiche.

Il protagonista del VideoTalk di Comozero è Angelo Majocchi, presidente del colosso comasco delle costruzioni “Nessi&Majocchi”, intervistato da Emanuele Caso. E ciò che l’imprenditore esprime nel corso del colloquio è davvero difficile da non definire una sfiducia piena, totale e irreversibile verso lo Stato in sé, persino oltre i governi del momento.

“Stiamo vivendo un’emergenza incredibile, inimmaginabile soltanto due mesi fa – premette Majocchi – Noi siamo stati tra i primi a chiudere, ancor prima dei provvedimenti presi poi da governo e Regione perché mancavano le condizioni per lavorare in sicurezza. E non è stato semplice chiudere 12 cantieri in diverse zone d’Italia, per quasi 600 lavoratori”.

Oggi, però, si è alla vigilia della ripresa per il settore dell’edilizia: il 4 maggio è vicino. Ma la gestione di questi due mesi a livello politico-governativo ne esce a pezzi.

“Già a marzo noi avevamo siglato i primi protocolli governativi per organizzare la ripartenza dei singoli cantieri – spiega Majocchi – Sempre tenendo conto che la sicurezza dei nostri lavoratori è un valore imprescindibile. Eravamo pronti dai primi di aprile a riaprire e il non aver concesso alle aziende la possibilità di ripartire in sicurezza penso sia stato un gravissimo errore”.

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Poi, gli affondi più netti. La bocciatura netta dell’azione del governo fino a oggi.

“Nessuno dice che sia semplice gestire una situazione così – osserva l’imprenditore – ma solo ripartendo avremmo rimesso in funzione la filiera e creato le condizioni per garantire reddito e benessere. Io non credo che uno Stato come il nostro sia in grado di sopperire alle sue carenze: non ne ha le possibilità né le capacità. Questo Stato ha fatto grandi promesse ma non ha messo un centesimo se non qualche briciola, al massimo ha cercato di agevolare che le imprese facessero più debito. Questo è quello che hanno promesso e peraltro non ancora mantenuto”.

“Per cui – è la conclusione – lasciateci lavorare perché abbiamo dimostrato negli anni che se lavoriamo siamo in grado di produrre reddito e di mantenere con le tasse che paghiamo anche questo Stato. Io non credo che lo Stato sia in grado di fare fronte alle promesse che ha fatto, né che sia in grado mantenere tutti. Solo l’imprenditoria privata è in grado di far camminare lo Stato, non viceversa”.

Le tanto discusse task force governative non ne escono meglio: “Avere 450 esperti che hanno partorito un topolino come quello di ieri sera è stato demoralizzante, per usare un termine gentile”.

Per gli approfondimenti anche sulla filiera legata al mondo delle costruzioni, per la stroncatura dei tempi lunghissimi del lockdown imposto anche ad altre settori, per i dettagli su come la stessa Nessi&Majocchi ha completamente riorganizzato l’azienda per la ripresa in sicurezza, vi rimandiamo al VideoTalk integrale che trovate a metà articolo.

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3 Commenti

  1. Magari un po più di positività verso lo stato non guasterebbe. Qualche problemino in questi anni qualche imprenditore ce l’ha dato. Concussione corruzione. Non siete santi.

  2. Conoscendo il senso di responsabilità che contraddistingue la persona e la serietà dell’azienda, non credo che nessuno abbia il minimo dubbio che i protocolli di sicurezza siano più che coerenti alle disposizioni di legge e alla gravità dell’emergenza.
    Se fossero tutti come loro, non ci sarebbero dubbi sulle riaperture. Tuttavia, non sono tutti come loro.
    Molti loro concorrenti rimangono sul mercato risparmiando sulla sicurezza e competendo al ribasso con chi, invece, come loro, ci investe e rispetta le regole.
    Il vero problema è questo. Da noi, sia in emergenza sia nella normalità, per molti è più conveniente non rispettare le regole che rispettarle. Altri, invece, le disposizioni le rispettano e subiscono la concorrenza sleale dei primi.
    In epoca normale questa condotta è molto irritante per le imprese serie, in epoca Covid19 è pericoloso per la collettività.
    C’è da fidarsi? E siamo sicuri di riuscire a controllare tutti? Mah…..

  3. Leggo molti articoli che riportano proteste varie per le aperture ritenute ritardate. Secondo me sarebbe opportuno metterli in contraddittorio con pareri di scienziati o esperti sanitari o dare spazio anche a questi. Non mi pare che lo abbiate fatto. Correggetemi se sbaglio.

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