Ci sono tre modi per conoscere un monumento: sentirne parlare, vederlo da fuori o entrare a visitarlo, dove possibile. E poi ce n’è un quarto, ma è un’opportunità che, ahimè, si verifica raramente: viverlo o, meglio ancora, farlo vivere.
Ecco, l’Asilo Sant’Elia è il classico esempio di monumento forse più conosciuto dai turisti che dai comaschi. E neanche da tutti, a dire il vero. E’ fuori dagli itinerari classici e anche dalla “vasca” obbligata centro storico-lungolago, insomma è praticamente impossibile passarci davanti per caso. Non è nemmeno in una zona di traffico e parcheggi ambiti come Piazza del Popolo o la zona dello stadio dove, alla terza o quarta volta che sei fermo in macchina al semaforo o ad aspettare che quella maledetta Panda liberi il parcheggio, fosse anche solo per osmosi persino il meno interessato prima o poi si domanda cosa siano quegli edifici bianchi che tanti fotografano.
Però, anche chi non abita in quella zona o non l’ha frequentato da bambino, di certo ne ha sentito parlare ultimamente grazie all’insolita mostra sugli arredi inaugurata in Pinacoteca, ottima e azzeccata “scusa” per accendere i riflettori su questo edificio. E magari qualcuno, incuriosito, ha addirittura fatto una deviazione dalla Napoleona ed è andato a vederlo, chissà. Di certo in tantissimi hanno approfittato dell’ultima Passeggiata Creativa guidata da Pietro Berra (naturalmente sold out) per entrare a visitarlo. Tutto previsto, insomma, o quasi.
Ma il quarto modo? Come si fa a viverlo e farlo vivere? Ed è proprio questa la vera sorpresa. Perché in realtà l’asilo Sant’Elia è già vivissimo di suo e, come praticamente tutti gli edifici progettati da Terragni, fa fortunatamente quello per cui è stato realizzato: l’asilo. Bella roba, viene da pensare, mica posso mettere su famiglia per avere l’opportunità di viverlo! Vero. E allora come si fa? Si fa che quest’anno, nei mesi estivi in cui l’asilo è chiuso, l’Amministrazione Comunale, ha pensato di non lasciarlo lì a sonnecchiare e a prendere polvere ma, nell’ambito di un protocollo d’intesa siglato con l’Archivio Terragni, ha pensato non solo di aprirlo ma anche di farlo vivere con un progetto di altissimo livello.
Dopo la Passeggiata Creativa, infatti, l’asilo sarà nuovamente aperto ai visitatori per un weekend ma, soprattutto, in questi giorni ospita, e forse ispira, i 18 giovani artisti provenienti da tutto il mondo che partecipano al prestigioso XXIV Corso Superiore di Arti Visive della Fondazione Ratti sotto la guida di Christina Mackie.
Una vera e propria officina sperimentale che si farà conoscere la sera del 19 luglio con “Laboratorio Aperto”, un pop-up show della durata di un giorno in cui i partecipanti al Corso presenteranno al pubblico i risultati del loro lavoro insieme, un’occasione unica per vivere questo edificio in una veste insolita. Titolo di questa edizione del Corso è, guarda caso, How to Begin e suona quanto mai azzeccato perché quello dell’Asilo Sant’Elia, diciamolo, è un inizio proprio niente male.