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Il biblico documento con cui Svolta Civica fa a pezzi il masterplan Ticosa. Mirino sugli uffici

Svolta Civica – la lista di centrosinistra composta da Maurizio Traglio, Barbara Minghetti e Vittorio Nessi – fa pesantemente le pulci sia al masterplan Ticosa appena presentato dall’assessore Marco Butti e dal dirigente Giuseppe Ruffo (dove “fa le pulci” si può tradurre con “devasta”, volendo) e adombra il rischio che il solo ufficio tecnico di Palazzo Cernezzi (autore del progetto di massima) non possa bastare per un’impresa così mastodontica.

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In un’interrogazione dalla lunghezze biblica appena presentata, Svolta Civica sostiene come sia “necessario il coinvolgimento di uno staff di esperti che, per ciascuno dei diversi ambiti coinvolti nella progettazione”, “in grado di compiere un’adeguata analisi dello stato di fatto, dei bisogni della collettività e, sulla base delle indicazioni politiche dell’amministrazione, di trasformare in progetto la visione che la stessa amministrazione ha della città”.

Questo perché “le implicazioni intrinseche di un simile progetto non possono prescindere da interventi diretti da parte di esperti di urbanistica, di design, di viabilità, di dinamiche sociali, di nuove professioni, di trasporto pubblico, di paesaggio, di patrimonio, di cultura, di sport, di turismo, di università e, soprattutto, di sostenibilità (economica, sociale e ambientale)”.

Ecco poi la “sfiducia” nell’apparato comunale dedicato alla questione, almeno per quantità: “Non sembra che lo staff coordinato dal dirigente Ruffo, anche in relazione agli impegni istituzionali correnti, sia sufficientemente numeroso nutrito e articolato per affrontare, a tempo pieno, un Piano che non può prescindere da questa multidisciplinarità”.

Sullo spostamento del Comune in Ticosa, parole nette: “Sembra essere il debole baricentro di un’operazione che sia all’altezza delle aspettative. Il punto di partenza, a nostro parere, è sbagliato”.

I MOTIVI

“Non può essere negato che il tema del progetto contemporaneo sia il lavoro sul dialogo, la ricucitura delle criticità e delle frammentazioni delle strutture insediative, attraverso gli strumenti di riqualificazione del “paesaggio urbano” e della città pubblica. Rigenerare significa prima di tutto pensare a un serio disegno dello spazio pubblico, dei suoi percorsi, piazze e funzioni che diano senso alla città che cambia. La città pubblica e la qualità dei luoghi di vera urbanità sono anche una salvaguarda economica e garanzia di redditività nel tempo. Questo prevede garanzie di partecipazione (sostanziale e non formale), negoziazione competente, in un quadro di coerenza territoriale (che significa appropriatezza dell’intervento al reale fabbisogno). Il senso dello spazio pubblico è nelle sue qualità e bellezza, nella sua accessibilità, nella straordinaria mescolanza di usi. Un luogo di libertà in cui incontrare, sostare, scambiare, consumare e possedere idealmente quello spazio e i suoi valori simbolici senza precluderlo ad altri. Insomma, appartenervi”.

Secondo Minghetti, Traglio e Nessi, l’amministrazione “avrebbe fatto meglio a partire da altri presupposti, chiedendosi ad esempio quali sono e quali saranno effettivamente i bisogni di questa città, cosa si può fare per attrarre giovani che possano trovare qui una collocazione accessibile, che possa attivare spazi per l’arte, per la formazione e per la cultura in grado di creare aggregazione e di rigenerare anche i quartieri limitrofi”.

LA VIABILITA’

Bocciata anche “l’ipotesi viabilistica messa sul piatto appare contraddittoria e rischia inoltre di procurare un enorme danno economico all’amministrazione, visto che buona parte della viabilità di progetto e dell’area destinata a sosta insistono sulla porzione di sottosuolo per la quale l’amministrazione cittadina arriverà a spendere, negli anni, oltre 11 milioni di euro per una bonifica la cui lunga e complessa realizzazione che si rivelerebbe, con questa ipotesi, totalmente inutile”.

“A ciò si aggiunge che questa ipotesi viabilistica, per ammissione dello stesso tecnico comunale presente in sede di presentazione, non è stata prevista alcuna soluzione integrata che riguardi il Trasporto Pubblico locale. Come nessuna integrazione è stata ipotizzata con il tuttora mancante Piano del traffico urbano”.

