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Il festival d’autunno sul Lago di Como celebra il grande piatto della tradizione con una sorpresa unica

Un ritorno alle origini, ma con un ingrediente nuovo che parla di territorio e filiera agricola corta. Dal 24 ottobre al 1° novembre lo chef Luigi Gandola, patron del ristorante Salice Blu di Bellagio, lancerà il Festival del Toc, dedicato al piatto simbolo della cucina bellagina e del Lago di Como, preparato per la prima volta con la farina gialla di mais Scagliolo di Carenno coltivato a Garlate. In programma speciali degustazioni dedicate agli amanti della tradizione ma anche a coloro che cercano nuove esperienze gastronomiche.

Una scelta che aggiunge valore a una ricetta che già di per sé racconta 150 anni di storia. Il Toc – polenta ricca, lenta, morbida e saporita, mescolata a lungo e arricchita con burro e formaggio locale – per generazioni è stato il piatto dei giorni di festa. Non un semplice cibo, ma un rito collettivo, servito in un paiolo al centro del cerchio, da mangiare rigorosamente con le mani.

Oggi il Salice Blu decide di riportare quel gesto antico al centro dell’esperienza gastronomica, scegliendo di affiancare alla tradizione una materia prima di filiera cortissima: una farina gialla macinata a pietra, ottenuta dal mais Scagliolo coltivato a Garlate. Un ingrediente identitario, che restituisce il sapore autentico del granoturco lombardo e che, nelle mani dello chef Gandola, diventa la base perfetta per un Toc ancora più intenso e profumato.

La preparazione resta quella di sempre: un’ora di mescola paziente nel paiolo, con l’aggiunta del burro e del formaggio della Latteria Sociale di Bellagio, per ottenere una polenta setosa e avvolgente. Accanto al paiolo arrivano poi i salumi dei piccoli produttori locali, i missoltini, la gallina fredda ripiena fino al ragèl e alla miascia, rispettivamente il digestivo e la torta della tradizione.

Il Festival del Toc sarà un viaggio gastronomico e culturale lungo nove giorni, aperto a comitive, famiglie e curiosi alla ricerca di un’esperienza conviviale fuori dal tempo. Un’occasione per sedersi attorno al paiolo, ritrovare la lentezza, ascoltare i racconti di chi custodisce le ricette tramandate a voce e, soprattutto, assaggiare il gusto semplice e vero di una terra che non ha mai smesso di parlare attraverso il cibo.

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