Alle ultime battute della campagna elettorale, scoppia una polemica diretta Cgil-Alessandro Rapinese.
Tutto nasce dalle frasi pronunciate dal candidato sindaco durante il comizio in via Anzani di lunedì scorso, qui sotto nel video.
Il sindacato oggi ha replicato, con una serie di puntualizzazioni che pubblichiamo integralmente di seguito.
Quali sono le forme di gestione dei servizi nella città di Bologna? Facciamo chiarezza rispetto a quanto dichiarato da Alessandro Rapinese candidato Sindaco di Como, che ha pubblicamente attaccato il sindacato di Como sostenendo che «a Bologna gli accordi vengono controfirmati dalla CGIL». Cita Bologna in modo erroneo e come esempio virtuoso per rimarcare l’incoerenza della CGIL. Ciò è falso nei fatti.
Una precisazione doverosa riguarda le politiche di continuo contenimento della spesa pubblica (imposte dal patto di stabilità), che nel nostro paese hanno determinato una drastica contrazione delle unità di personale (blocco del turn over) con la conseguente riduzione dei servizi (in primis i servizi di welfare, asili nido, spazi gioco, assistenza scolastica, assistenza ai disabili, cucine scolastiche ecc…) e volute esternalizzazioni, anche se spesso più costose.
A Bologna tutti gli asili nido comunali (50) sono gestiti dal Comune con tutte le figure alle dirette dipendenze dell’ente (personale educativo, delle cucine e ausiliario). Ciò è identico a Como. Per garantire il servizio a tutte le famiglie il Comune di Bologna ha convenzionato ulteriori 9 asili nido privati. Nessun accordo sul tema è stato firmato dalla CGIL. Quindi parafrasando il candidato sindaco l’asilo è pubblico a Como e a Bologna e come FP CGIL ne siamo orgogliose/i.
A Bologna nel 2003 la Giunta di centrodestra ha voluto esternalizzare le mense scolastiche. Il personale comunale è transitato nelle nuove società mantenendo lo stesso contratto collettivo nazionale di lavoro con i medesimi costi. Altresì è stato riconosciuto il potere del lavoratore di rientrare alle dipendenze del comune. La CGIL di Bologna ha sottoscritto queste garanzie.
A Como parte delle cucine è stata esternalizzata nel 2018 con l’espresso dissenso della CGIL che ha proclamato lo stato di agitazione del personale. Oggi più della metà delle cucine è gestita da una società esterna che applica un contratto peggiorativo per lavoratrici e lavoratori.
Come sindacato rivendichiamo e riaffermiamo quotidianamente la necessità di mantenere il sistema dei servizi al cittadino in capo al soggetto pubblico. Questo permette di evitare forme di dumping salariale e riconosce al personale contratti dignitosi e tutelanti, ed anche un servizio di qualità con un turn over estremamente ridotto.
La privatizzazione dei servizi non è una soluzione che garantisce risparmi e qualità maggiore ma certamente utili ai privati che dovrebbero concorrere con il pubblico alle medesime condizioni contrattuali. Diversamente il personale diventa più debole e ricattabile.
Il voto è un momento di democrazia fondamentale che deciderà il futuro della città. Il nostro invito è quindi quello di partecipare.