Un’intesa nata nel 1994, con il sindaco Alberto Botta, e mai stoppata, quale che fosse il colore dell’amministrazione in carica.
“D’altronde – cinguettano gli uccellini che svolazzano nel Cernezzi – si tratta di ragazzi, di studio e formazione, di sostegno alla conoscenza internazionale, alla cultura”. All’InterCultura, per esser precisi.
Già. L’associazione (4mila volontari in Italia e 200mila nel mondo) si occupa di scambi educativi internazionali. L’aspetto più noto al pubblico (non unico) è la possibilità di organizzare un anno di studio all’estero per gli studenti delle scuole superiori.
E’ il gruppo è operativo a Como dal 1964 al centro delle nuove (non unanimi, anzi, ma comunque fortissime) perplessità emerse nella giunta del sindaco Landriscina.
In particolare una delibera, presentata dall’assessore ai Servizi Scolastici, Amelia Locatelli. Documento che prevede, come ogni anno (dal 1994, appunto) una coorganizzazione, con patrocinio, a sostegno degli eventi imbastiti dal sodalizio per promuovere le proprie attività.
Sostegno che si riduce, poi, a poche azioni: concessione dell’auditorium della biblioteca per una sorta di open-day (intorno al 20 ottobre), stampa di circa 20 A4 da distribuire nelle scuole per promuovere l’evento e stesura di una lettera del primo cittadino da consegnare ai giovani in partenza per l’estero, affinché la consegnino ai sindaci delle città che li ospiteranno.
InterCultura, associazione nazionale, è appuno presente a Como e si racconta così:
Il Centro locale di Como nasce nel 1964, dopo il rientro dei primi otto studenti (allora selezionati a Milano), dal loro programma all’estero. Da allora il Centro ha continuato a svilupparsi inserendosi nella vita locale e nazionale, inviando e accogliendo studenti e creando relazioni anche con famiglie e scuole. Ad oggi, siamo un gruppo di circa 30 volontari tra ex partecipanti ai programmi, famiglie che hanno inviato figli all’estero o ospitato, ed insegnanti; veniamo da esperienze diverse, ma siamo pronti a rinnovarci ogni anno anche attraverso l’organizzazione di eventi e la collaborazione con le istituzioni cittadine. Il nostro obiettivo è creare, attraverso il progetto educativo, una società maggiormente inclusiva.
Nell’ultima giunta, dunque, Locatelli ha presentato la delibera. L’assessore al Bilancio, Adriano Caldara (che peraltro è insegnante), ha chiesto chiarimenti. In sostanza, ha detto Caldara, “siamo sicuri che InterCultura non agisca a scopo di lucro? Perché sostenere questa associazione quando ve ne sono molte che operano con lo stesso obiettivo?”.
Il primo quesito è stato giudicato legittimo. Al secondo è stata offerta un’unica risposta: “Perché non lo hanno chiesto”.
Così sono stati chiesti chiarimenti, tradotti in un’ampia lettura dello statuto di Intercultura. Poi però un’ulteriore perplessità, è stata evidenziata dal responsabile dei conti di Palazzo: “Intercultura persegue una linea politica diversa dalla nostra?”. In sostanza, traduce qualche scafato politico del Comune: da che parte stanno? A sinistra? Dove?
Gli stessi dubbi erano stati, più blandamente espressi qualche tempo fa, quando l’assessore alla Cultura e al Turismo, Simona Rossotti, aveva paventato l’ipotesi di una borsa di studio per gli studenti di InterCultura. Questione nemmeno menzionata nell’ultima giunta.
Ogni decisione è rinviata alla prossima riunione dell’esecutivo, ma l’episodio è già ampiamente conosciuto, raccontato e riportato tra i consiglieri. E ha scatenato diverse perplessità in maggioranza.
“Facciamo politica anche con gli studenti? Temiamo l’invasione di scolaretti stranieri?”, ironizzano gli uccellini di cui sopra.
Un commento
“Perché sostenere questa associazione quando ve ne sono molte che operano con lo stesso obiettivo?”.
Risposta: “Perché non lo hanno chiesto”.
Ineccepibile, però se il Comune vuole sostenere attività di un certo tipo allora ne faccia pubblicità, così che magari anche qualcun altro ne farà richiesta.
Reiterare finanziamenti senza mai pensare ad alternative non mi sembra atteggiamento così saggio.