“Sempre in tema di integrazione del tessuto urbano, quali strategie questo programma mette in campo in termini di sostenibilità, di accessibilità con collegamenti anche fisicamente identificati con le altre polarità di convalle: contesto d’ambito, centro storico, infrastruttura ferroviaria, asse trasversale est-ovest, poli turistici?”, inoltre secondo Svolta Civica “non pare sia stata sufficientemente analizzata, rispetto a soluzioni alternative, l’idea di destinare prevalentemente a uffici, archivi e commercio, che rimanda ai modelli già sperimentati con esiti fallimentari dei cosiddetti centri direzionali”.

“Sempre metodologicamente, quali analisi settoriali e demografiche supportano la rinuncia a una dotazione residenziale profilata socialmente che, con le dotazioni culturali, qualifica tutte le esperienze europee più recenti? Nessuna premessa ci pare si percepisca sulla dinamica culturale economica che potrebbe qualificare e valorizzare il Santarella. Sono state aperte conferenze di servizio con i potenziali attori chiamati in causa? Non risulta nulla, se non generiche intenzioni programmatiche.

L’AMBIENTE 

“Quali analisi supportano le scelte sotto il profilo del sistema ecologico-ambientale? Quanto proposto si risolve in un progetto di verde di corredo all’edilizia. Nulla di strutturale per esempio nelle connessioni con i sistemi a verde di carattere territoriale (pensiamo alla “spina verde”, per esempio).

COSTI E INTROITI

“Spostando il tiro, il previsto smantellamento della dotazione diffusa delle strutture pubbliche nel centro storico provocherà pesanti ripercussioni sul disegno e l’uso dello spazio pubblico. Al di là del rischio intrinseco in operazioni di sottrazione di elementi valoriali nei centri urbani, qualche previsione di scenario dovrebbe essere prodromica a motivare scelte che non attengono alla sola disanima economica immobiliare. È stata valutata analiticamente la reale esigenza di una struttura a carattere alberghiero in luogo dell’attuale municipio?”

“In commissione sono state presentati budget con presunti costi e ricavi dell’investimento, ma i valori parametrici utilizzati dovrebbero avere almeno note di riscontro sui criteri utilizzati. I costi sono parametrati all’oggi e tali devono essere i supposti ricavi. Da dove derivano le previsioni? È stata fatta un’analisi delle valutazioni medie di mercato? Se sì, come questo è documentato?”.

“Ciò vale anche per l’ottimistica vendita del patrimonio, fermo restando che il prezzo di vendita dovrebbe essere stimato con i parametri correttivi per obsolescenza e costi di ristrutturazione, sempre ammesso che qualcuno anticipi somme in previsione di un utilizzo che (ad andar bene) si profilerà tra una decina di anni. Insomma previsioni da 100 milioni impongono quantomeno la messa in campo preliminare di qualche esperto in disciplina estimativa. Questo è un punto nodale per la credibilità di un progetto”.

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“Infine, la cifra stilistica di quanto presentato, al netto di una quota di soggettività attinente al concetto di gusto personale, appare modesta, come fatto da alcuni Ordini professionali e da noti architetti comaschi, che non hanno esitato a stroncare la proposta, definendola, con toni e concetti diversi, sostanzialmente inadeguata all’importanza dell’intervento”.

LE DOMANDE

Finto il “papiro” di premesse, dunque, il gruppo consiliare Svolta Civica chiede al Sindaco e alla Giunta di chiarire, in maniera dettagliata:

1. da quali figure professionali sia composto lo staff coordinato dal dirigente Ruffo, che, a detta dello stesso, si è occupato della progettazione del masterplan Ticosa;

2. quali siano, all’interno di questo staff, i singoli tecnici (con nome, cognome e qualifica) che hanno affrontato nello specifico le singole implicazioni di un progetto così complesso, in particolare chi siano i singoli esperti che hanno contribuito alla realizzazione del masterplan con competenze specifiche in:
-urbanistica
-viabilità, sosta e trasporto pubblico
-architettura e design
-paesaggio
-patrimonio
-sociologia
-cultura
-sport
-sostenibilità

3. quali siano le analisi che i componenti di questo staff multidisciplinare hanno svolto a supporto della tesi progettuale e come queste valutazioni preliminari siano state formalizzate (relazioni e conclusioni di queste analisi) in modo di orientare le scelte finali presentate;

4. chi sia il tecnico (nome e cognome) che materialmente si è occupato della realizzazione del documento presentato in Commissione e sulla scorta di quali indicazioni e analisi abbia proceduto con la realizzazione dello stesso;

5. sulla scorta di quali analisi e valutazioni da parte di esperti siano stati ipotizzati costi e ricavi dell’operazione e se esistono relazioni che attestano queste valutazioni.

