Stava nei conti teorici già delle scorse ore ma era necessario aspettare l’ufficialità. La deputata lariana Dem, Chiara Braga, capolista nel plurinominale del collegio di Como, è stata rieletta alla Camera (qui tutti i dettagli). Un risultato importante, Braga è anche membro della segreteria nazionale Pd, al netto della cocente débâcle del partito (al 19%) che pure si è attestato al secondo posto nazionale (FdI al 26).
Difficile chiederle se sia contenta. Immagino la risposta sia una medaglia a due facce.
E’ un risultato che mi fa piacere e mi carica di una particolare responsabilità vista la vastità territoriale del collegio in cui sono stata eletta. Naturalmente resta la delusione per come è andata a livello nazionale, questo aspetto prevale su tutto. Come ha detto oggi il segretario Letta, serve affrontare una discussione coi tempi giusti, senza sconti o soluzioni facili.
Dove avete sbagliato? Avete sbagliato?
Ci sono stati errori e compiuti in modo collegiale. E’ giusto che tutto il partito se ne prenda la responsabilità. Era difficile trovare una soluzione diversa, intendo che è chiaro che senza una coalizione e con la Legge elettorale attuale vincere era complesso. Poi noi siamo diventati un punching ball con attacchi da tutte le parti. Certamente abbiamo pagato più di ogni altra forza di Governo di questi anni il fatto di aver preso decisioni complicate. Abbiamo pagato il prezzo della responsabilità. E’ una cosa che mi fa riflettere, perché non abbiamo governato da soli.
Avete governato con Lega, 5stelle e Forza Italia.
I 5Stelle hanno governato cinque anni su cinque, peraltro. Si sono rifatti la verginità ma hanno fatto cadere Draghi.
La Lega ha pagato eccome, però (qui l’intervista al sottosegretario comasco, il rieletto Nicola Molteni).
Sì certo, però è in una coalizione vincente con una forza che era di opposizione (Fratelli d’Italia, Ndr) e che, comprensibilmente, ha polarizzato il voto. Noi siamo stati, e siamo, l’asse portante di una forza alternativa alla destra. Abbiamo pagato più di tutti, più di Conte e di Calenda.
Enrico Letta ha detto che non si ricandiderà al congresso di marzo. I grandi giornali già titolano sui nomi in predicato di lotta e successione.
Il discorso di Letta oggi è stato chiaro e intellettualmente onesto. Da componente della sua segreteria lo condivido. Ci assumiamo, ciascuno per il suo pezzo e ruolo, la responsabilità dell’esito elettorale. Ho apprezzato l’impegno preso per accompagnare il partito al congresso. A differenza di Salvini che dice ‘tutto bene’ e basta, Letta non lascia la nave nella tempesta. Ha la stessa disponibilità e la stessa generosità messe in campo quando è tornato da Parigi per guidare il Pd. Sono colpita da chi nell’arco di una giornata così complessa (parla ancora della successione di Letta, Ndr) pensa a soluzioni preconfezionate. Credo serva un momento vero di elaborazione, senza farci sconti. Cercando di restare ancorati alla realtà e alla società. Altrimenti non c’è cambio di leader che regga. Serve connessione col Paese.
Torniamo al campanile. Il Pd a Como città è sempre lo stesso, nel bene e nel male. Piantato saldamente e sempre al suo 20%. Cascasse il mondo, lì sta.
Forse mi sarei aspettata un risultato più alto dopo le ultime amministrative (comunali, con la vittoria al secondo turno di Alessandro Rapinese, Ndr). Non dico un esito vincente ma ci siamo mobilitati fino a due mesi fa. Anche sul Pd comasco (parla di città e provincia, Ndr) mi sono resa contro che è utile e interesse di tutti ragionare su come migliorare la nostra capacità di interpretare la realtà territoriale. Del resto le ultime elezioni comunali devono spingerci a riflettere su questo tema.
Serve un congresso provinciale, insomma.
L’apertura del congresso nazionale porterà quelli locali. Come Pd provinciale e cittadino non credo possa farci altro che bene aprirci per trovare nuove spinte. A patto di farlo seriamente e non come una conta.