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A Como la stupefacente nuova vita del ristorante che ha fatto la storia: profumo di mare, brace, memoria e amore

C’è una storia che a Como profuma di mare, brace e memoria. È quella di “Er Più”, lo storico ristorante di pesce in via Pastrengo 1, oggi rinato grazie all’entusiasmo e alla dedizione dei fratelli Ernest ed Emanuel Dedgjonaj. Dopo due anni di chiusura, l’anno scorso, il locale ha riaperto le sue porte, rinnovato ma fedele all’anima che per oltre mezzo secolo lo aveva reso un punto di riferimento per i comaschi e per tanti nomi noti passati dai suoi tavoli.

“Abbiamo saputo che il ristorante era in vendita e ci siamo detti: perché no? – racconta Ernest – Quando lo abbiamo visto ci è sembrata una coincidenza troppo bella per ignorarla”.

Coincidenza, destino, o forse una promessa mantenuta. “Da ragazzo, ho vissuto proprio qui sopra, nello stesso condominio. Conoscevo il fondatore del ristorante, Marino, e a volte ci incontravamo sulle scale. Marino mi diceva sempre: ‘Ragazzo, quando te la sentirai, potrai venire a lavorare qui da noi’. Anni dopo, ritrovarsi in quello stesso posto e poter acquistare il ristorante è stato come chiudere un cerchio. Ci siamo emozionati tantissimo”.

Il ‘cerchio’ che si chiude è quello di una tradizione fatta di pesce fresco, accoglienza e passione. Ernest, chef con tanti anni di esperienza in cucine prestigiose, ha scelto di mantenere il nome storico ‘Er Più’, “per rispetto della sua storia. È un nome in dialetto romano, e molti pensano di trovare cucina romana, ma in realtà è sempre stato un ristorante di pesce. Il suo significato, ‘qualcosa in più’, è perfetto anche per noi: vogliamo offrire ai clienti un’esperienza che vada oltre il piatto, un momento autentico di piacere e convivialità”. Un omaggio anche ai fondatori Marino ed Emma, che avevano trasformato il locale in un’istituzione cittadina, frequentata da imprenditori e celebrità. “In magazzino abbiamo trovato vecchie foto con Sylvester Stallone e Miss Italia. È stato come aprire un piccolo reparto archeologico”, racconta Ernest sorridendo.

Ma la parte più bella, dice Ernest con un sorriso, è che Marino ed Emma non sono solo parte del passato del locale ma continuano a farne parte. “Vengono ancora qui a mangiare, almeno una volta alla settimana. Hanno mantenuto un rapporto stupendo con noi, e per noi è un onore. Marino è un uomo di grande esperienza, e quando viene si ferma sempre a chiacchierare con noi. Ci danno consigli, raccontano aneddoti, ci incoraggiano. Vederli seduti qui, a godersi il loro ristorante rinato, è una delle soddisfazioni più grandi”.

Oggi “Er Più” è un ristorante di quartiere dal cuore contemporaneo, fedele alla tradizione ma con uno sguardo curioso verso il nuovo. “Il nostro menù è diviso in tre parti – spiega Ernest – i classici, come spaghetti alle vongole e risotto all’astice; una sezione più contemporanea, con piatti stagionali e infine la brace, che è diventata il nostro tratto distintivo”.
Il piatto simbolo? “Il pesce alla brace. Pochi ingredienti, nessun condimento superfluo, solo il sapore autentico del pescato”.

La brace, del resto, è anche una tradizione di famiglia: “Mio padre cucinava spesso il pesce alla griglia. Portare quella passione nel ristorante è stato naturale”.

Ma il nuovo “Er Più” non è solo cucina. È un luogo vissuto in famiglia, Ernest in cucina, Emanuel alla cantina, e le rispettive mogli in sala a coordinare il tutto. “È impegnativo, il ristorante ti assorbe completamente, ma è anche bellissimo. Ci fidiamo l’uno dell’altro, ci sosteniamo, abbiamo lo stesso obiettivo. Certo, sacrificare feste e tempo libero è dura, ma ci si abitua”.

E la risposta del pubblico non si è fatta attendere. “In un solo anno abbiamo costruito un bel rapporto con i clienti. Molti vengono spesso, ci salutano per nome, si fermano a chiacchierare. È la cosa che ci rende più felici: diventare parte della routine del quartiere, come lo era una volta ‘Er Più’”.

La carta dei vini è un fiore all’occhiello: quasi 300 etichette, selezionate personalmente da Emanuel, e una cantina a vista che incuriosisce i clienti. Da qui è nata anche l’idea delle degustazioni che sono anche narrative, serate intime per una decina di persone massimo dove vino, racconto e cucina si intrecciano: “Il cliente sceglie la regione o la nazione – spiega Ernest – e noi costruiamo la serata su misura. È un modo giocoso e coinvolgente per scoprire vini e sapori”.

Il locale, ristrutturato con gusto, unisce design e memoria. “L’edificio è ottocentesco, poggia sui vecchi acquedotti di Como. Abbiamo riscoperto le travi originali e le pietre di Moltrasio, mantenendo l’ambiente essenziale ma caldo. Volevamo che la bellezza dell’edificio parlasse da sola”. La cucina è a vista, perché, come dice Ernest “mi piace molto uscire dalla cucina per salutare i clienti, non riesco a stare chiuso dietro ai fornelli: voglio guardare le persone, parlare con loro. I clienti mi guardano lavorare, e diventa quasi un piccolo teatro”.

Anche l’arte trova spazio nel locale: sulle pareti le tele dell’artista comasco Marco Vido, cambiate a ogni nuovo menù. “È un modo per unire cucina, arte e design, per dare colore e movimento all’ambiente. Per me questo legame è fondamentale: la cucina è un’arte, e può dialogare con le altre forme artistiche”.

Dopo un solo anno dall’apertura, “Er Più” è già tornato a essere un punto fermo del quartiere: “Ci stiamo fidelizzando con la clientela locale, lavoriamo molto con i pranzi di lavoro e le serate degustazione. Natale è già quasi sold out”.

“’Er Più’ non è solo un ristorante – conclude Ernest – È casa nostra. È il posto dove mettiamo cuore, tempo e sogni. Quando vedo i clienti rilassati, che restano a bere un bicchiere dopo cena e a chiacchierare per ore, capisco che abbiamo fatto centro. Perché la cena è una coccola, e qui vogliamo che quella coccola sia autentica”.

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