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Como, 47 dipendenti delle mense scolastiche a rischio: come 2 anni fa. Bufera in replay

Esplode di nuovo – dopo due anni di sostanziale nulla – la polemica sulla preparazione dei pasti per le scuole comunali di Como. Una vicenda nella quale poco pare aver insegnato nulla il clamoroso flop della giunta Lucini di fine 2015, quando, dopo mesi di discussioni e polemiche tesissime, naufragò il progetto di un nuovo punto unico di cottura da realizzarsi nello stabile di via Isonzo. Una stima sballata di mezzo milione di euro decretò la morte in culla dell’idea.

Di tempo, da allora ne è passato parecchio. Così come molte sono state le ipotesi più o meno inverosimili circolate per trovare un’alternativa (dalle ex mense del vecchio Sant’Anna, fino all’ipotesi di una vecchia palazzina in via Stazzi). Quello che mai è cambiato è il presupposto per cui la giunta di centrosinistra all’epoca si mosse: ovvero l’impossibilità di rinnovare in eterno una cinquantina di contratti a tempo determinato di cuoche e altro personale in servizio nelle cucine scolastiche oggi in funzione. Un allarme lanciato nel 2015 dall’allora assessore alla partita, Silvia Magni (PD), e rimasto invariato fino a oggi. Cioè quando, a centrodestra insediato ormai da 7 mesi e mezzo, si apprende che la soluzione di una maxicucina al Sant’Anna è impraticabile (cosa peraltro evidentissima ormai da tempo), che altre ipotesi di punto unico di cottura non ce ne sono e nemmeno pare ci sia l’interesse politico a trovarle, e infine che sempre la stessa cinquantina di cuoche (47 per l’esattezza) a giugno non potrà più vedere rinnovato per la milionesima volta il contratto a tempo determinato. Soluzione vagliata dall’attuale assessore alle Politiche educative, Amelia Locatelli (Forza Italia), e ormai alle porte: esternalizzare a partire da settembre 2018 tramite appalto circa 2mila pasti, mantenendo nel contempo attive le cucine a tutt’oggi in servizio.

La polemica politica e sindacale, però, è già montante. Oggi all’attacco della probabile decisione del centrodestra sono andati la consigliera comunale del Pd, Patrizia Lissi, e i sindcati. La prima, chiedendo che la giunta “dica esattamente quali intenzioni ha e come pensano di gestire il problema dei dipendenti a tempo determinato”, ha annunciato la richiesta di una convocazione urgente della Commissione Politiche educative e ha rilanciato con forza l’idea cara all’esecutivo Lucini, ossia un punto unico di cottura nelle cucine dell’ex ospedale Sant’Anna “da cui poi portare il pasto fresco e appena sfornato nelle scuole cittadine”, invocando inoltre il “rischio sulla qualità” legato all’esternalizzazione.

Anche Cgil, Cisl, Uil e Rsu interna, come anticipato, sono sul piede di guerra, tanto che oggi è stato ufficialmente proclamato lo stato di agitazione del personale della ristorazione scolastica. Il timore, oltre che per il destino delle 47 persone che ogni probabilità resteranno senza lavoro a fine anno scolastico, è che l’appalto esterno per i primi 2mila pasti “non potrà che portare, nel medio termine, alla dismissione totale del servizio”. Contestato, il no all’ipotesi di riutilizzo delle cucine dell’ex Sant’Anna, giudicato non fondato su numeri e studi oggettivi.

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