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Economia

Congresso Cgil, allarme sociale a Como: “Precarietà, lavoro povero e sviluppo senza lavoro”

Retribuzioni basse, difficoltà di conciliazione dei tempi di vita e lavoro, precarietà che si somma a precarietà in particolare nei settori della logistica, del turismo e del lavoro di cura alla persona, specie per i soggetti più fragili. La provincia di Como non è immune dal fenomeno del “working poor”, il lavoro povero. E’ il segnale arrivato dalla relazione di Giacomo Licata, segretario provinciale della Cgil, in apertura del congresso della Camera del Lavoro di Como.

Questo fenomeno – spiega Licata – dovrebbe convincerci a sostenere la necessità di un osservatorio territoriale, luogo che potrebbe essere individuato nel Tavolo dello sviluppo e della competitività”. Inoltre, un altro tema cruciale riguarda il modello di sviluppo del territorio, da sempre a vocazione manifatturiera e con il comparto turistico in forte ascesa.

Siamo convinti che lo sviluppo si realizza attraverso la buona occupazione. Per questa ragione, proponiamo alle forze produttive del territorio un patto per il Lavoro di qualità nel turismo, il settore dove l’occupazione cresce ma non garantisce sufficiente benessere. Esistono già esperienze simili in alcune aree turistiche del Paese, per esempio la Liguria e la provincia di Rimini”

Si tratta di un protocollo di intesa che impegni le imprese, gli enti locali e il sindacato a seguire un insieme di prassi comuni per tutelare il lavoro: “L’obiettivo – prosegue Licata – è aiutare le imprese a rispondere al meglio al processo di destagionalizzazione. Proponiamo un percorso che miri a incentivare le imprese del settore a stipulare contratti che vadano oltre la consueta assunzione stagionale, rendendo più stabili i rapporti di lavoro Aatraverso la mediazione del Distretto turistico e il coinvolgimento di Provincia e Comuni interessati. Si realizzi un protocollo con la Regione, il Centro per l’Impiego e le agenzie formative per canalizzare nel patto le risorse derivanti dalle politiche attive con riferimento all’assegno di ricollocazione e alla dote lavoro regionale”.

Le imprese del settore turistico si impegnano a investire nella formazione e a stipulare rapporti di lavoro stabili, di almeno otto mesi, rispettosi della clausola sociale nei cambi di appalto e dei contratti nazionali di riferimento.

Il congresso della Cgil lariana vuole rimettere al centro il lavoro e le sue trasformazioni, evidenziano dal sindacato. “L’argomento di discussione tra gli analisti economici, come conseguenza di queste trasformazioni e del vertiginoso impatto della tecnologia e dell’innovazione nei processi produttivi, è oggi il cosiddetto jobless growth, lo sviluppo senza lavoro. A tal proposito, noi facciamo una proposta sostenibile e necessaria. Crediamo nella necessità di un reddito di garanzia che sia però strettamente legato al lavoro e alla formazione. Crediamo che sia molto più utile insistere sugli strumenti esistenti, Naspi e Rei, rendendoli effettivamente universali e fruibili”.
Inoltre, la contrattazioneè lo strumento che ci consente d’intervenire su cicli, flussi e condizioni di vita. “Il nostro territorio potrebbe rendersi pioniere nello sperimentare in tutti i settori la contrattazione territoriale (alternativa a quella aziendale), da sviluppare in particolare nelle realtà caratterizzate da micro, piccole e/o medie aziende, in cui è poco praticabile lo sviluppo della contrattazione aziendale”.

Como continua a essere un territorio dove la produzione di ricchezza è trainata prevalentemente dall’economia manifatturiera, anche se non è rimasta indenne dalla perdita di posti di lavoro. Sono dodicimila gli addetti in meno fra il 2007 e il 2017. “La nostra provincia è tra quelle che stanno uscendo dalla crisi economica con maggiori difficoltà, nonostante, per alcuni indicatori inerenti il tenore di vita, si distingua per le prime posizioni occupate nella graduatoria nazionale. Essa è interessata da uno dei più elevati tassi di disoccupazione su scala regionale – nonostante la forte crescita dei frontalieri che negli ultimi anni ha superato le 25mila unità -, da un sistema produttivo molto frammentato, dove, ad eccezione dei prodotti chimici, le specializzazioni del manifatturiero riguardano soprattutto industrie tradizionali e a basso contenuto tecnologico”.

Il manifatturiero si conferma eccellenza nazionale in alcuni segmenti, ma esiste una terra di mezza, centinaia di aziende e migliaia di posti di lavoro, ancora attraversata dall’incertezza. ” I dati della nostra ricerca ci confermano che nel primo trimestre del 2018 la produzione industriale delle imprese con almeno 10 addetti della Provincia di Como è ancora inferiore al 90% di quella osservata nel 2008, nonostante l’impennata su base tendenziale (+4,2% rispetto all’anno precedente). Como mostra una crescita più timida rispetto al più ampio contesto regionale: sulla base delle rilevazioni della Camera di Commercio, rileviamo un +1,1% a fronte del +2,2% conseguito dalla Regione, trainato dalla Città Metropolitana (+2,5%). A sostenere il trend positivo è stato il settore dei servizi, cresciuto mediamente del 2,2% annuo nel triennio 2014-2016 e, in particolare, al suo interno, quello del commercio (3,3% annuo). L’industria ha fatto registrare un andamento positivo a partire dal 2015 (+1,4%) sebbene la variazione maggiore si riscontri tra il 2015 e il 2016 (+4,3%).

In questa dinamica di lungo periodo sembra che abbiano avuto un ruolo critico le performance deludenti dei settori di specializzazione tradizionale: in particolare il tessile. Dal punto di vista dell’occupazione, il territorio vive una fase di terziarizzazione, con oltre il 56% degli occupati impiegati nel settore dei servizi, solo un terzo nell’industria (comprese le costruzioni) e lo 0,8% nell’agricoltura”. Le tre questioni su cui si misurerà la tenuta del nostro sistema economico saranno il patto per il lavoro di qualità nel turismo, l’impresa 4.0 e la formazione e il capitale umano. A questo proposito diventa fondamentale l’attivazione degli Its (istruzione tecnica superiore) e l’incontro sempre maggiore fra turismo e sistema produttivo.

Non sono mancati riferimenti ad alcuni temi d’attualità politica: “Serve alzare la voce e richiamare alle proprie responsabilità quei politici che governano la Regione e che sono venuti a Como a promettere la cancellazione dei pedaggi e gli investimenti per la prosecuzione di Pedemontana. Hanno preso in giro i comaschi. Serve un approccio moderno e contemporaneo al tema delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità. Partendo da un dato che è acquisito da tutte le città d’Europa, ci rivolgiamo alla giunta che amministra Como: la politica lungimirante dovrebbe porsi l’obiettivo di svuotare le città dalle auto e non di fare nuovi parcheggi a ridosso dei centri storici. Il trasporto pubblico locale è un asset strategico in questo schema e pertanto deve essere garantito che il controllo delle società resti a maggioranza dell’ente pubblico”.

 

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