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Il gelo col sindaco, l’uscita dalla giunta, l’amara sorpresa Cariplo (e Giola): un Fermi totale

Da quando è presidente del consiglio regionale, Alessandro Fermi appare un po’ defilato dalle vicende politiche “da cortile”. O dalle zuffe, se si vuole. Eppure, in Forza Italia il dominus comasco è ancora lui, senza dubbio. E oggi, in questa lunga intervista, Fermi si toglie sassolini, sassoloni e persino qualche freccetta avvelenata un po’ su tutto: dall’addio fragoroso al partito di Domiziana Giola al sindaco Mario Landriscina, dall’assessorato milanese “non concesso” un anno fa fino al futuro del suo stesso partito.

Un anno fa di questi tempi iniziava un periodo turbolento: si parlava tanto del suo assessorato “sicuro” in Regione e poi non arrivò. Smaltita la delusione per non aver fatto l’assessore regionale?
Nessuna delusione mia personale, il dispiacere è stato semmai quello di non esaudire una richiesta che il territorio nel suo complesso ha manifestavano a gran voce nel desiderio di avere, dopo molti anni, un rappresentante comasco nella Giunta regionale. Di quell’auspicio mi sono fatto interprete così come cerco di fare rispetto alle tematiche che riguardano la nostra provincia.

Inizialmente il ruolo di presidente del consiglio parve un ripiego. Lo è?
Credo che, a fronte di quello che dicevamo prima e complice l’emotività, si è frettolosamente catalogato come ripiego un ruolo che è invece di primissimo livello. Lo è Istituzionalmente essendo la seconda carica in Regione Lombardia e, a distanza di un anno, posso dire, esperienza alla mano, che lo è anche politicamente. Se mi chiedessero oggi di scegliere tra un assessorato e la Presidenza del consiglio sceglierei quest’ultima.

Restiamo per un attimo ancora alle elezioni regionali del 4 marzo 2018. Fu anche il momento della frattura clamorosa tra lei e Gianluca Rinaldin. E poi vennero e continuano a venire le accuse nei suoi confronti di Domiziana Giola, ormai fuori dal partito. Può fare chiarezza su quanto avvenuto, in maniera definitiva?
Quanto avvenuto è una campagna elettorale a seguito della quale una candidata Domiziana Giola, non avendo ottenuto il risultato auspicato, ne ha attribuito la colpa ad una mia presunta maggiore benevolenza nei confronti di un’altra concorrente Federica Bernardi. Spiace non aver mai letto nelle ripetute e ridondanti dichiarazioni della Giola la presa di coscienza del fatto che per cinque anni ha lavorato per il sottoscritto beneficiando di ruolo e contatti certamente utili in una campagna elettorale. La base di partenza era oggettivamente diversa tra le due candidate e nettamente a vantaggio della Giola. Forse sarebbe il caso di non attribuire sempre ad altri le responsabilità di una propria sconfitta ma magari, qualche volta, anche di mettersi in discussione. Umiltà.

Intanto in Regione si stanno giocano diverse partite decisive anche per la provincia di Como. Una su tutte: il futuro di Tangenziale e Pedemontana, grandi opere che peraltro sembrano dividere anche il governo romano. Abbiamo qualche novità?
Il completamento della Pedemontana, compreso il secondo lotto della tangenziale di Como e la variante della Tremezzina sono priorità assolute. Avremmo ovviamente piacere che il Governo avesse una linea culturalmente identica alla nostra perché è interlocutore necessario alla loro realizzazione. Ad oggi, purtroppo, sul tema infrastrutture da Roma arrivano segnali altalenanti, la TAV ne è l’emblema, messaggi che certamente non aiutano un percorso già di per sé complicato e che solo una convinta e decisa volontà politica può contribuire alla loro realizzazione. L’auspicio è quindi quello di vedere un repentino chiarimento della linea di Governo che riconosca la necessità di queste opere e sia al fianco di Regione Lombardia per velocizzarne l’iter burocratico e il reperimento delle risorse necessarie.

E poi ci sono le eterne paratie. Stiamo aspettando la gara internazionale per l’appalto. Sviluppi in arrivo?
Per quanto riguarda le paratie, da quando Regione Lombardia ha avocato a sé il progetto, gli impegni assunti sono stati sempre rispettati e mantenuti. Stiamo definendo gli ultimi aspetti della progettazione, con particolare riferimento ai sottoservizi, dopodichè si procederà con la gara. Abbiamo tutto l’interesse e siamo fiduciosi di rispettare il cronoprogramma annunciato che prevede di concludere i lavori nella primavera del 2022.

