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Cultura e Spettacolo

Strade Rosse allo Spazio Parini. Tre donne, uno scrittore e un set acustico (tra Barbera e Dolcetto)

ll romanzo di Aldo Pagano con le indagini della protagonista Emma Bonsanti, le bottiglie senza trucco di Lidia Carbonetti – già protagonista del secondo capitolo della fortunata trilogia Vini e Vinili – le luminose canzoni di Simona Colonna.

Tre donne “muscolose” si raccontano a Strade Rosse – rassegna ideata e curata da Maurizio Pratelli – in questo terzo appuntamento declinato al femminile. Mani di donna che indagano, che vendemmiano, che suonano il violoncello: si presentano tutte insieme nella “cantina” dello Spazio Parini per ricreare un cerchio di vita e mestieri, di vino e note, di terra e curve che non si può spezzare.

Motivi di famiglia che ci tengono insieme. La serata – giovedì 28 novembre, alle 19 – oltre all’incontro con i protagonisti, prevede un set acustico e una degustazione di Barbera e Dolcetto. Special guest della serata gli Aiora

Aldo Pagano (lo scrittore)

Nato a Palermo nel 1966, ha vissuto a lungo a Roma, Bari, Milano, Como. Ex giornalista ed ex sommelier, fra le tante altre cose che ha fatto gli piace ricordare gli anni nelle pubbliche relazioni e il lancio di un chiosco da spiaggia.

La protagonista di Motivi di famiglia, il pubblico ministero Emma Bonsanti, è apparsa anche nel suo primo romanzo, La trappola dei ricordi, pubblicato nel 2015 da Todaro e in corso di ripubblicazione per Piemme.

Lidia Carbonetti (la vignaiola)

Se gli occhi sono lo specchio dell’anima, quelli di Lidia Carbonetti riflettono anche lo spirito dei suoi vini. Quando li incontri, così accesi, sinceri e cortesi, capisci subito che il suo Dolcetto non sarà diverso.

È una legge che raramente sovverte le sue regole: lo sguardo del vignaiolo dice quasi sempre le stesse cose che si ritrovano in un bicchiere del suo vino. La storia di Rocco Carpeneto è quella di un cambiamento radicale di vita e di trasformazione in lavoro di una passione.

Nel 2008 Lidia e suo marito Paolo Baretta decidono di compiere il grande passo: da Milano, dove vivono provenienti rispettivamente da Roma e dal Lago di Garda, si trasferiscono in Alto Monferrato Ovadese, luogo scelto solo come conseguenza dell’avere trovato in quella terra una proprietà da acquistare con vigne molto vecchie e belle.

Simona Colonna (la musicista)

Chi ha visto Simona Colonna la scorsa estate esibirsi per Storie di Cortile a Cantù non avrà certo dimenticato la sua performance.

Lei e il suo violoncello sono stati qualcosa di assolutamente unico. Vederla suonare con quel trasporto, con quel sorriso è stato un piccolo tesoro d’arte musicale che ha riempito il cuore. Almeno tu nell’universo di Mia Martini, la sua Curima Curima in dialetto piemontese, una versione travolgente di Azzurro di Paolo Conte che nemmeno due bravi, due bravi davvero come Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, forse avrebbero reso così potente.

Simona è stata il cuore al centro del petto di una sorprendente creatura musicale: il suo battito ha dato ritmo e vita a tutti, il suo archetto è stata l’arteria di una versione corale della sempre travolgente Into My Arms di Nick Cave. Oh Lord!

Qualcosa di spirituale quella sera ha davvero attraversato il pubblico. Ed è proprio grazie a questo passaggio a Cantù – dove era presente anche Antonio Silva, storica anima del Club Tenco – che forse Simona ha conquistato definitivamente il diritto di salire sul palco dell’Ariston di Sanremo, dove è stata ospite del Premio Tenco lo scorso ottobre.

Aiora

Le altalene oscillano. Così come oscillano Francesca Arrigoni (voce) e Nadir Giori (contrabbasso). Due linee melodiche – senza tasti – che intrecciandosi, avvolgono, portano su e giù; e nel farlo ti raccontano una storia, un mito, quello dell’altalena e il vino.

Attraverso canzoni che scaldano il cuore, schioccano il palato, solleticano l’anima e profumano le orecchie, gli Aióra ci accompagnano in una “festa delle altalene” in cui l’anima dei Sulutumana, Nadir Giori, dondola note per la bella voce di Francesca Arrigoni.

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