Torna a casa, Sergio.
Era un po’ questo il senso della missiva-appello pubblicata la settimana scorsa su queste pagine.
L’ex assessore alla Cultura, ultra-sacerdote delle furono Grandi Mostre, gironzola per il mondo. Ogni allestimento, dalla Spagna al Giappone, è un oggettivo successo. Ed è oggettivo che questa città ha un gran bisogno di quella visione, di quella propulsione che per nove anni ha visto Villa Olmo diventare un centro d’arte senza precedenti.
GOTHAM COMO E LE TENEBRE CULTURALI – LE INTERVISTE E GLI ARTWORK DI MR. SAVETHEWALL
Gaddi, ce la fa la grazia, torna?
E’ il malato che va dal medico, non viceversa. Io sto bene dove sto, faccio mostre in tutto il mondo, non vedo perché dovrei tornare indietro.
Susu, faccia il bravo. Uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto.
Ammesso e non concesso che decidessi di tornare, con questa amministrazione non ci penserei lontanamente. E’ la peggiore della storia comasca.
Lasci perdere la politica, lo faccia per la città.
Como ha bisogno di mostre vere. In nove anni ho realizzato quello che nessuno osava lontanamente sognare. Non è colpa mia se poi hanno ucciso Villa Olmo. Con Lucini e Gerosa hanno utilizzato i fondi Cariplo per fare un orto e non per ristrutturare. Poi il colpo di grazia, con la paralisi politica di Landriscina, che ha pure disintegrato l’unica vera eccellenza del Comune, cioè l’ufficio Cultura. Così la notorietà, l’indotto e la qualità del decennio delle Grandi Mostre si sono volatilizzati. Ho lasciato una Ferrari, si sono schiantati al primo palo.
Con Lucini alla Cultura c’era Luigi Cavadini e le mostre le ha fatte.
Mi è anche simpatico ma puntare sul Razionalismo è stato un errore madornale.
Perché?
Non attrae il grande pubblico, vive di luce riflessa, non è un propulsore. Se fai una mostra su Magritte arrivano 100mila visitatori di qualità e puoi sperare che una parte di questi vada a visitare, giustamente, Casa del Fascio. Ma Villa Olmo vale 10 Case del Fascio. Non nego l’importanza del Razionalismo però è irrilevante se si vuole la rinascita globale della Cultura. Villa Olmo è la chiave: è uno degli spazi espositivi più belli d’Europa.
Giochiamo. Un sindaco di Como X chiama Gaddi e lo nomina commissario unico per le Mostre. Le piace, le va?
Valuterei al momento. Ma la questione è un’altra, l’unica speranza è che il Comune si faccia da parte e non si intrometta mai più. Faccia come con D&G, dia la villa e basta.
Gaddi quali artisti porterebbe oggi a Como?
In questo momento mi sto occupando di Warhol, Chagall, Impressionisti e Art Nouveau. Ma parliamo di oggi, ottobre 2019. Tra un anno cambia tutto.
Com’era quella storia di Escher?
Quando ero all’opposizione proposi a Cavadini un allestimento su Escher, c’erano tutte le condizioni e potevo organizzare la mostra a occhi chiusi. Cavadini rispose (scoppia a ridere per una bella manciata di secondi, Ndr) che Escher è meno noto di Terragni e Sant’Elia. Oggi quella mostra gira il mondo: da New York a Madrid. Solo a Milano ha fatto 300mila visitatori.
Intanto qui si parla di una (grande?) mostra sulle monete d’oro del Cressoni.
E’ una barzelletta?
No.
Guardi, hanno preso in giro pure Sgarbi. Pareva volessero il suo allestimento (Collezione Cavallini, Ndr), hanno fatto pure un sopralluogo. Poi niente.
Conosce l’assessore alla Cultura in carica, Carola Gentilini?
Incontrata di sfuggita, non ne ho un’opinione compiuta. Ma dai risultati direi: non pervenuta. Sa, l’assessorato alla Cultura è morto.
Ecco Gaddi: bum!.
E’ morto in occasione della mia risurrezione. Dopo il Vietnam comasco ho avuto nuova vita e, per uno strano contrappasso, questa fioritura è coincisa con la sepoltura dell’assessorato.
Questa è grossa. Comunque, ce lo dica, non c’è speranza?
Come dicevo, l’unica speranza è che il Comune dica “non siamo capaci, fate voi”.
Sto ripetendo la stessa domanda come un picchio ossessivo da inizio intervista. Fate voi, quindi: fa lei?
Dipende. Eliminato il Comune si può vedere, certo non in via esclusiva. Sono un professionista, vivo coi miei clienti.
Comunque non va tutto male. Miniartextil è un gioiello di valore internazionale.
Verissimo ma manca il faro, il punto di riferimento, il coordinamento generale. Bisogna smettere di credere che Como sia il centro del mondo, l’atteggiamento autocelebrativo è l’ostacolo più forte allo sviluppo. Abbiamo servizi turistici all’Età della Pietra, praterie di possibilità per lo sviluppo ignorate. Se crediamo che questa città sia il paradiso siamo fuori strada. Fortunatamente il mondo è più grande di via Luini.
4 Commenti
Gaddi ha ragione dalla prima all’ultima parola, un’analisi perfetta.
il razionalismo è uno dei pochi casi di arte applicata;
è funzionale, serve a qualcosa;
non fa perdere tempo,
non fa sbadigliare;
non è roba da intellettuali ?
( gente notoriamente permalosa, noiosa e autoreferenziale )
Concordo pienamente con Gaddi e spero fortemente che ci siano le condizioni affinché possa tornare a prendere in mano la situazione, dal punto di vista artistico, a Como!
“Bisogna smettere di credere che Como sia il centro del mondo, l’atteggiamento autocelebrativo è l’ostacolo più forte allo sviluppo.”
Concordo totalmente.
Personalmente credo che questa considerazione sia la base per qualsiasi ragionamento futuro sulla città vebsu tutto il territorio. Non solo la cultura a Como è ormai un lontano ricordo….. ahimè.