Veniamo al suo partito, Forza Italia. E’ tornato Berlusconi, ma molti vedono il partito sul viale del tramonto. Che ne pensa? Non sarebbe forse ora di chiudere questa esperienza per un soggetto nuovo, diverso?
Il Partito ha necessità di essere fortemente rinnovato e rilanciato. Se ciò avvenisse credo che gli spazi elettorali sarebbero molti. Il panorama politico oggi è evidentemente monco di quell’interlocutore liberale che rappresenti in maniera convinta la necessità di uno Stato più snello, meno ingombrante, mai opprimente e che ridia voce a soggetti che oggi sono trascurati, se non dimenticati, dal contratto di Governo. Non mi riferisco solo al mondo imprenditoriale o delle professioni ma anche a quello del terzo settore, della famiglia, del sociale non puramente assistenziale fino ad arrivare a quella parte di ambito cattolico che per anni si è allontanato, sbagliando, dall’offrire un contributo alla classe politica e che oggi pare voglia tornare a dare un aiuto. Il Partito di Forza Italia ha per molti anni rappresentato, con alti e bassi, questo ideale e, oggi, per tornare ad essere credibile ha necessità di una profonda rigenerazione. Fatta di nuove energie, di nuovi volti, di un ricambio generazionale che è mancato.

A Como, intanto, Forza Italia a novembre è uscita dalla giunta. Una scelta parsa insensata e infruttuosa a molti. Lei ha condiviso quella scelta? Ora che senso ha appoggiare una maggioranza (peraltro a corrente alternata) e poi stare fuori dalla stanza dei bottoni?
Ho condiviso la scelta del Gruppo Consigliare in Città. La decisione aveva l’ambizione e la finalità di dare una scossa, uno stimolo, un motivo per fermarsi e riflettere. Voleva offrire la possibilità al Sindaco di cogliere l’occasione per fare un tagliando e, colte le lacune, ripartire con una prospettiva di maggiore forza, coesione e determinazione. Non è stata una scelta facile o indolore perché essere rappresentati nella Giunta della Città capoluogo è un privilegio che però non deve essere a prescindere dalla capacità o possibilità di portare un contributo costruttivo e positivo. Quella decisione era l’unica che consentisse e obbligasse ad una riflessione che partendo dalle evidenti difficoltà mettesse un punto e provasse a costruire una fase due.

Giunta Landriscina

Con o senza di voi, comunque, l’esperienza Landriscina a Palazzo Cernezzi non sembra affatto nel momento migliore, anzi le critiche sono molte. Lei cosa ne pensa?
Penso che, pur essendo passati dei mesi ed essendosi, paradossalmente, complicato il quadro ci siano ancora, volendo, le possibilità di scrivere una nuova pagina del mandato Landriscina. Per farlo però serve la consapevolezza delle difficoltà e la volontà di tutti.

Una delle cose più assurde per molti è non riuscire a presentare progetti per il bando Cariplo da 5 milioni. Come è possibile che un capoluogo rinunci a una tale opportunità?
Ho sempre pensato che le risorse messe a disposizioni ogni quattro dalla Fondazione Cariplo siano una straordinaria opportunità per il territorio provinciale. Territorio che concorre con progetti indipendentemente dalla localizzazione territoriale. Il fatto che non ci sia un progetto del Comune di Como, darà più possibilità ad altre richieste di essere finanziate. Ciò detto ha sorpreso anche me non vedere, ad oggi, una progettualità del Comune capoluogo avendo immaginato iniziative che potevano svariare dal Politeama alla Cittadella Sanitaria.


Si dice che i suoi stessi rapporti con il sindaco siano tutt’altro che buoni.
Distinguiamo. I rapporti personali sono buoni e immutati e continueranno ad esserlo indipendentemente dalle vicende amministrative. Rispetto a queste ho sempre dato la mia disponibilità a Mario qualora avesse avuto necessità di un confronto, di un parere o di un aiuto. Ad oggi non ne ha probabilmente avuto bisogno e, per carattere e predisposizione, non sono portato ad essere invadente.

Un ultimo accenno al suo futuro: dopo la Regione, il Parlamento?
Mai fatti progetti. Questa deve rimanere una passione e mai diventare una professione. L’ho sempre vissuta con la serenità mentale di poter smettere domani mattina avendo mantenuto il mio lavoro. Questo aspetto è una grande forza ed un ancora di libertà. Tra quattro anni chissà, magari torno a fare il sindaco.

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