“Stima e simpatia non mi impediscono di essere contrario”. Anche Bruno Magatti, ieri sera un po’ come l’ultimo giapponese in aula – bonariamente e con eccezioni sempre e comunque calate nel merito – ha dovuto cedere, almeno sul piano umano. Poi, nel suo nobile e splendido isolamento, il capogruppo di Civitas ha schiacciato il solo bottone rosso su 27 consiglieri comunali presenti.
Tutti gli altri – trasversalmente – hanno colorato di pallini verdi il tabellone e hanno consegnato alle cronache il primo, vero, tangibile successo della giunta Landriscina in un campo non impossibile ma che pure negli anni ha fatto decine di “morti e feriti”.
Ieri, invece, tra le 21 e le 23 circa, il consiglio comunale, bestia cattiva che divora in fretta anche i suoi figli migliori, ha consegnato per una notte lo scettro cernezzino all’assessore Amelia Locatelli (Forza Italia) e alla dirigente del settore scuola, Franca Gualdoni. Tadem delicato e di ferro, versione educatissima e postmoderna delle mitologiche Thelma&Louise.
Bene sgomberare il campo da possibili eccessi: la rosea macchina da guerra non ha ricostruito il lungolago in una tramonto, non ha avviato betoniere per nuove Ticose, non ha asfaltato a mani nude il secondo lotto della Tangenziale. Locatelli&Gualdoni (con il supporto degli uffici) hanno proposto più modestamente il nuovo regolamento per la gestione e a fruizione dei servizi scolastici, con annesse nuove tariffe (invariate) per i pasti.
Per dire: altro tema è il famoso (e assai contestato) appalto per la consegna dei piatti alla ditta di Garbagnate Milanese, cosa che ieri sera nemmeno ha fatto capolino nella discussione e sarà test implacabile a settembre.
E però, parliamo pur sempre di un provvedimento letale per vari assessori anche nel recente passato e che coinvolgerà direttamente migliaia di bimbi e famiglie. Se sbagli fai male sul serio, insomma.
Qui la storia diventa bella. Quasi romantica. Alternandosi al microfono tra spiegazioni e risposte ai consiglieri, Franca&Amelia hanno portato in aula slide brevi e precise, le hanno illustrate con dovizia di dettagli, si sono prese il tempo minimo per replicare sulle questioni più complesse, hanno mostrato padronanza del tema, valorizzato il lavoro anche di chi ieri non c’era, evitato svolazzi, annunci “aggratis” e proclami senza fondamenta, hanno condotto il confronto senza perdere un minuto filo.
E poi – questo è il vero poi – sono state umane, in un luogo sovente regno di arpie e machiavellici robot. Momento top: le scuse, sincere, di Amelia Locatelli per aver portato la delibera in consiglio a fine luglio, tra mille altri temi di grande peso. “Mi scuso per l’urgenza – ha detto – ma è stata una questione molto complicata. Non è una giustificazione sufficiente, chiedo venia per essere arrivati in zona Cesarini. Vi ringrazio per la comprensione”.
Molto belle, di rimando, le parole di Maurizio Traglio che ha elogiato signorilmente l’assessore e ne ha sottolineato il lavoro apparentemente impeccabile. Omaggio al lavoro solido ascoltato in aula anche dal Cinque Stelle, Aleotti.
Ed è accaduto persino il miracolo (politico) a un certo punto: Patrizia Lissi, una donna chiamata opposizione, la “partigiana Patrizia” in senso etimologico, che quando vuole (più o meno sempre) è vipera letale-letale se avverte odor di centrodestra, ha concesso un plauso “al buon lavoro degli uffici, immagino che non sia stato facile non aumentare le tariffe”.
A dire grazie a un assessore di Forza Italia proprio non ce l’ha fatta, ma dall’arcigna Lissi parole simili sanno di medaglia storica e forse irripetibile.
Il voto, come detto, ha poi suggellato un’aula che – tra vari sorrisi per il clima quasi sdolcinato – a qualcuno appariva persino “senza più pareti né alberi”. Una Love Boat spiaggiata in centro, praticamente. Ma ci si è goduti una buona pagina di politica, ieri sera. Che in tempi di tante letture grame è già gran cosa, da quelle parti.
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