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Il video polacco, il gelo, i baci: Mario, Simo e quell’agghiacciante, ultima conferenza stampa

A dirla tutta, il senso della maxiconferenza stampa tenuta a Villa Olmo mercoledì scorso dal titolo – testuale – “Presentazione delle tappe del Giro d’Italia” resterà un mistero a lungo. Perché, di fatto, gli abbondanti 90 minuti trascorsi in sala (comprensivi di uno sgranato video in polacco dell’ultima apparizione della corsa in città) hanno visto una marea di autorità assortite “portare i saluti” di qualcuno, magnificare la gara rosa, ringraziare la qualunque e pure gli amici a casa ma, di tappa vera e propria, non s’è sostanzialmente parlato. Misteri della comunicazione del terzo millennio.

E’ stata, però, quella di due giorni fa, una magnifica occasione per cogliere in divenire il plastico e siderale distacco tra il sindaco Mario Landriscina e Simona Rossotti, ormai ex assessore al Turismo, nonché vera artefice (con il collega Marco Galli) del ritorno del Giro sul Lario.

I due sono arrivati separati a Villa Olmo, lei molto prima, lui molto dopo. Niente di anormale, in assoluto, ovviamente. Ma è stata la rappresentazione teatrale parallela che si è rivelata significativa: Rossotti, nell’atrio, ad abbracciare e salutare i tanti che in processione andavano a chiederle il perché, il per come, il quando dell’addio. E l’assessore – in queste cose, consumata attrice – a dispensare baci, abbracci, grandi gesti di teatrale serenità nel distacco.

Il sindaco, contemporaneamente, si è infilato quasi subito nel salone della conferenza stampa. Tra le autorità, come da prassi. Ma nello stesso tempo, una sorta di isola a parte rispetto ai titoli di coda che scorrevano a 30 metri di distanza.

Poi, largo alla conferenza vera e propria, che almeno fisicamente ha riunito gomito-a-gomito i due protagonisti. Vicini, praticamente attaccati, eppure come separati da un’invisibile cortina di ghiaccio e indifferenza reciproca, quasi tangibile. Sensazioni, naturalmente, e come tali opinabili o persino smentibili.

Meno confutabile, invece, un dato eclatante. Nei rispettivi discorsi, non una parola indirizzata all’altro. E così, mentre il sottosegretario regionale leghista, Fabrizio Turba, ha parlato di Rossotti come “del motore di questa grande opportunità” e il presidente del consiglio regionale, Alessandro Fermi, ha più democristianamente elogiato tutti (“Bene hanno fatto gli assessori Galli e Rossotti a crederci e il sindaco a condividere”), dal sindaco non un solo riferimento al lavoro della piemontesina.

E la stessa Rossotti si è prodigata a elogiare il lavoro “dell’amico Marco (Galli, Ndr)”, ha idealmente abbracciato “tutti gli uffici e le persone che hanno lavorato con noi”, ma non una sillaba al suo ex capo politico.

In sala, per lei, applausi e persino un urlo dal fondo, a un certo punto: “Grande Simona!”. Poi il rompete le righe: Landriscina al piccolo buffet, Rossotti – con omaggio floreale al seguito – al secondo round di saluti, baci e abbracci, dal presidente della Commissione Cultura Franco Brenna, alla sua possibile sostituta Roberta Di Febo, fino al tuffo emozionato tra lo staff in Comune.

Pacche e smack in larga parte autentici e densi di sentimento, in misura minore forse più artificiali, in un caso specifico del tutto assenti.

Nel caso che contava, a essere precisi.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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