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25 Aprile, lettera polemica di Iantorno (Pd): “Chi non lo celebra si dimetta dalle cariche”

All’indomani della Festa della Liberazione e della cerimonia tenuta a Como ai giardini a lago, riceviamo e pubblichiamo un intervento dell’ex assessore della giunta Lucini ed esponente del Partito Democratico, Marcello Iantorno, chiaramente polemico nei confronti degli assenti alla celebrazione (in particolare gli esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia). Eloquente il titolo dell’intervento: “Chi non celebra il 25 aprile dovrebbe per coerenza dimettersi dalle cariche istituzionali locali e nazionali”.

A parte il discorso del sindaco Landriscina che, in quanto uomo di destra, ha pure cercato di stare sul filo della dignità istituzionale, però non riuscendovi in pieno per il vistoso scivolone allorquando ha avvicinato i morti della guerra partigiana a quelli deceduti nell’armata nazi-fascista comandata dal feldmaresciallo Rommel nella battaglia di El Alamein, rilevo, ancora una volta, l’assenza dalla manifestazione del 25 aprile di forze e persone importanti del governo della Città e non solo e mi riferisco alla Lega e FdI e alla prima in particolare che pure esprime la prima carica a livello regionale e la seconda a livello della città.

Mi è pure capitato di intravvedere ieri, al termine della manifestazione a lago, esponenti di primo piano della Lega cittadina lontani e timorosi di avvicinarsi e farsi vedere nello spazio dei partecipanti alla celebrazione.

Questa chiusura, questo respingimento o allontanamento dai luoghi delle celebrazioni, dovrebbe coerentemente indurre queste persone e i loro partiti a non dirigere o occupare le istituzioni locali o nazionali che sono espressioni di quei momenti fondativi della Repubblica e cioè dell’antifascismo e della carta Costituzionale del 1948, perché non si può giurare come amministratori o parlamentari sulla Costituzione se si respinge questa festa della Liberazione dal nazi-fascismo e di riaffermazione delle libertà individuali e collettive.

Diamo una lezione di coerenza morale e politica a questi soggetti che vivono il 25 aprile come pura retorica da respingerla invitandoli a essere coerenti con se stessi e con i cittadini e a dimettersi dagli incarichi di amministratori locali o parlamentari di questa Repubblica fondata dalle lotte di liberazione che si conclusero il 25 aprile del 1945, come fecero diversi antifascisti in quei tristi anni per non giurare fedeltà al regime, evidentemente erano uomini di altra tempra morale”.

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