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Attualità, Politica

Como Comune: “La sicurezza basata sul controllo delle nostre vite non ci rassicura: è ossessione che porta aggressività”

Sul tema della sicurezza, dibattuto a più riprese e in più circostanze dai candidati sindaco in vista delle elezioni a Como del 12 giugno, è anche al centro di un ampio contributo inviato da Como Comune, lista che sostiene Barbara Minghetti candidata sindaco.

Riportiamo integralmente quanto ricevuto:

La logica del controllo del territorio con telecamere sempre attive nei luoghi pubblici amplifica le paure e le incertezze che abitano nel profondo di ciascuno.

Portare il discorso della sicurezza sul terreno della vigilanza è un modo per non affrontare, né dare risposta alle condizioni di insicurezza in cui si svolge la nostra vita nella sua quotidianità: l’incertezza e la precarietà del lavoro, l’impossibilità materiale delle giovani e dei giovani di progettare il proprio futuro, la distruzione dello stato sociale che tutelava il lavoro, garantiva il diritto alla salute, alla pensione.

L’ossessione della sicurezza, con il carico di aggressività che porta con sé, innesta un delirio di onnipotenza che risuona come un tentativo malato, perché profondamente distruttivo, di sfuggire alla nostra condizione esistenziale di esseri mortali, contrassegnata dalla precarietà, dalla vulnerabilità, dall’insicurezza. Assumere la nostra condizione umana significa allora mettere in atto l’atteggiamento della cura che presiede l’etica della responsabilità, la quale si dispiega come rispetto per sé e per l’altro che abita il mio stesso mondo e condivide il mio stesso destino, come impegno a rispondere all’altro, a mantenere costantemente aperto con lui quel dialogo, che si svolge nel reciproco riconoscimento delle differenze che ci costituiscono, confronto che sa attraversare il conflitto impedendo ad esso di degenerare in scontro perché sa che la vita è il bene che ci accomuna e che noi, insieme, dobbiamo salvaguardare in ogni luogo e per tutto il tempo che ci viene concesso.

L’etica della responsabilità riconosce il bisogno di sicurezza che giace nel cuore dell’essere umano, ma lo affronta in un’ottica tesa a garantire il futuro con la pratica politica dell’empatia che trova il suo fondamento in ciò che unisce.

Vivere l’empatia significa attivare quel processo di riconoscimento dell’altro che inaugura il mondo del “Noi”, un mondo illuminato e regolato dal riconoscimento dei diritti e dei doveri umani che sono universali, legati cioè alla nostra comune esistenza nel mondo.

Questa non è la logica dell’altruismo, che sollecita ad essere generosi verso chi si trova in una condizione di bisogno senza chiederci di mettere in discussione i motivi della disuguaglianza fra chi ha e chi non ha, fra chi dona e chi riceve, ma l’etica della condivisione che riconosce ad ogni essere umano il diritto di vivere una vita dignitosa.

L’educazione alla convivenza è, oggi, un compito urgente per chi si candida ad amministrare Como. Educare ad avere fiducia nelle proprie possibilità e sentimenti di apertura verso gli altri, invece di dare spazio all’insicurezza che, facendo dubitare di sé, può tradursi in adeguazione conformistica ai comportamenti della maggioranza, o in rivolta aggressiva nel tentativo di attirare lo sguardo degli altri su di sé.

Genitori feriti e affaticati dalla paura, dall’ansia per un futuro incerto educano talvolta i figli alla logica del sospetto verso l’altro, avvertito come minaccia alla propria sicurezza, o nel mito della forza come mezzo per difendersi e farsi valere, con la speranza che sospetto e forza possano attivare solidi meccanismi di difesa.

Questa educazione al sospetto forma purtroppo personalità insicure e sospettose, timidamente ritirate nella propria casa-fortezza, o fortemente aggressive e profondamente intolleranti. Il sospetto non favorisce nemmeno l’autostima perché avvolge nell’insicurezza e dunque non prepara alla convivenza.

È da modalità come queste che nascono situazioni etichettate come disagio giovanile e baby gang. Noi di Como Comune riteniamo che i problemi si affrontino nell’incontro tra generazioni, con adulti che dialoghino con ragazze e ragazzi; li ascoltino, senza giudicarli, trasmettano ideali, passioni, speranze. Ai giovani servono spazi di aggregazione, scuole accoglienti dove apprendere e socializzare, lavori equamente remunerati che consentano di costruirsi un futuro.

Noi di Como Comune siamo convinte e convinti che sia la convivenza pacifica a garantire la sicurezza, non la sicurezza a garantire la convivenza pacifica.

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4 Commenti

    1. Quindi spegniamo le telecamere per “rassicurare” le persone che si sentono “poco sicure”, e che sapendo di non essere riprese, si “sentiranno più sicure” nello sviluppare appieno tutte le loro possibili tendenze di comportamento sociale. Cioè, in sostanza, dare sfogo a tutte le loro potenzialità senza essere identificati in alcun modo. Non male no?

  1. Un testo intriso di retorica, una visione distopica della realtà e slogan populisti sul controllo di massa. Ed è, esso sì, “un mezzo che amplifica le paure e le incertezze che abitano nel profondo di ciascuno”. Le telecamere, attive a decine di migliaia in tutte le città d’Europa, asservervono molteplici scopi leciti ed utili alla buona amministrazione e nulla hanno a che fare sulla giustissima educazione al bene comune ed al rispetto.

  2. Ma se ad esempio il componente di una baby gang ha come mito gomorra invece di suo padre che si spacca la schiena come manovale?
    E poi le telecamere servono a ricostruire che so incidenti stradali che altrimenti sarebbero irrisolti..

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