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Economia

E’ crisi: Canepa verso il concordato. Oltre 400 lavoratori a rischio. Crediti, debiti (e stipendi) congelati

Una notizia circolata negli ultimi giorni, ha preso forma in queste ore. La Canepa Spa di San Fermo (casa madre e parte della Holding) “leader mondiale (come da presentazione, Ndr) nella tessitura serica di fascia alta, cui affianca la produzione di tessuti pregiati” oggi ha presentato in Tribunale quella che tecnicamente si chiama “prenotativa di concordato in bianco”.

Di fatto il passaggio consente all’azienda di godere immediatamente degli effetti derivanti dall’apertura della procedura concordataria. Si tratta di un percorso che parte con una domanda incompleta. Inoltrati i documenti, il tribunale assegna un giudice e, spesso, nomina un commissario che vigili a tutela dei creditori. Lo stesso giudice poi fissa un termine entro il quale l’azienda deve depositare il Piano concordatario: 120 giorni massimo prorogabili di altri 60.

6 mesi in tutto. Se entro quella data non dovesse arrivare un Piano definitivo l’azienda viene dichiarata fallita.

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“La prenotativa in bianco – spiega Doriano Battistin che per la Cgil di Como segue da mesi la vicenda – non è né in continuità né in liquidazione”. L’azienda, dunque, non avendo ancora optato per una direzione di marcia prende tempo e si riserva di decidere in corso l’azione. L’operazione, spiega il sindacalista: “In qualche modo esclude il fallimento ma intanto l’impresa ha un beneficio immediato. I debiti e i crediti vengono congelati. I crediti di tutti, lavoratori compresi“.

Fine della parte tecnica necessaria ed ecco il punto: “I lavoratori di Canepa non hanno ancora percepito lo stipendio di novembre, che ora è congelato, come la tredicesima”. Nei mesi scorsi è stata avviata una procedura di esubero per 129 dipendenti: “Poi ridotta, dopo trattativa, a 105 – continua il sindacalista – alcune persone si sono dimesse, altre sono andate. Quanto hanno preso fino alla mezzanotte di ieri è garantito, il resto da oggi è fermo. Non vuol dire perso ma ci vorranno mesi”.

Cosa succede? “Canepa da circa sette mesi è stata acquisita da un fondo di investimento, Dea Capital del gruppo De Agostini (per il 65%, Ndr). L’operazione è iniziata a fine 2017, inizio ’18. Poi le nomine dell’Ad e del rappresentante del fondo sono arrivate a maggio di quest’anno. Subito dopo abbiamo incontrato i rappresentanti del Fondo, hanno dichiarato di voler investire 5 milioni in riorganizzazione e altri 19, su cinque anni, per sanare l’azienda e rivenderla. Poi sono arrivati esuberi e cassa integrazione, di questo stavamo parlando in questi giorni. Fino a stamattina. Ci hanno presi alla sprovvista, una doccia fredda. Il Fondo dice che il concordato mira a mettere sul mercato l’azienda, per proteggersi dai creditori. Immaginiamo si tenti un’operazione di questa natura, ci dicono che stanno valutando offerte con predilezione primaria per un partner industriale oppure per un acquirente, in subordine la vendita in pezzi”.

“Bel Natale per i lavoratori – aggiunge amaro Battistin – troveremo soluzioni perché ottengano quanto spetta loro ma questa situazione fa imbestialire. Il pregresso è congelato, da oggi i lavoratori ricominceranno a maturare i guadagni ma è difficilissimo gestire questa situazione”.

Una crisi che plana sul tessuto sociale e economico di un territorio. In primis i Comuni di San Fermo e Cavallasca. “In nemmeno sette mesi, un fondo di investimento senza alcuna responsabilità sociale, dopo un’operazione finanziaria, tira i remi in barca”

In programma un’assemblea il 18 dicembre. “Purtroppo prima non si riesce, è necessario riunire tutti i lavoratori. In quell’occasione decideremo quali azioni intraprendere e cosa fare. Intanto chiamiamo il Fondo alla responsabilità”
(EDIT: L’assemblea è stata anticipata a domani, 11 dicembre)

“E’ molto grave. E’ una condotta che umilia un territorio, un’azienda, i lavoratori e le famiglie”, commenta il segretario generale della Cgil di Como, Giacomo Licata. “Chiedo che Unindustria si interroghi su come proteggere il manifatturiero – conclude – visto che abbiamo una parte consistente del settore in mano a fondi di investimento industriali. La storia di Canepa deve invitare alla prudenza”.

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