6. se, in relazione agli impegni correnti di lavoro, lo staff sia in grado di far fronte, a tempo pieno agli impegni derivanti dalla realizzazione del progetto e come si pensi di affrontare la gestione ordinaria degli altri affari di competenza del settore.

7. Quale procedura il Comune intende seguire nella gestione dell’appalto. Siamo in presenza di opera realizzata direttamente dal Comune, con progetto di finanza o con il concorso di privati?

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12 Commenti

  1. Il progetto Ticosa è un tema strategico per il futuro della città, tradito da 40 anni di insipienza politica.
    Non può essere affrontato in un modo così superficiale e inadeguato da proposte inconsistenti e senza qualità urbanistica e architettonica.

  2. Perplessità e quesiti più che legittimi, due dei quali più che sufficienti per far naufragare il progetto: 1) la sostanziale mancanza di un pubblico interesse nel voler a tutti i costi (nel vero senso della parola) spostare l’attuale sede del Municipio 2) la sostenibilità economica dell’intera operazione, troppo approssimativa e, a mio modesto parere, anche poco realistica.

  3. Ma stiamo scherzando, un’amministrazione che non sa gestire una semplice frana che sta mettendo in ginocchio la viabilità comasca pensa di gestire un progetto di questa portata. Diventa sicuramente un nuovo Lungolago.
    Pazzi!

  4. Civitas parla in nome e per conto di
    Officina Como ?
    Gli interlocutori che scrivono su queste pagine hanno posto a confronto i due progetti Officina – Comune e altro progetto ?

  5. Credo proprio che questo progetto in questo momento sia stato tirato fuori ad hoc per far parlare di aria fritta, distraendo il cittadino dai VERI problemi che ha la città di Como

  6. Come dare torto ai consiglieri..
    Non è prioritario, chi si è impegnato x il progetto con l’architetto non ha potuto fare altro?
    Con i soldi di quale ente si intende iniziare i lavori?
    Paratie e Ticosa stessa sono lì a dimostrare quanto sia duro fare un lavoro per la città a Como..

  7. Alcune perplessità sono più che condivisibili: come è possibile che un ente, globalmente inteso, che non è stato in grado in quasi otto mesi di sistemare e riaprire un impianto sportivo (piscina di Muggiò), improvvisamente e magicamente sia in grado di governare un progetto di tal portata?
    Il buon Alessandro Manzoni direbbe: ” … ai posteri l’ardua sentenza”.

  8. Cit. : ” È stata valutata analiticamente la reale esigenza di una struttura a carattere alberghiero in luogo dell’attuale municipio?”

    Di sicuro questa valutazione è stata fatta dai VERI proponenti questo assurdo progetto : la lobby “turistico / edile” che sta distruggendo questa città.

  9. Interpellanza offensiva nei confronti di chi negli uffici comunali ha lavorato con impegno, facendo il proprio mestiere. Non discuto il risultato, ma è da lodare la decisione di non fare sfornare a professionisti esterni progetti lautamente pagati e poi magari non realizzabili o non realizzati. Non sarà per questo che si sono offesi? La “grande” progettazione quali risultati ha prodotto finora? Ad esempio la valle del Breggia, con i suoi numerosi, ben pagati e eccezionali progetti anni 90 e che si ritrova a essere poco più di un “suk”, cioè una infilata di supermercati?

    1. Quello che è offensivo è il progetto, il modo in cui è stato gestito e sviluppato, non l’interpellanza, che mette in luce alcune (non tutte…) le criticità di questo “masterplan”.
      Stendiamo pure un velo pietoso sui render, ma l’assessore Butti ancora non ha spiegato quale sia il motivo impellente di spostare la sede comunale, quale valutazioni siano state fatte sui flussi di utenza del Comune, sui fabbisogni di personale e sulla conseguente necessità di metrature per gli uffici per i prossimi anni.
      Siccome non sappiamo cosa fare della Ticosa ci mettiamo il Comune?
      Non mi sembra un grande approccio urbanistico…

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