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Como, Civitas attacca: “Gli asili nido comunali non sono in vendita. No ai privati”

Anche Civitas va all’attacco sulla vicenda nidi. Il presupposto è il nuovo regolamento per queste strutture presentato dall’assessore Alessandra Bonduri (Lega) in Commissione comunale – dove è stato approvato per passare all’aula – la scorsa settimana. In quel contesto si è parlato di possibili gestioni private.

“Esprimiamo un giudizio severo su questa ipotesi che consideriamo completamente insensata, contraria a ogni logica e completamente stonata rispetto al contesto in cui ci ritroviamo” si legge nella nota di Civitas che poi elenca i punti a sostegno delle proprie ragioni come li alleghiamo qui sotto.

1. CRISI ECONOMICA. L’attuale gravissima crisi economica non è un momento favorevole per privatizzazioni o concessioni di servizi pubblici. Tutti i nuovi ambiti di mercato richiedono investimenti e liquidità di cui non dispongono e sono oggi fortemente inadeguati a garantire le soglie minime per servizi di qualità. L’esperienza di Comuni importanti, come quello di Torino nel caso delle privatizzazioni nell’ambito dei trasporti pubblici, insegnano che non è questo il tempo per scelte avventate.

2. SOSTEGNO ALLA GENITORIALITA’. La gestione diretta dei nidi da parte del Comune, voluta alcuni decenni fa dalla lungimiranza del sindaco Spallino che ne fece obiettivo di investimenti d’avanguardia, ha sempre permesso incisività e tempestività nella rimodulare dell’offerta. Oggi, il primo obiettivo deve restare il mantenimento della qualità e della capacità di rispondere in modo tempestivo e concreto alle reali esigenze dei bambini e dei genitori.

Il sostegno alle genitorialità è una prerogativa pubblica, in questi tempi di denatalità da più parti ricordata. La Costituzione Italiana impone allo Stato in tutte le sue forme – e anche ai Comuni – di sostenere la famiglia e le fasce sociali più deboli (Costituzione Art. 31, comma 2:“Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù favorendo gli istituti necessari a tale scopo”.). Privatizzare il servizio implicherebbe forme spurie e macchinose di gestione e controllo da parte del Comune, che perderebbe le indispensabili prerogative di agilità e flessibilità, oltre alla garanzia per i cittadini di un controllo del servizio.

3. TUTELA DEI DIPENDENTI PUBBLICI. Questa scelta accantona i dipendenti pubblici gettando alle ortiche competenze, esperienze e professionalità che sono il prodotto di un lavoro di anni, e mette a rischio il loro lavoro. È un dato incontrovertibile che molte realtà private risparmiano sui lavoratori sia in termini numeri, che sostanziali (minore remunerazione e precarizzazione del rapporto di lavoro). Esprimiamo una severa censura nei riguardi di chi vuole mettere a rischio i tanti lavoratori dell’infanzia del comune di Como che dedicano, non da oggi, il loro tempo e le loro passioni all’interno di questo comparto con grande riscontro da parte dei cittadini. Troviamo sia un azzardo morale anche solo l’idea di mettere in difficoltà lavorativa ed economica queste persone.

4. CONCESSIONI E PRIVATI. L’impresa privata ha l’obiettivo di produrre un guadagno e non fa nulla per niente. Supponendo che il budget rimanga il medesimo, dove può “risparmiare” il privato per ricavarsi un guadagno? Qualora fosse possibile produrre “risparmi in modo etico e non speculativo”, ci chiediamo perché ciò non possa essere messa in atto con l’attuale conformazione pubblica. Se tali ulteriori risorse fossero disponibili perché non ampliare e moltiplicare i servizi come risorsa aggiuntiva per il pubblico, piuttosto che permettere che diventino “guadagno” per i privati?

Dunque la conclusione: “Queste motivazioni si aggiungono alle contraddizioni di questa amministrazione a trazione leghista, del tutto incurante dei “normali cittadini” e delle loro esigenze che anche questa scelta non tutela. Questa amministrazione si muove verso obiettivi inaccettabili perché prodotto di ideologie che non sono protese al bene della “res pubblica”. La politica è vuota senza politiche per i cittadini. È questo il tempo di marcare le differenze. Noi affermiamo che gli asili comunali devono rimanere pubblici e chiamiamo a raccolta tutti i cittadini che ne hanno beneficiato nei decenni passati pe sé, per i propri figli o nipoti. Il mercato dei nidi non è in vendita”.

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