Si è chiuso mercoledì mattina un altro filone dell’attività investigativa a tutela dell’ambiente nell’ambito degli approfondimenti investigativi scaturiti dall’indagine denominata in “mal fede”, condotta da uomini della Polizia Locale di Cantù appartenenti al nucleo radiomobile e al nucleo tutela del territorio.
La pattuglia, in centro città, ha fermato M. J., cittadino ganese quarantenne, e dopo i controlli di rito ha ispezionato un cortile di via Monte Baldo, dimora abituale del fermato.
Il contesto che si presentava agli agenti era quanto mai indicativo: una serie di rifiuti, anche pericolosi, tra cui televisori, batterie auto e moto, con percolato in aderenza al sedime stradale.
Durante l’ispezione è emerso che oltre al cortile veniva utilizzato anche un magazzino di circa 300 metri, quale deposito incontrollato di rifiuti pericolosi. Le forze dell’ordine hanno attivato le procedure amministrative per la rimozione e lo smaltimento degli stessi attraverso gli uffici comunali.
Oltre a M.J., sono stati deferiti dall’Autorità Giudiziaria, in correità, anche i tre italiani residenti tra Cantù e Capiago Intimiano per abbandono e deposito di rifiuti pericolosi, per cui è prevista la pena dell’arresto da sei mesi a due anni con ammenda da 2.600 a 26.000 euro.