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“Così Rapinese ha stravolto i referendum cittadini. Vuol fare il giocatore e l’arbitro, riduce la democrazia”

Nella seduta di ieri sera del Consiglio Comunale è stata approvata in prima lettura la modifica dello Statuto del Comune di Como. Non essendo stato raggiunto il voto favorevole dei 2/3 dei consiglieri, saranno necessarie altre due votazioni a maggioranza assoluta.

La modifica più rilevante, oltre alla abolizione delle consulte, che sono luoghi di incontro e di confronto con le realtà associative della città, è la modifica della normativa sui referendum per la quale è stato in particolare previsto che il giudizio sull’ammissibilità del referendum sarà di competenza esclusiva del Consiglio Comunale e non di un organo indipendente come da noi proposto.

Una novità che secondo il consigliere del Pd Stefano Legnani riduce gli spazi democratici.

“Essendo la decisione sull’ammissibilità del referendum una valutazione di legittimità, e quindi esclusivamente tecnica – spiega Legnani in una nota – è del tutto inaccettabile che venga affidata ad un organo politico; come se a livello nazionale il giudizio di ammissibilità del referendum fosse del Parlamento e non della Corte Costituzionale, come prevede la legge”.

“Poiché i referendum non sono mai proposti dalla maggioranza, che avendo i voti in aula, non ha necessità di ricorrere alla consultazione popolare, non bisogna essere profeti per immaginare che tutte le future richieste di referendum, saranno dichiarate inammissibili dal Consiglio Comunale, costringendo i promotori a ricorrere al Tar contro la decisione – prosegue l’esponente Pd – Tutto ciò è grave perché erode i principi fondamentali dell’ordinamento democratico”

“E’ come se in una partita di calcio una delle due squadre in campo facesse anche da arbitro – conclude la nota – Ma questa è la democrazia di Rapinese che abbiamo ormai imparato a conoscere da tempo: un uomo solo al comando che stabilisce le regole e poi giudica anche sulla loro applicazione; idea di democrazia alla quale però non ci rassegnano e che non ci stancheremo di contrastare”.

E il Pd non è stato l’unico a prendere posizione. Nel pomeriggio è arrivata anche una nota delle Acli di Como che alleghiamo di seguito.

Le ACLI della città sulla modifica dello Statuto Comunale: una scelta che merita più ascolto.
Il Consiglio Comunale di Como ha discusso lunedì sera la proposta di modifica dello Statuto del Comune, che interviene su aspetti rilevanti come il “Rapporto tra Comune ed Enti del Terzo Settore” e i “Referendum Popolari”. Il testo ha ricevuto il voto favorevole della maggioranza e quello contrario dell’opposizione, che ha articolato nel merito le sue considerazioni. Non avendo raggiunto la maggioranza qualificata dei due terzi, la proposta dovrà tornare in aula, dove – secondo le attuali dichiarazioni del Sindaco – sarà approvata con maggioranza semplice.

Le ACLI cittadine osservano questa scelta su due livelli.

Il primo, istituzionale, riguarda la natura dello Statuto. Riteniamo che lo Statuto del Comune sia, per la comunità locale, un riferimento fondamentale che – come accade per la Costituzione a livello nazionale – richiede ampio consenso per essere modificato. Le leggi ordinarie possono essere adottate dalla maggioranza del momento, ma le regole fondamentali della convivenza cittadina dovrebbero riflettere il sentire di una parte significativa dei rappresentanti della comunità, e non solo della maggioranza pro-tempore.

Il secondo livello, più generale, riguarda il rapporto tra l’Amministrazione e la città. Proprio per la natura dello Statuto, sarebbe stato auspicabile coinvolgere le forme organizzate della cittadinanza, anche al di fuori del Palazzo. In un caso, il “Regolamento per l’Amministrazione condivisa di beni materiali e immateriali”, la consultazione è stata prevista e ha portato a buoni esiti, ora la politica ha scelto di non ascoltare chi avrebbe potuto offrire contributi significativi su temi come il ruolo del Terzo Settore nel rapporto con l’Amministrazione e sulle modalità di espressione democratica attraverso il Referendum. Questo mancato confronto appare quanto meno come un’occasione persa.

Le ACLI cittadine continueranno il proprio percorso di confronto e approfondimento sui temi della partecipazione e della democrazia, con i cittadini nei quartieri, con altre organizzazioni della società civile, con gli stessi consiglieri comunali, in sintonia con la recente esortazione del Vescovo che ha stimolato il governo della città al dialogo e alla condivisione.
I circoli delle ACLI di Como

 

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