Di Pietro Turati e della sua arte abbiamo parlato in passato (qui i dettagli) ora c’è una nuova occasione per conoscere l’opera del giovanissimo pittore. Sarà visitabile fino al prossimo 10 dicembre la mostra Sospensioni allestita al Museo della seta di Como in via Castelnuovo 9.
Ecco una presentazione del critico e storico dell’arte Sergio Gaddi:
Il tempo dilatato
Sospensioni, il titolo della nuova mostra di Pietro Turati, apre lo sguardo del visitatore verso una dimensione plurale, dove vivono molteplici forme di un tempo che si arresta, di uno spazio che si dilata, di un gesto che rimane in bilico. La convincente selezione delle opere, realizzata con la competente collaborazione di Chiara Ghizzoni, viene presentata al Museo della Seta di Como e riesce a rendere tangibile la sensibilità visiva del giovane artista, che si manifesta in ogni tela e che diventa il luogo privilegiato di un equilibrio precario conquistato tra l’anima e il colore.
La prima forma di sospensione è quella temporale, che permette di leggere la bellezza degli istanti congelati. Figure sospese al lato di una scala, tra un gradino e l’altro, tra un prima e un dopo che non vengono mai mostrati. Negli elementi della sedia e della scala c’è il significato della transizione, c’è lo spazio intermedio tra un livello e l’altro dove si manifesta l’essenza della sospensione, dove nasce l’esperienza dell’abitare il “non ancora” e il “non più”. In un’altra tela molto riuscita una donna assorta legge e inconsapevolmente richiama le atmosfere rarefatte di Hopper, in uno spazio mentale dove la coscienza si interrompe tra la pagina e il pensiero.
Altre figure in altri lavori attraversano e oltrepassano orizzonti indefiniti, frammenti di vita sottratti al flusso del tempo, cristallizzati in un adesso dilatato. I personaggi di Turati incarnano infatti una sospensione fisica e spaziale, sono colti di spalle oppure capovolti, si muovono o danzano in un equilibrio precario. Ma c’è anche una sospensione narrativa, perché non sappiamo se la figura maschile di spalle alla finestra stia guardando oppure aspettando. La tela non risponde, mantiene il mistero, lascia il racconto sospeso. È un invito allo spettatore a completare ciò che manca, a immaginare il prima e il dopo di quell’istante trattenuto.
Pietro Turati ha una particolare forza nella rappresentazione delle nature morte, che introducono la sospensione dell’oggetto in attesa. La vita silenziosa è il confine entro il quale le case, le bottiglie e i vasi di morandiana memoria sono certamente fermi, ma al tempo stesso quasi animati dall’apparente assenza di vita. La loro disposizione rigorosa crea equilibri instabili che sembrano poter essere alterati da un soffio ed entrano in perfetta sintonia con i paesaggi urbani e con gli interni, che si manifestano nell’incertezza spaziale. Le architetture sono ridotte a volumi essenziali, a blocchi cromatici sospesi tra il riconoscibile e l’astratto.
Sono mappe policrome dove la topografia reale si sospende per lasciare posto a quella emotiva, e il colore, tratto distintivo del percorso creativo dell’artista, emerge come elemento che ipnotizza e trattiene, perché i gialli, i rossi, i blu e gli arancioni descrivono passioni sollevate nell’aria, appena stemperate dai grigi perla e dai bianchi che evocano stati contemplativi dove il pensiero si ferma prima di prendere forma.
La materia pittorica densa e corposa crea una sospensione anche tattile, la mano vorrebbe toccare ma si arresta, trattenuta dalla superficie.
Gli interni dipinti mostrano stanze vuote o quasi, spazi dove anche l’abitare è sospeso. Una sedia, una finestra, una porta socchiusa: elementi che suggeriscono la presenza umana attraverso l’assenza. Teatri dove l’azione è trattenuta, dove la vita quotidiana è in pausa, dove si manifesta la quieta accettazione della solitudine come condizione per cogliere l’essenza delle cose nell’attimo in cui si fermano.
Il cielo di Turati merita una riflessione autonoma e suggerisce l’idea della sospensione atmosferica. Le ampie campiture celesti, trattate con pennellate gestuali, catturano il momento in cui le nuvole si arrestano prima di muoversi. Lo spazio del cielo è la dimensione del possibile, dell’apertura che non si compie, ed è in questo confine tra terra e cielo che si genera la tensione emotiva delle opere, dove anche la palette cromatica partecipa a questa orchestrazione. Blu cobalto, ocra, e grigio creano accordi che vibrano in un equilibrio precario, sono riflessi di armonie incerte che mantengono tensione pur nella calma di una serenità apparente. La sospensione evocata e vissuta in questa mostra diventa così una condizione totale dell’esperienza pittorica dell’artista. Non c’è modo di stabilire se stiamo guardando un mattino o un pomeriggio, i quadri esistono in un tempo metafisico, in quella zona liminale dove il momento si dilata e diventa eterno proprio perché non si risolve mai.
In un mondo dominato dalla sovrabbondanza di immagini in movimento, le opere di Pietro Turati impongono una diversa fruizione della temporalità. Le sue composizioni richiedono di fermarsi, di accettare la riflessione prima del giudizio immediato, di sostare dove il significato deve essere pazientemente costruito. Attraverso l’apparente blocco dell’azione l’artista rivela le dimensioni dell’esistenza che la contemporaneità spesso nasconde, in un momento creativo che non viene sottratto alla vita, ma diventa quello in cui la vita si manifesta nella sua intensità più piena, liberata dall’obbligo della sequenza della logica. La contemplazione diventa essa stessa una forma di sospensione, e ogni opera svela un frammento del suo personale linguaggio, del suo originale metodo conoscitivo.
È un eterno presente che chiede allo spettatore di abbandonare l’urgenza per entrare in un tempo finalmente dilatato.
