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Elezioni, Molteni: “Entro un anno riporteremo le grandi mostre a Villa Olmo”. Cecchi Paone: “No assessore alla Cultura”

“Economia della Bellezza” nuovo appuntamento elettorale oggi pomeriggio con Fratelli d’Italia e il candidato del centrodestra Giordano Molteni in vista delle elezioni del 12 giugno. Tema la cultura e relatori  Alessandro Cecchi Paone, divulgatore scientifico Davide Fent, freelance e scrittore Fabio Gabrielli, filosofo e scrittore Sergio Gaddi, critico e curatore di mostre,  Luca Levrini, presidente di Fondazione Volta, il candidato Giordano Molteni, Roberto Tassone, capolista FDI. Tutti coordinati dal giornalista Lorenzo Morandotti.

I lavori sono stati aperti da Molteni che subito ha annunciato “riporteremo le grandi mostre a Villa Olmo nel giro di un anno”, poi ha confermato quanto aanticipato alcune settimane fa sempre Villa Olmo, qualora vincesse le elezioni, “ospiterà anche in modo permanente il Museo della Seta”.  “Diciamo la nostra sulla cultura come motore di crescita per Como – ha aggiunto – e la cultura si connette con l’università, lo studio, i giovani. Dobbiamo portare Como all’altezza della sua fama mondiale”.

Roberto Tassone ha sottolineato la necessità di “un sistema integrato dei musei, di restaurare Villa Olmo perché diventi sede permanente di esposizioni internazionali, del rilancio del Politeama”. E ancora: “Villa Olmo deve diventare il motore di tutti gli eventi, concerti e spettacoli che vadano dal centro ai quartieri. Dobbiamo lavorare sul turismo e per questo ringrazio il Consorzio Como Turistica perché è sempre in prima fila per la promozione del territorio”.

“Molteni crede a bellezza e cultura come pilastri della sua amministrazione”, ha detto Alessandro Cecchi Paone. “A Como la cultura è diversa da altri posti – ha aggiunto – qui tutto è cultura, pensiamo alla Seta, a Alessandro Volta, l’elettricità che ci salverà dal punto di vista climatico e ambientale è nata qui. Io sono pronto a scatenarmi sotto la tutela del sindaco Molteni per raccontare a tutto il mondo che questa è la patria di Volta”. Quindi il consiglio al candidato sindaco:  “Io insisto su concetto di cultura come valore diffuso quindi suggerisco che non ci sia l’assessore alla Cultura perché la cultura interessa ogni settore: parchi, ville, l’intera città. Cultura e bellezza sono elementi fondanti dell’intera giunta e dell’intera amministrazione, il tema dunque è trasversale”.

Davide Fent ha poi invocato “eventi nelle piazze e una piattaforma galleggiante sul lago per i concerti”.

Il filosofo Gabrielli ha poi evidenziato la differenza sostanziale, in chiave culturale, “tra economia e business”. “L’economia governa e misura la casa, il luogo delle relazioni sociali. E lo fa in base a due parametri: coltivare e custodire. Coltivare è realizzazione, costruzione, progettazione dell’esistenza. Custodire è più complesso, custodiamo ciò che non ci appartiene e cosa non ci appartiene per eccellenza? L’altro. L’economia ecco che si occupa dell’altro che è fragile, l’economia dunque custodisce la fragilità. E’ questo che va capito”.

Intervento anche per Sergio Gaddi, il papà delle grandi mostre di cui parlava Molteni. “La cultura è nel Dna italiano, che si fa vantaggio concorrenziale, economico. A Como potrebbe esserci visione della cultura per i cittadini che è la convenienza. Vivere in un ambiente stimolante, allegro, competitivo serve a chiunque. Cioè vivere in un ambiente performante rende tutti più competitivi. L’identità della città può svilupparsi tramite la cultura ma serve un cambio di mentalità che si sta avviando: capire cioè dei vantaggi che portano le attività culturali. Ci ricordiamo le cose che ci emozionano, quindi il programma culturale deve basarsi sulle emozioni, così ogni turista diventerà il miglior testimonial della città”. (Per la cronaca: a domanda precisa, prima dell’evento, Gaddi ha chiarito, almeno a oggi, che non sarà assessore in caso di vittoria del centrodestra).

Luca Levrini ha parlato di politica culturale: “La cultura non è un valore effimero o evanescente. La cultura ci rende diversi e crea individualità. Non credo che si possa evitare l’assessorato alla Cultura, ricordate: ci provarono con l’Educazione Civica nelle scuole che doveva essere trasversale alle materie ma è stata dimenticata”. “Chi fa cultura? Non solo dall’amministrazione, la fanno le associazioni, tutti i cittadini. Il Comune promuove e stimola ma è la città che deve fare”.

“Certo – ha aggiunto – bisogna vivere la cultura in un ambito più ampio. C’i sono Milano, la Lombardia e l’Italia. La visione culturale deve andare oltre la città. Il sistema cultura comasco è terzo in regione con un valore di 850 milioni di euro. Per questo bisogna dialogare aprendosi

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10 Commenti

  1. La cultura è troppo importante, quindi non ci sarà assessore dedicato. Allora gli eventi li facciamo organizzare da quello alla viabilità. Perfetto avanti così.

  2. Se si dovessero dare le pagelle agli Assessori uscenti, l’unica che potrebbe aspirare a qualcosa di più del 6 è la Sig.ra Cioffi. È arrivata dopo, si è trovata nel deserto ed è riuscita in ogni caso a realizzare qualche iniziativa. Molteni si tiene tutti i Consiglieri e gli Assessori di Landriscina, anche le macchiette, e l’unica che pensa di sostituire è la migliore della squadra? Anche se sembra impossibile, questo Restyling 2.0 della Giunta Landriscina si candida a essere perfino meno performante del precedente. Dio ce ne scampi! 😊…..

  3. Ovviamente Cecco Paone è un profondo conoscitore di Como della sua realtà (qui e ora) culturale sociale politica.
    Ma va a caa di pra’ che ta la scurtat

  4. Beh, quando all’inizio del secolo a Como ci fu un grande sviluppo e un miglioramento generale delle condizioni della popolazione, soprattutto riguardo l’istruzione, la massoneria contava eccome….

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