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Como, il sindaco irride i genitori che protestano per le scuole chiuse: “Uno spettacolo raccapricciante”

Continuano – e non accennano a calare – le polemiche sulla decisione del sindaco di Como Alessandro Rapinese di chiudere complessivamente 8 scuole della città. Ieri sera, dopo la manifestazione di protesta in Comune da parte di genitori e maestre, il dibattito si è spostato nell’aula consiliare dove il primo cittadino ha bollato come “pappe molli” le famiglie che contestano i provvedimenti della giunta (qui articolo e video). In più, Rapinese ha affermato a chiare lettere che Palazzo Cernezzi non intende occuparsi dell’aspetto educativo legato alla chiusura delle scuole ma soltanto degli aspetti relativi agli immobili.

“Ieri sera, in Consiglio comunale, è andato in scena l’ennesimo spettacolo a dir poco raccapricciante, ad opera del sindaco. Di fronte a un folto gruppo di genitori che si sono presentati a Palazzo Cernezzi per chiedere chiarimenti sulla decisione dell’Amministrazione di chiudere altre sei scuole, il primo cittadino ha utilizzato il solito atteggiamento evasivo e arrogante, a tratti offensivo – dichiarano il segretario cittadino del Partito Democratico Daniele Valsecchi e la capogruppo in Consiglio comunale Patrizia Lissi – Ne è un esempio il termine ‘pappe molli’, utilizzato per definire le famiglie comasche durante il Consiglio. L’ennesima prova di disinteresse e irriconoscenza verso i comaschi, l’ennesimo comportamento inaccettabile, soprattutto perché arrivato nei confronti di genitori, giustamente, preoccupati per il futuro dei propri figli”.

“Fa ancora più specie, tuttavia, il modo in cui l’increscioso discorso in cui ha attaccato i genitori comaschi è continuato – proseguono – Ancora una volta, Rapinese si è dimenticato del proprio ruolo di sindaco, tornando immancabilmente a fare l’agente immobiliare. Affermare che “la gestione dell’aspetto educativo non è richiesta al Comune, che si occupa solo di immobili”, dà una chiara idea della linea che questa Amministrazione ha preso nella gestione delle scuole, viste come meri edifici e non come luoghi di istruzione, educazione e socialità – prosegono Valsecchi e Lissi – È l’ennesima dimostrazione dell’inadeguatezza del sindaco per questo ruolo, che presuppone una visione ampia della città e richiede la considerazione di più fattori: in primis la vita dei cittadini e le loro esigenze”.

Infine, le domande conclusive della nota diffusa oggi: “Cosa diranno i genitori ai bambini delle scuole? Che al sindaco non importa di loro, ma solo delle mura nelle quali studiano? Che non ha alcun interesse per l’aspetto educativo, come da lui stesso dichiarato in Consiglio? Nel frattempo, come sempre, Rapinese preferisce non rispondere e scappare, nascondendo le proprie lacune sul tema educativo. Proprio alla luce di queste mancanze, prima di fare una strage di scuole, certamente il buon senso avrebbe suggerito di chiedere un confronto. Quel confronto e coinvolgimento che in Consiglio abbiamo chiesto più volte e che, come ai genitori, ci è stato negato”.

Sempre dal Pd, ha preso posizione anche il consigliere regionale Angelo Orsenigo che ha formalmente richiesto la convocazione di un’audizione in Commissione IV “Attività produttive, istruzione, formazione e occupazione” del Consiglio Regionale della Lombardia, per discutere le chiusure degli istituti scolastici nel comune di Como, decise dall’amministrazione Rapinese. La convocazione richiede la presenza del Primo cittadino comasco, dell’Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro, Simona Tironi, e del Comitato dei genitori degli alunni interessati dalle chiusure.

“La decisione di chiudere i plessi scolastici, tra l’altro senza una forma di concertazione territoriale con le amministrazioni vicine che pure potrebbero essere interessate indirettamente dalle chiusure, ha scatenato proteste e preoccupazioni tra le famiglie comasche, private del necessario confronto con l’amministrazione comunale. È bene ricordare, come espresso nella delibera di giunta regionale 2784 del 2024 in fatto di organizzazione della rete scolastica, che Regione Lombardia ha il compito di promuovere un quadro istituzionale affinché la Scuola sia adeguata alle prioritarie esigenze educative e formative, in quanto nodo di una rete culturale e sociale che si estende all’intera comunità e costituisce il riferimento del territorio,” dichiara Orsenigo, sottolineando l’urgenza di un confronto istituzionale. “Proprio in virtù di questo principio, chiediamo che il Sindaco Rapinese illustri le ragioni di tali chiusure e le valuti insieme all’assessore competente e ai genitori, cercando soluzioni in grado di limitare i disagi”.

“Servono soluzioni che guardino tanto al presente quanto al futuro delle scuole di Como e che diano risposte concrete alle famiglie che oggi si trovano smarrite. L’audizione sarà un’occasione per dare voce ai genitori e cercare un dialogo costruttivo tra istituzioni,” conclude il consigliere regionale.

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4 Commenti

  1. Il mondo cambia, in dieci anni dimezzate le nascite scuole a pezzi, giusto chiudere e accorpare. Avanti tutta Rapi !!! dietro di voi il nulla….

  2. è necessario organizzare una protesta globale contro questa amministrazione che preveda il coinvolgimento non solo delle scuole chiuse ma anche di tutti quei luoghi che il ns. primo cittadino ha tolto alla comunità es:
    bocciofila
    mercato coperto
    giostrai
    associazioni sportive
    associazioni culturali

    la manifestazione deve essere corale e globale con lo scopo di far capire al primo cittadino che la popolazione non è fatta “pappa molli” ma di persone educate diverse da Lui.

    “Una persona arrogante si considera perfetta. Questo è il principale danno dell’arroganza. Interferisce con il compito principale di una persona nella vita: diventare una persona migliore”.
    [Inscitia omnis arrogantiae mater est.]

  3. ascoltando la seduta del consiglio, alla fine c’è questo punto di domanda…GIGANTE…ben sintetizzato dalle parole della consigliera Galli, se avessero anche solo fatto finta di ascoltare, per poi andare avanti con le loro idee, in fondo si sarebbero evitate molte tensioni. tutti sono consapevoli delle condizioni manutentive di alcuni edifici (di altri invece si fa fatica a capire le reali motivazioni) ed è comprensibile che sia necessario fare delle scelte anche impopolari, tuttavia qui traspare una totale insoferrenza e indifferenza verso gli altri, che evidentemente non cpmprendono il “grande” progetto…

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