Non è autunno ma gli eventi di questa estate comasca “cadono” come le celebri foglie di Ungaretti. Ma non ZelbioCult, ovvero i celebri incontri d’autore su quell’altro ramo del lago di Como condotti dal giornalista Armando Besio, legato fin dall’infanzia al piccolo Comune dove affondano le radici della sua famiglia materna.
“In questi mesi a causa del lockdown sono saltati tanti eventi culturali che avevo organizzato a Bellano e non volevo venisse annullata anche la tredicesima edizione della rassegna – ci ha spiegato Besio – Fino all’ultimo abbiamo dovuto attendere l’ok alle manifestazioni dal Governo ma non appena è arrivato, seppur con tutte le restrizioni del caso, abbiamo voluto programmare gli incontri di ZelbioCult dall’11 luglio al 29 agosto”.
Dunque l’evento nel borgo di 200 anime si terrà, più “cult” e interessante che mai, con un cartellone capacissimo di far impallidire anche il pur tanto celebrato capoluogo lariano, alla disperata ricerca del quarto assessore alla Cultura in 3 anni in omaggio a logiche puramente politiche e con eventi pressoché a zero per i mesi estivi.
Tornando a Zelbio, quest’anno i posti disponibili nella tradizionale location, il teatro comunale di Zelbio, saranno meno per via del distanziamento e anche per questo motivo sarà obbligatoria la prenotazione alle serate sul sito ufficiale della manifestazione ma Besio non si abbatte: “Non mi piace particolarmente la moda degli ultimi tempi degli eventi in streaming così abbiamo deciso di provarci. In teatro con il distanziamento ci saranno circa 70 o 80 posti disponibili e in caso di bel tempo non ci precludiamo la possibilità di usare gli spazi all’aperto”.
E l’ideatore della manifestazione precisa: “ZelbioCult non ha mai voluto essere un evento di massa, non abbiamo mai puntato sui grandi numeri anche se li abbiamo avuti in alcune serate. Credo che sarà un’edizione più emozionante perché si arriva da un periodo in cui tutti siamo stati male. Il grande punto interrogativo è solo se la gente avrà voglia di muoversi”.
Certamente potrebbe aiutare una piccola curiosità: il Comune di Zelbio è stato tra i pochi in provincia di Como a non avere neppure un caso di Covid-19. “E’ rimasto immune dal virus – racconta Besio – E i residenti hanno vissuto serenamente questo periodo di chiusura. A maggior ragione spero che la gente venga agli eventi”.
Il calendario è ricco: otto incontri con altrettanti personaggi nei sabato sera di luglio e agosto. Si parte l’11 luglio con un nome di altissima rilevanza: lo storico e giornalista Ernesto Galli della Loggia. Il tema che tratterà è attualissimo, la scuola, e lo farà partendo dal suo ultimo saggio: “L’aula vuota – Come l’Italia ha distrutto la sua scuola”.
“E’ curioso come Galli della Loggia abbia deciso di partecipare a ZelbioCult – ci confida Besio – Sua moglie fu ospite da noi l’anno scorso. Una sera a cena con Ferruccio De Bortoli scoprì che anche lui era stato protagonista di una serata della rassegna. Così decise che anche lui voleva venire a Zelbio. Vista la caratura del personaggio non potei che esserne contentissimo”.
I personaggi del programma di quest’anno sono tanto diversi tra loro quanto interessanti. Il 18 luglio ci sarà Giovanni Agosti, storico dell’arte e critico d’arte, allievo di Salvatore Settis alla Scuola Normale Superiore di Pisa, professore di Storia dell’Arte Moderna all’Università statale di Milano, tra i maggiori studiosi del Rinascimento (Foppa, Bramantino, Luini) e curatore di importanti mostre (tra cui, memorabile, quella dedicata al Mantegna al Louvre di Parigi nel 2008). Agosti racconterà racconta “Il gran teatro montano” di Varallo a partire dallo storico saggio di Giovanni Testori pubblicato nel 1965 da Feltrinelli, da poco tornato in libreria in una nuova edizione con la sua preziosa curatela.
Il 25 luglio si continua con Andrea Kerbaker (Milano, 1960) e “Una Kasa piena di libri. Come vivere felici in compagnia di 30.000 (e più) volumi” sintetizza la passione e l’amore per le pagine stampate.
Bibliofilo, autore apprezzato di opere di saggistica e di narrativa tradotte in vari paesi, instancabile animatore della vita culturale milanese (è segretario del Premio Bagutta, il più antico riconoscimento letterario italiano), Kerbaker ha ideato e aperto al pubblico uno spazio di tre piani (a un passo dal quartiere Isola) dove – oltre a raccogliere i libri che ha collezionato nel corso di una vita – propone mostre, presentazioni e incontri per adulti e bambini. Nella “Kasa dei libri” tutto parla di libri: dai fermaporte ai reggilibri, dai portachiavi alle lampade, e persino i pavimenti sono fatti di pagine stampate. E può capitare di imbattersi in coccodrilli e scimmioni, elfi e gnomi, tutti con un libro in mano.
