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Voleva fare il notaio. Fedora Sorrentino: “Como e il futuro, ecco il mio Teatro Sociale”

Fedora Sorrentino: prima ancora di conoscerla o leggerne il curriculum, ti colpisce il nome. Un’opera lirica, un classicissimo nomen omen, verrebbe da dire, mentre la immagini cresciuta in una famiglia di melomani. “In realtà è solo il nome di mia nonna – racconta – nessuna predestinazione”.

Perché Fedora Sorrentino, da poco più di un anno presidente del Teatro Sociale, più che una linea retta tesa a un obiettivo, è un puzzle che sembra essersi composto quasi per caso dando forma a quello che è oggi.

(Fotoservizio: Carlo Pozzoni)

Come per la musica. “Da piccola facevo danza ma ero incantata dalla pianista che accompagnava le lezioni. E così a 7 anni ho scelto la musica”. Con lo stesso metodo (ti vedo, mi incanti, ti scelgo) ha percorso un’altra strada che, con la musica, sembra non avere niente a che fare: “Un giorno, da bambina, ho visto la targa di un notaio e ho chiesto di cosa si occupasse. Mi hanno detto, semplicemente: di carte. E lì ho deciso che avrei studiato Legge. E oggi, inaspettatamente, quegli studi mi tornano utili nella parte più burocratica del mio lavoro”, spiega. Un altro tassello importante, dopo una decade con Barbara Minghetti come Direttore di produzione, sono stati i due anni al San Carlo di Napoli.

Cosa ha portato a Como da quell’esperienza?
Soprattutto l’idea che sia necessario aprirsi a un pubblico diverso. Il lavoro fatto da Barbara con la città è incredibile ma oggi è il momento di fare un passo in più.

Quale?
Puntiamo ai turisti, con esperienze oltre la pura offerta teatrale.
Come?
Con visite guidate abbinate a un aperitivo. Siamo partiti con una al mese e ora abbiamo richieste quasi tutte le settimane. Alla fine di ogni visita sorteggiamo due biglietti per uno spettacolo che raccontiamo ai partecipanti. E spesso chi non ha vinto i biglietti li compra. La gente ha bisogno di sentirsi raccontare le cose per capirle e questo è un modo.
Come le proponete ai turisti?
Su AirBnb. Da due settimane siamo nella sezione “Cosa fare a Como” e abbiamo già avuto le prime richieste.

E per chi alloggia in hotel?
Abbiamo invitato i maggiori alberghi cittadini a una visita guidata, una degustazione di the e, infine, un concerto. L’idea è quella di offrire a gruppi di visitatori più esigenti dei pacchetti su misura per conoscere il nostro teatro.
Il legame con la città, però, continua con progetti come 200.Com e Opera Domani.
Anche Opera Domani rappresenta un’occasione per uscire dalla città. Ho trascorso il mio primo anno a promuoverla in giro per il mondo per esportarla, come già facciamo in Oman. Ora, Opera Domani 2018 andrà a Rouen e a Parigi. E l’anno scorso la Carmen è stata rappresentata al Bregenz Festival, con cui abbiamo già un accordo per il Rigoletto del 2020.

Ora che i ruoli si sono, in un certo senso, invertiti qual è il suo rapporto con Barbara Minghetti?
Barbara è un pilastro del Sociale e continua a occuparsi di programmazione e progetti speciali. Ognuna di noi ha il proprio spazio ma spesso lavoriamo insieme. Ci completiamo a vicenda.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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