Strappo singolo ma, per storia e motivazioni, di un certo peso nel Pd comasco. Lascia il partito, infatti, l’ex capogruppo dei dem a Palazzo Cernezzi durante la giunta Lucini, Andrea Luppi. E, notizia nella notizia, entra in “Azione” il partito fondato recentemente da Carlo Calenda – Qui la pagina Facebook ufficiale di Azione Como.
Il post su Facebook con cui Luppi annuncia la nuova destinazione politica è molto lungo e lo trovate integrale qui.
Nella sintesi – partendo dalla “mia insoddisfazione per l’evoluzione del PD degli ultimi anni – l’ex capogruppo Pd in consiglio afferma di aver “constatato l’incapacità profonda dei dirigenti nazionali di realizzare gli obiettivi ideali e pratici che avevano motivato la fondazione del Partito”.
“Al di là della presenza di una “base” composta in massima parte da persone serie e generose – aggiunge – le insensate contese centrali e alcuni grossolani errori di strategia (referendum in testa) hanno prodotto inevitabili ripercussioni anche sull’efficacia dell’azione politica a Como”,
Ragioni per cui, “esaurito il mio impegno in consiglio comunale, ho voluto concludere questa fase della mia partecipazione politica, senza clamori, ma non rinnovando più la tessera”.
Pesanti le bordate a “sovranismo e populismo, con il loro contorno di cialtronerie assortite” che “hanno così rallegrato (si fa per dire) la mia contemplazione un po’ desolata della politica italiana per due anni, lasciandomi preoccupato per la debolezza di visione offerta dalle alternative in campo”.
Infine, ecco l’approdo nel movimento di Carlo Calenda, “Azione”, che “guarda all’ispirazione del liberalismo sociale e del popolarismo, affermando la necessità di una sintesi tra queste due grandi culture politiche: è un progetto ancora embrionale, ma a mio avviso avanzato con molta maggiore serietà, coerenza e realismo rispetto agli altri che sono in campo”.
“Mi sembra perciò meritevole della mia adesione – chiude Luppi – Credo che Azione possa rappresentare l’alternativa valida per un elettorato disilluso, ma ancora convinto di una possibilità di progresso economico, sociale, culturale attuabile nel nostro Paese (fino a quando?), e insieme fortemente disturbato dalle ricette semplicistiche, illusorie e divisive di una destra che inneggia all'”uomo forte” accantonando ogni spirito critico […] Non esistono ricette miracolose, ma vale la pena di dare una mano. Ci provo anch’io”.
Un commento
Allora l’ascensore sociale funziona. Dalla piccola borghesia provinciale a quella medio alta di respiro internazionale.