Nuovo scontro frontale nell’assemblea dei sindaci comaschi di Ato, l’ufficio d’Ambito territoriale ottimale presieduto da Umberto D’Alessandro che governa il servizio idrico integrato in provincia di Como. Ancora una volta – dopo il clamoroso smacco dello scorso novembre per il Comune di Como, con l’assemblea che non votò per la prima volta il sindaco del capoluogo quale proprio presidente – Palazzo Cernezzi ha cercato nuovamente il “corpo a corpo” con gran parte del territorio. E per la seconda volta su due, il capoluogo è uscito soccombente.
In questo caso, si votava per la nomina del nuovo consiglio di amministrazione dell’Ato, organismo che in passato ha visto tutti i sindaci lavorare di squadra per trovare un accordo ed eleggere un cda che fosse rappresentativo delle “anime” della provincia di Como, evitando fratture o strappi meramente politici per un ente tecnico così strategico per l’intero territorio. Oggi, però, a Villa Gallia il sindaco di Como, Alessandro Rapinese – poco prima della scadenza dei termini – ha deciso di andare alla prova di forza presentando a sorpresa una lista di suo diretto riferimento. Ne facevano parte l’ex candidata sindaca di Brunate, Camilla Dotti, appena sconfitta alle amministrative; l’aspirante primo cittadino di Cernobbio, Andrea Michele Gazzola, anch’egli sconfitto; Dario Lucca, consigliere comunale a Grandate; e infine Andrea Minazzolo, consigliere comunale a San Fermo della Battaglia.
Sull’altro fronte, invece, la lista trasversale per il cda era composta da: Serafino Grassi, sindaco di Novedrate; Antonio Endrizzi, consigliere comunale a Faloppio; Fabio Chindamo (sindaco di Bulgarograsso); e infine Antonella Zerboni, consigliera comunale a Veleso.
Spaccato in due il campo, arbitri del braccio di ferro sono diventati inevitabilmente i numeri. E la votazione ha riservato un esito nettissimo: 72% alla lista trasversale, 27% a quella presentata da Rapinese. Il che peraltro significa che nessuno della lista sostenuta dal Comune di Como entrerà nel cda che dunque sarà formato da Grassi, Endrizzi, Chindamo e Zerboni. Insomma, Palazzo Cernezzi non ha espresso il presidente dell’assemblea dei sindaci a novembre ed è fuori dal board Ato ora.
A livello politico, però, emerge qualche interpretazione di retroscena. I voti che hanno formato il 27% della lista presentata dal Comune di Como vengono in larga parte da una zona storicamente vicina a Forza Italia, ossia il Triangolo Lariano, dove forte è stata (ed è ancora) l’influenza dell’ex sindaco di Barni e ora primo cittadino di Erba, nonché ex coordinatore provinciale di Forza Italia, Mauro Caprani. Ma allora come mai il voto di quest’area, a cui va aggiunto quello del sindaco di Torno Rino Malacrida, è andato alla lista opposta a quella dove stavano i nomi più vicini all’area forzista?
I rumors danno due possibili letture: da un lato, una sorta di vendetta con lo zampino di Caprani – sempre molto influente nelle sue zone, cioè Erbese e Triangolo lariano – verso chi ne ha preso il posto alla guida provinciale di Forza Italia, ossia Sergio Gaddi, mai troppo amato (e infatti non sostenuto alle ultime regionali). Oppure, un’altra chiave di lettura potrebbe essere la vicinanza alla Giunta Rapinese dell’assessore regionale ex berlusconiano e adesso nella Lega, Alessandro Fermi, nella cui segreteria a Palazzo Lombardia Caprani ha lavorato a lungo. Una nuova consonanza, quella tra Fermi e la Giunta di Como, che oggi avrebbe dunque avuto una sorta di manifestazione concreta, oltre ai soliti rumors ufficiosi. O forse chissà, un mix di tutte e due le cose potrebbe essere la spiegazione perfetta.
3 Commenti
Si può dire che fra l’assessore regionale e la lista Rapinese sia scoppiato l’amore…..
Dicono che…
La vicinanza tra Fermi e Rapinese nasce già al primo turno delle comunali 2022 quando l’attuale assessore regionale lavorò sotto traccia per andare contro a FdI e assicurarsi voti per le Regionali, voti puntualmente arrivati. Poi vari ammiccamenti, frequentazioni etc etc etc