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Cultura e Spettacolo

(Ri)suona l’armonica di maestro Treves. Imperdibile: domani, 26 luglio, la mitica bluesband apre il Blevio Summer Festival

Pochi eventi ma di altissima qualità quelli del Blevio Summer Festival 2020 che ha dovuto fare i conti con il Covid-19.

Così il direttore artistico Gabriele Gambardella, presidente di Music for Green Events, ha deciso per la prima serata di puntare tutto su un gruppo che ama moltissimo il Lago di Como: la Treves Blues Band.

Domenica 26 luglio saliranno sul palco Fabio Treves, voce e armonica, Alex “Kid” Garlazzo, chitarra e voce, Massimo Serra alla batteria e Gabriele “Gab D” Dellepiane al basso. Una realtà, per intenderci, che ha “creato” il Blues in Italia quando ancora nessuno sapeva cosa fosse nel nostro Paese.

Nel 2014 infatti la band ha festeggiato i 40 anni di carriera, non senza una tappa sold out al Teatro Sociale di Como. Ambrogino d’oro lo stesso anno, nei due successivi la Band ha fatto da supporter ai Deep Purple ed è stata opening – act al concerto di Bruce Springsteen al Circo Massimo di Roma. Il Covid purtroppo ha messo in panchina anche loro ma non per molto.

Fabio Treves

Fabio, finalmente si torna sul palco.

Quello a Blevio sarà il terzo, siamo già stati a Novara e Saronno poi proseguiremo a Milano. Però devo dire che Blevio è Blevio, con questa tappa torniamo ad esibirci sul Lago di Como dove abbiamo tantissimi amici. Quella di Como è una delle province che negli anni abbiamo battuto maggiormente, per noi è davvero bellissimo esibirci con il lago e le montagne attorno. Ricordo tantissimi spettacoli: a Gravedona, Menaggio, Dongo ma anche al Tempio Voltiano a Como. Poi i comaschi sono Blues (ride, Ndr).

Davvero? Perché?

Perché è gente che si dà da fare, mangia bene ma sa anche divertirsi. E poi con loro ai nostri concerti ci sono sempre tanto entusiasmo e sorrisi. Il Blues ha bisogno di una matrice popolare, si fonda su emozioni che noi musicisti riceviamo dal calore del pubblico.

Con le restrizioni dovute al Covid sarà diverso?

La nostra band “è in giro” da tanto tempo e sarebbe stato impossibile senza la fedeltà del nostro pubblico. Il nostro stile privilegia sempre e comunque il concerto dal vivo al disco perché ci sono le strette di mano, i saluti, i selfie con chi ha partecipato. Queste cose purtroppo non potranno esserci a questi appuntamenti perché dobbiamo rispettare la normativa Covid ma come si dice a Milano piutost che nient, l’è mei piutost. Sono stati mesi dolorosi per tutti, ci vuole rispetto, ma ora bisogna riprendere con grinta malgrado la fatica.

Come hai scoperto il Blues?

Mio padre era un grande amante della musica e aveva anche molti dischi Blues a casa. Quando li ascoltavo mi si smuoveva qualcosa dentro. Nel 1965 sono andato a sentire The Who e aprivano The Primitives: ho sentito Mal (Ryder) suonare l’armonica e mi sono innamorato di quello strumento. Così ho cominciato ad esercitarmi e dopo anni ho cominciato a produrre qualche buon suono. All’inizio con la band partecipavamo solo a rassegne Jazz perché il Blues non era conosciuto. Quando Renzo Arbore ci ha voluto nella sua trasmissione tutto è cambiato.

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