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Cultura e Spettacolo

Shakespeare in spot. Steve Annoni: “Salvo il mio teatro con la pubblicità”

Qualche giorno fa, avevamo svelato il segreto dell’attore comasco Stefano “Steve” Annoni per sopravvivere ai teatri chiusi: “Lo sfruttamento minorile. Faccio lavorare mio figlio al mio posto”, ci aveva rivelato scherzando nel corso di un’intervista nella quale raccontava il debutto del piccolo Giacomo in uno spot televisivo.

Tale figlio. Giacomo Annoni debutta nello spot con papà Steve, che scherza: “Sfruttamento minorile contro la crisi”

Una battuta da cui però è nata una riflessione più articolata sulle strategie di sopravvivenza possibili e sul futuro del teatro.

Sfruttamento minorile a parte, come si sopravvive all’assenza del teatro?
C’è chi prosegue con i corsi online, chi presta la voce alla lettura di audiolibri, chi fa speakeraggio. Io sto studiando molto.

E poi, almeno per te, c’è la tv.
Sicuramente sono tra i più fortunati perché, oltre al teatro, ho anche occasione di girare spot o corti, spesso progetti articolati, studiati a puntate, quasi a livello teatrale. Anche questa può essere una strada: le bollette sono pagate e posso dedicarmi con serenità ai progetti teatrali che mi interessano. Oppure posso continuare a fare figli da mandare a lavorare al mio posto, è un’ipotesi che non escluderei (ride).

Durante il primo lockdown è nato anche il gruppo Teatranti Uniti di Como che ha portato in piazza le proteste dei lavoratori dello spettacolo. Pensi che, superato questo momento, continuerete a fare rete?
Siamo una categoria di rosiconi, invidiosi e prime donne e a livello sindacale facciamo oggettivamente schifo. Lavorare in rete però è fondamentale perché ci sono troppe realtà piccolissime e solo unendo le forze si può accedere a bandi e finanziamenti. Ad esempio, il Teatro Gruppo Popolare ha chiamato a raccolta per la prima volta tutte le compagnie teatrali comasche per mettere in scena Le Troiane. Anche collaborare finalmente tra di noi è un modo per sopravvivere. Ma se il cambiamento arriva solo dal basso non servirà a molto, il vero passo lo devono fare le grosse istituzioni.

Cosa intendi?
Quello che vogliono i teatri è il nome importante in locandina perché con quello è facile attirare il pubblico. E invece bisognerebbe guardare quello che succede in tv: siamo invasi da serie con nomi semisconosciuti ma con storie bellissime girate benissimo e la gente le guarda. Ecco, ci vorrebbe più coraggio nel proporre stagioni diverse, con spettacoli di alto livello senza necessariamente il grande nome.

Gli spettacoli in streaming possono essere un’altra forma di sopravvivenza?
Lo streaming serve a far vedere che siamo ancora vivi ma non è vita. Bisognerebbe inserire il teatro nei programmi scolastici per farlo conoscere ai giovani senza costringerci a inseguire bandi e progetti estemporanei.

Potrebbe essere anche un modo per avvicinare un pubblico diverso al teatro?
Sono anni che si parla di lavorare su nuovi tipi di pubblico e chissà che questa pandemia non dia lo scossone giusto per iniziare a farlo. Il vero rischio, però, è che in questo momento ce la si canti e ce la si suoni tra di noi e, a emergenza finita, torni tutto come prima.

Stefano Annoni sarà sul palco il 31 dicembre alle 21.30 con “Fuoco ai limoni! Rotta per il nuovo anno con gli Jaga Pirates”. L’evento, organizzato dal Centro Culturale Asteria Milano e dalla Compagnia del Cipresso, sarà online su vimeo.com. Contributo minimo 10 €. Parte del ricavato verrà devoluto a Casa Jannacci, struttura per l’accoglienza temporanea di persone in difficoltà. Info: 02.8460919 o centroasteria.it

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