Sono settimane di grandi movimenti – e anche di grandi lacerazini, vedi l’addio il divorzio con Casaleggio – per il Movimento Cinque Stelle. E se i movimenti tellurici romani sul Lario arrivano certamente più sfumati che altrove, il parlamentare comasco Giovanni Currò è comunque toccato in prima persona dalla nuova traiettoria pentastellata e dalla (faticosa) ricerca di un nuovo equilibrio politico.
Onorevole Currò, Giuseppe Conte si è assunto il compito di rinnovare le sorti del M5S ed è il nuovo leader del partito. Che leader è? Riuscirà a risollevare il M5S?
Ha dato già perfettamente prova di quali capacità e competenze abbia come leader, avendo fatto il premier con due schieramenti differenti in coalizione. Secondo me Conte ha le competenze giuste. Il Movimento 5 Stelle è una forza politica molto giovane e da professore universitario qual è sa valorizzare quelle che sono le competenze dei giovani e quindi del ricambio generazionale che il Movimento ha sempre portato avanti all’interno delle istituzioni. Siamo veramente molto fiduciosi per quello che sarà la Carta dei Valori e dei Principi, che sarà presentata a breve.
Casaleggio, dopo l’accordo tra il M5S e Rousseau per la riconsegna dei dati degli iscritti al Movimento, ha lasciato il partito. Era una spaccatura evitabile?
Io personalmente ho sempre portato avanti la linea della mediazione tra le due parti. Sono contento che l’accordo sia stato raggiunto. È chiaro però che in una fase di ridiscussione interna e di rilancio delle proprie posizioni bisogna mettersi in gioco tutti. Davide (Casaleggio ndr) chiaramente non è riuscito a superare questa parte e quindi le strade si sono divise. Però è importante ringraziare Rousseau per il lavoro svolto, è stata la nostra anima fin dall’inizio. La storia non si smentisce, dalla storia si va a sviluppare un percorso nuovo.
Dopo questa spaccatura in termini di consensi e di elettorato cambierà qualcosa?
Non credo perché stiamo parlando di metodologie e le persone non votano sulla base delle metodologie, ma sulla base di pensiero e di quello che sono concretamente le cose svolte a livello pratico.
Il suo nome è stato associato alla “Corrente Nordista” di Buffagni, corrente che mirerebbe a sfidare Conte. Conferma malumori dei pentastellati lombardi?
No, no, no. A parte che non faccio parte di nessuna corrente. Io personalmente ho organizzato degli incontri sotto un cappello che si chiama “Innovare” con un gruppo di oltre 20 colleghi, ma non sono colleghi del nord e non c’è nessun tipo di etichettatura. Con Stefano (Buffagni ndr) ovviamente ci sono degli ottimi rapporti, oltre ad essere colleghi, siamo amici ma non c’è alcuna sfida nei confronti di Conte, anzi c’è proprio la volontà di rilanciare il Movimento 5 Stelle soprattutto al nord, coinvolgendo le imprese e il ceto moderato. Conte chiaramente è la persona giusta per questo rilancio.
Sarebbe pronto a lasciare il partito se il M5S, in questo rinnovo, dovesse dire addio ai principi del passato?
Dipende di quali principi parliamo. Io credo che Conte abbia interpretato al meglio quelli che sono i principi del M5S fino ad oggi, quindi sono sicuro che non stravolgerà nulla di tutto ciò. Anzi, sarà ancora più aderente alla proposta politica nel nostro territorio, dunque non vedo alcun margine di lasciare il Movimento, che è la mia casa da oltre 10 anni. Sono una persona che accetta molto i cambiamenti perché credo che chi si siede poi è arrivato, io non mi sento mai arrivato in nulla nella mia vita, credo nelle sfide quotidiane.
Il M5S ha governato con il PD. A Bologna e in altre città ci sarà l’alleanza M5S-PD. È possibile una nuova alleanza di centrosinistra?
Più che alleanza di campo, credo più che sia da fare un’alleanza di scopo perché laddove gli scopi e gli intenti sono comuni si è riusciti a trovare una quadra sul programma elettorale per le amministrative. Si sta ragionando molto sui singoli territori. Per quanto riguarda il nostro di territorio, il programma del Movimento è sempre stato chiaro dalle ultime due tornate elettorali. I problemi sono sempre gli stessi perché non sono mai stati risolti dalle amministrazioni locali, quindi con coloro che convergeranno su queste tematiche avremo un dialogo. Ovviamente speriamo che ci sia una convergenza di più forze politiche possibili per potersi presentare con un vero cambiamento.
Veniamo alla situazione politica di Como: un bilancio della giunta Landriscina fino ad oggi?
Pessimo. Al di là delle qualità personali del sindaco Landriscina, abbiamo assistito a cinque anni di litigi del centrodestra, dove chiunque tirava la giacchetta al sindaco e nel tirare la giacchetta chiaramente non c’era la convergenza su più temi e non si è mai realizzato nulla. Abbiamo una città ancora con traffico, che si è completamente trasformata dal punto di vista turistico autonomamente, i grandi progetti sono fermi al palo, le paratie, la Ticosa, il San Martino, gli stessi giardini al lago per il quale inspiegabilmente si è perso un progetto per il rinnovo. Tutti problemi cronici che si possono risolvere nel giro di poco tempo, ma per il quale da 20 anni a questa parte non si vede muovere foglia. Io faccio sempre un esempio classico che però è emblematico. Tutti i comaschi che vivono nella zona stadio sanno che quando piove, di fronte all’ingresso del Sinigaglia, si crea una pozzanghera-piscina. Da 20 anni questa tipologia di tombino che fa defluire l’acqua è tappato. Questo è l’emblema di com’è stata amministrata la città.
E per le elezioni 2022 lavorate già ad alleanze o pensate di correre da soli?
Sono in corso interlocuzioni con le varie forze politiche. Noi siamo già pronti, abbiamo già una lista pronta da diverso tempo. Temi e programma elettorale sono sempre gli stessi, chiaramente aggiorneremo in funzione di quelli che saranno gli ultimi accadimenti in città. Però i grandi temi, come ambiente e trasporti, sono sempre gli stessi. Il dialogo è fitto e intenso. Laddove ci sarà una piattaforma comune non faremo delle scelte di campo soliste ma potremmo proseguire insieme ad altri.
Come Movimento 5 Stelle avete già un nome come possibile candidato sindaco?
Non è il momento di far nomi perché sarebbe solo un modo per bruciare il percorso di persone valide per la città e non mi piace.
Un commento
Se si può associare un termine al Movimento 5Stelle, è “trasformismo”. Siamo passati dai vaffa day e al culto dello streaming per arrivare al Governo con la Lega e poi a quello con il PD per poi proseguire con l’abbandono di Conte e l’adesione al Governo Draghi con Lega e PD insieme. Il tutto dettato da quello che voleva il nemico Renzi: primo governo con Lega perché Renzi non voleva il Governo PD-M5S; secondo governo con PD perché Renzi ha costretto Zingaretti che non lo voleva, Governo Draghi perché Renzi ha sfiduciato Conte. Costante di questo “trasformismo” è che il M5S pur di rimanere sugli scranni del Governo ha accettato tutto quello che il nemico Renzi gli ha chiesto di accettare. Forse per poter sapere cosa farà il Movimento 5Stelle invece di chiedere a Buffagni e Currò, non converrebbe chiedere direttamente al loro nemico Renzi? Se non altro per fare meno fatica e per evitare di perdere tempo con questi dilettanti allo sbaraglio.