Quest’anno, da gennaio a ottobre, l’ufficio vertenze legali della Cgil di Como ha gestito 1665 pratiche: oltre mille consulenze, 229 procedure concorsuali, 245 recupero crediti e 178 violazioni contrattuali. Tra queste c’è la storia di Chiara, nome di fantasia di una lavoratrice comasca che tornata dalla maternità dopo la seconda gravidanza, si è ritrovata “non voluta” in azienda. La storia è stata raccontata sui quotidiani nazionali ma ora si scopre che questa donna è comasca e lavora in un’azienda del territorio.
“Non dovevi fare un altro figlio, ora al lavoro ti faremo morire”. E’ solo una delle frasi che si è sentita dire, dopo non aver accettato la buonuscita proposta al suo rientro in azienda. Da responsabile di reparto si è ritrovata a tritare documenti, rispondere al citofono, senza accesso alle mail aziendali e al telefono. Uno schiaffo se si considera che la donna lavora da oltre 15 anni in quell’azienda. Nel suo ruolo, non appena è andata in maternità, è stata assunta un’altra persona a tempo indeterminato.
Eppure l’unico obiettivo di Chiara è sempre stato quello di riavere il suo lavoro. Per questo malgrado abbia voluto raccontare la sua storia attraverso il canale sindacale della Cgil, ha desiderato restare anonima e mantenere il riserbo anche sull’azienda.
“Chiara è ancora in azienda, sta facendo un ultimo tentativo, ma purtroppo l’azienda ha chiuso ogni canale comunicativo con noi – racconta il responsabile dell’ufficio vertenze Cgil Tommaso Pizzo – In una lettera la ditta ci ha fatto sapere che a loro dire la donna si sta inventando tutto e che è evidente che vuole solo scucire del denaro. Eppure Chiara fin dall’inizio ha rifiutato la buonuscita offerta dall’azienda”.
Un altro emblematico caso emerso è quello di una dipendente di un noto fornaio comasco che ha licenziato una delegata sindacale nell’ambito della sicurezza sul lavoro senza giusta causa: lo scorso 28 ottobre infatti il Tribunale di Como ha ordinato il reintegro della donna che però sta valutando se farlo o meno.