“Siamo soddisfatti perché la sentenza conferma integralmente il primo grado. Lo fa in tutto e per tutto a parte un piccolo dettaglio che non influisce sul risultato”. Così l’avvocato Giovanni Murgia che con Andrea Marcinkiewicz rappresenta il residente di piazza De Gasperi che dopo una lunga e articolatissima battaglia aveva ottenuto il coprifuoco alle 23 contro movida e rumori. Una vicenda che si è snodata per anni, dipanata a suon di perizie, lettere, legali in campo e poi approdata in tribunale con appunto la decisione di spegnere il servizio esterno dei locali a tutela di chi abita in zona (qui la lunga cronistoria). Così ieri, 12 gennaio, si è espressa la Corte d’Appello di Milano confermando quanto deciso in primo grado a Como nel 2019, cioè il coprifuoco per i locali della piazza alle 23 e il risarcimento danni ai residenti.
Si legge in alcuni passaggi delle 37 pagine di sentenza stilate dalla Seconda Sezione Civile, con presidente Giovanna Ferrero: “È stato accertato un elevatissimo superamento dei limiti di immissioni acustiche consentite in quell’orario nell’appartamento della famiglia”. E ancora “L’elevatissima entità del superamento del limite consentito di immissioni acustiche nell’appartamento, mantenutosi costante in un lungo lasso di tempo, unitamente alle evidenziate circostanze fattuali, provano che le immissioni oltre il limite consentito hanno pregiudicato il riposo notturno e la serena vivibilità della propria abitazione della famiglia”. E: “Infatti, la scelta obbligata di tenere chiuse le finestre della propria abitazione nelle ore serali e notturne e di servirsi necessariamente dell’impianto di rinfrescamento integra proprio il pregiudizio alla vivibilità della propria abitazione, privando la famiglia della facoltà di godere pienamente e in modo libero della propria abitazione”. Inoltre i giudici milanesi ritengono fondato il risarcimento danni, stabilito in 50mila euro a favore della famiglia.
Il documento, in sintesi, ribadisce la responsabilità dei titolari-gestori dei locali coinvolti e del Comune di Como (entrambi erano ricorsi in appello, l’Amministrazione in via incidentale) poiché responsabile delle autorizzazioni e del controllo. Scrivono infatti i giudici: “Il Comune è legittimato passivo dell’azione di risarcimento del danno perché ha concorso con la propria condotta a causare il fatto generatore delle immissioni dannose costituenti fatto illecito concedendo e ampliando le concessioni del diritto di plateatico e autorizzandone la proroga provvisoria nonostante i rilievi dell’Arpa da cui emergeva il superamento dei limiti di emissione acustiche consentite per la zona acustica applicabile a piazza De Gasperi”. Già nel settembre 2015 infatti il residente “aveva depositato presso il comune una perizia fonometrica redatta da un tecnico di fiducia che attestava il superamento dei valori di emissione consentiti per la zona”. E “in data 23.9.2015, il comandante della polizia locale aveva segnalato al comune i numerosi interventi effettuati in piazza De Gasperi, evidenziando la sussistenza del problema del rumore proveniente dalla stessa anche a causa della diffusione di musica ad alto volume”.
Insomma, il coprifuoco resta alle 23. In attesa di eventuali nuove azioni legali.
4 Commenti
Adesso Piazza Volta.
Come sempre la grande responsabilità è dei dirigenti e tecnici del comune di Como che x anni hanno omesso controlli e interventi- e sono ancora al loro posto- causando ingenti danni economici a tutti i comaschi x spese legali e risarcimenti. Dovrebbero pagare loro tutto ! Dove era assessore Butti?
Como , la città dove i baretti possono fare tutto in barba al buonsenso ed alle regole.
Mi sembra giusto.