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I VISIONARI (Parte seconda) – Traglio: “Il Setificio diventi università. E’ un gioiello mondiale”

Quanto state per leggere è una classica di ComoZero settimanale cartaceo (in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città, cliccate qui per trovare il totem più vicino a casa. Torniamo l’11 gennaio).
Abbiamo incrociato due personaggi che hanno voluto offrire alla città una visione, una prospettiva che superasse il quadrilatero delle mura. Piacciano o meno, Sergio Gaddi e Maurizio Traglio, amano gli orizzonti che si spostano di continuo, il respiro internazionale, il gioco oltre il quartiere. Sotto Traglio, qui potete leggere l’intervista a Gaddi.

“Amico mio”. E’ quell’intercalare avvolgente, inatteso, sapientemente (furbescamente?) dosato durante le chiacchierate a rendere Maurizio Traglio uno di quei personaggi “oggettivamente simpatici” checché legittimamente, e politicamente, se ne voglia dire e pensare. L’ex candidato sindaco, oggi consigliere d’opposizione, è fondamentalmente un libero battitore innamorato di quella visione che è stata la cifra di un’intera campagna elettorale.

Il rapporto con l’alleato Dem è, se non incrinato, quantomeno congelato. Come in ogni grande storia d’amore, la passione finisce e i fiori d’arancio appassiscono. Insomma, la batosta elettorale ha fatto il suo. Oggi Traglio dopo un anno e mezzo di gavetta consiliare, e con mani più libere, può rimettere in moto quella macchina visionaria che troppo spesso soffoca sotto il peso degli scranni di Palazzo. Così all’imprenditore dei sogni abbiamo affiancato un altro illustre primo attore delle vite magnifiche, Sergio Gaddi (lo trovate qui a fianco). Due esistenze luccicanti, due nomi cui chiediamo uno sguardo sul futuro, partendo dal presente.

I suoi occhi in Aula spesso trasudano fatica e sofferenza.
La pochezza insostenibile degli argomenti spesso si moltiplica per serie di sedute dove abbiamo visto tutto e il contrario di tutto. E’ uno scenario modesto, un palcoscenico degli orrori. Il mio non è uno stato d’animo ma un disagio per un contesto. Perdiamo continuamente tempo.
La tocca piano.
Per forza, questi non hanno un’idea e non c’è una vera leadership. Il sindaco manda avanti a colpi di minacce la sua squadra, se di squadra si può parlare. Proclama le dimissioni ma non si dimetterà mai. Crede di essere un leader ma non lo è. Intanto c’è una città da rilanciare.
Allora dia l’uovo di Colombo, pardon, di Traglio.
La città sta perdendo le sue peculiarità. Un esempio su tutti: abbiamo il Setificio un’eccellenza mondiale riconosciuta da tutti, unica e preziosa. Deve diventare un unico polo di formazione trasformarsi anche in università. Invece nessuno ne parla, nessuno si sogna di farne un progetto. Non si può pensare che solo gli imprenditori scommettano su un istituto tanto importante. Questa è una visione e non è campata per aria.

Batte un cuore sotto il cachemire.
Basta con questa storia, dai.
Beh, difficile non affibbiarle una patente di eleganza nobiliare.
Ma lavoro da quando avevo 22 anni e ho fatto di tutto. Facile vedermi come uno che va alle cene di gala me nella mia vita ho caricato le macchinette del caffè e scaricato casse di Coca Cola (che la famiglia Traglio per anni ha importato e distribuito, Ndr).

Però alle cene di gala ci va.
Se sono belle, ho la fortuna di essere invitato (ride).

Sergio Gaddi.
Ha avuto buone intuizioni con le grandi mostre, gli riconosco una certa genialità.
La affascina?
Mi è simpatico.

Lo avrebbe messo nella sua giunta?
Avevo già una squadra ma sicuramente avrebbe potuto contribuire.
E in un futuro governo Traglio?
La città ha bisogno di un esecutivo forte e di teste capaci di generare relazioni. Gaddi conosce bene la cultura, gli proporrei di rilanciarla. Non serve un ruolo in giunta lo vedrei correre in un progetto dove possa esprimersi in modo personale. Penso alla rinascita culturale di Torino. Ecco, questo sarebbe un ottimo lavoro per Sergio.

Abbiamo finito, si ricordi le foto. Me ne manda una in barca a vela?
Non scherziamo.
Perché?
E’ vita privata, amico mio (Sic!)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Un commento

  1. Ah benedetto fair play – cosa non si fa e si dice pur di accalappiarsi parte dell’elettorato.
    Da queste vie son passati Cicerone, Cesare e via via sino sino ai giorni nostri.
    La cultura è la base, concordo pienamente; ma occorre sempre non scordare chi vive in altro modo… ma vota…

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