Dal “prestami il t-pex” (bianchetto) al “passami il natel” (cellulare), gli svizzerismi sono moltissimi e si imparano, come ben sa Valentina, solo a distanza di tempo. “Il cioccolato sta alla Svizzera come la pizza sta all’Italia”, Valentina Giuliani la pensa così e lo dice chiaro e forte nel libro che ha scritto a quattro mani con Marco Jeitziner.
Lei italiana e docente di tedesco presso una scuola media di Mendrisio, lui svizzero e giornalista multimediale abituato da anni a viaggiare per il Belpaese. “NOI – Racconti a due voci tra Italia e Canton Ticino”, edito da Armando Dado’ di Locarno, è nelle librerie ormai da dicembre e piace.
Piace perché con un tono irriverente e ironico tocca temi quali i viaggi, la cucina, la cultura e le istituzioni, sia svizzere sia italiane, senza mai cadere nel banale. Uno di questi topic, la lingua, è quello che sicuramente fa divertire di più. Un universo antropologico che ha sempre suscitato battute da entrambe le parti sia per i termini considerati strampalati sia per la pronuncia nostrana e un po’ buffa. Dai “rolladen” (tapparelle) ai “bilux” (fari abbaglianti) fino ad arrivare alla “caquelon” (tradizionale pentola in ghisa per fare la fondue), le parole sono tantissime.
Nonostante la prossimità dei due Paesi quindi, stiamo parlando di due realtà che appaiono estremamente differenti ma che, allo stesso tempo, vengono in contatto quotidianamente.
Infatti, il tema più profondo e che emerge a una lettura più attenta e critica è quello della piccola migrazione che ogni giorno coinvolge milioni di italiani. Italiani che varcano il confine per lavorare e che vengono a contatto con il popolo della Svizzera italiana, insomma i frontalieri. Come si relazionano tra di loro? Usando il caloroso saluto svizzero “grüezi” (pronunciato al posto dell’italianissimo “ciao”)? Sappiamo che non è proprio così.
“Quello che c’è oggi è tanta ignoranza” ci dice Valentina, “ignoranza nel senso letterale del termine, ovvero che si ignorano molte cose”. Infatti, se non è vero che lo svizzero italiano parla lo “svizzero” è anche giusto dire che l’italiano non è quel tipo un po’ scansafatiche preoccupato solamente di vestirsi griffato.
Questo e tanto altro ci dicono che mentalità e stili di vita sembrano essere quasi agli opposti quando ci si incontra. In realtà, quanto emerge da questo interessante duetto transfrontaliero tra Giulia (l’alter ego di Valentina nel libro) e Marco, è che c’è voglia di capirsi, di ironizzare su stereotipi e pregiudizi consolidati e, alla fine, rendersi conto di come ticinesi e italiani viaggino su binari che, seppur paralleli, sono sempre uno accanto all’altro.
Quindi: ticinesi o italiani? La risposta è: semplicemente “Noi”.
Un commento
Bellissima la presentazione del libro Noi!