Una serata all’insegna dell’allegria e della risata intelligente, quella di sabato 1 agosto con “Il Formichetti. Dizionario delle Formiche 1990-2020”. Luigi (Gino) Vignali (Milano, 1949) e Michele Mozzati (Milano, 1950), raccontano trent’anni di umorismo in 7820 battute raccolte nella più divertente delle enciclopedie. Autori televisivi e teatrali, scrittori satirici, curatori ed editori della popolare agenda-diario-libro “Smemoranda”, il “duo” – meglio noto come Gino & Michele – pubblicò nel 1991 “Anche le formiche nel loro piccolo s’incazzano” con il prestigioso Struzzo torinese. Gino e Michele avevano notato che mancava una manuale legato alla loro “materia”, la comicità: autori teatrali e televisivi da “Drive in” a “Zelig”, alle collaborazioni con Aldo, Giovanni e Giacomo, erano alla ricerca di un editore che pubblicasse la loro corposa raccolta. Tre editori, qualche milione di copie e trent’anni dopo il cerchio si chiude, e per la prima volta il “Frankenstein delle Formiche” vede la luce: il “Formichetti” – che nel titolo richiama il famoso Dizionario dei Film curato da Paolo Mereghetti – è la prima vera raccolta di tutte le formiche dalle origini ai giorni nostri.
Per la prima volta a Zelbio sabato 8 agosto è una serata all’insegna della scienza: Guido Barbujani, professore di Genetica all’Università di Ferrara, ha lavorato alla State University of New York a Stony Brook, alle Università di Londra, Padova e Bologna, ed è uno dei più importanti genetisti italiani. Con il saggio “Sillabario di genetica per principianti” (Bompani) ci offre gli strumenti per capire temi che riguardano tutti noi: malattie, predisposizioni, ricostruzioni della nostra storia e OGM. Mai come quest’anno, con tanti studiosi, medici e professori che hanno affollato i media e gli studi televisivi, c’è l’esigenza di comprendere meglio la scienza, affidandosi a chi la sa raccontare. Partendo da quello che c’è scritto e che possiamo capire dal nostro DNA (nel nostro genoma sta scritto se siamo intelligenti o belli, o magari propensi a delinquere?), Barbujani racconta le basi della genetica e offre gli strumenti per orientarsi in questa formidabile complessità, e non solo per chi fa ricerca biomedica o studia l’evoluzione.
Sabato 15 agosto si parlerà di una delle imprese più memorabili del Novecento, nei primi anni Sessanta: il traforo del Monte Bianco, inaugurato nel 1965. Sara Loffredi (Milano, 1978) lo racconta nel suo romanzo “Fronte di scavo” (Einaudi). L’autrice ci riporta a quei giorni pieni di fatica, aspettative, rischi, sogni: giorni in cui ogni lavoratore riversa nell’operazione qualcosa di sé, tra momenti di enorme concitazione e altri di pazienza e attesa. Perché a scavare la montagna c’erano uomini, che portano in vetta i loro ricordi, i sogni, le sfide della vita quotidiana. Lo scavo della roccia incontra cosi lo scavo delle anime.
Sabato 22 agosto si prosegue parlando di Economia e di attualità politica con Stefano Feltri (Modena, 1984), ex vice direttore de “Il Fatto quotidiano”, scelto lo scorso maggio come direttore di “Domani”, il nuovo quotidiano fondato da Carlo De Benedetti che arriverà in edicola e online a settembre. Feltri è da poco tornato in Italia da Chicago, dove era andato a dirigere ProMarket.org, una pubblicazione digitale dello Stiegler Centre, il centro di ricerca universitario guidato da Luigi Zingales; il suo ultimo saggio si intitola “Sette scomode verità sull’economia italiana che nessuno vuol guardare in faccia” (Utet) in cui parla di lavoro, tecnologia, istruzione, giovani, evasione fiscale, spesa pubblica.
Sabato 29 agosto la serata di chiusura della manifestazione è legata al cinema e alla figura di Federico Fellini: Cristina Battocletti (Udine, 1973), scrittrice e giornalista dell’inserto culturale domenicale de “Il Sole 24Ore”, critica cinematografica, ci racconta uno dei più celebrati registi italiani di tutti i tempi, a 100 anni dalla sua nascita (Rimini 1920). Onirico, bizzarro, orchestratore di immagini e di visioni, di ritmi narrativi, è stato premiato con 5 Oscar: nel 1057 per La strada (1954), nel 1958 Le Notti di Cabiria (1957), nel 1964 per 8 e mezzo (1963), nel 1976 per Amarcord (1973) e nel 1993 con un Oscar alla carriera.