Seconda giornata di votazione in parlamento per l’elezione del Presidente della Repubblica, dopo le più di 600 schede bianche di ieri. La situazione sembra essere, anche oggi, ancora in stallo e i colloqui tra i leader dei partiti, per individuare un nome comune, sono ancora in corso. La nomina del successore di Sergio Mattarella è lontana dalla parola fine; la vera svolta arriverà, probabilmente, da giovedì con la quarta votazione, quando, per eleggere il nuovo Presidente, basterà la maggioranza assoluta (anziché i 2/3 dei voti).
Al riguardo abbiamo ascoltato il parere di Celestino Pedrazzini, sindaco di Plesio ed ex senatore della Lega (al tempo Lega Nord) dal 1994 al 1996 e dal 2001 al 2006: “Oggi, purché non sia una figura di palazzo, io voterei anche Bersani, basta che sia una persona che conosca il mondo del lavoro – sottolinea – Ricordiamo che all’inizio nel partito entravano persone sia di destra che di sinistra, l’unico nostro avversario era la Dc”.
La Lega sembra essere cambiata molto rispetto alle origini, almeno secondo il parere dell’ex senatore: “Al tempo i candidati erano uomini del popolo ed erano in contatto quotidianamente con il territorio – denuncia – Oggi il partito ha seguito la linea di Forza Italia, basandosi solo sulla figura leader e limitandosi a vedere i propri politici come pedine da spostare da un Comune all’altro. Bossi non avrebbe mai permesso tutto ciò”.
Questa mattina il centrodestra ha proposto una rosa di nomi papabili per il Quirinale, ma questa tattica Pedrazzini la conosce fin troppo bene: “Anche vent’anni fa, prima della quarta votazione, sparavamo dei nomi solo con l’obiettivo di distogliere gli altri partiti dalla nostra candidatura di punta, come sta succedendo oggi – racconta – Credo che oggi il paese abbia bisogna alla svelta di un Presidente, a prescindere dalla provenienza politica”.
La situazione questi giorni a Roma non è delle più semplice e, con tutta probabilità, fino a giovedì (giorno della quarta votazione) la situazione rimarrà invariata.