A dispetto delle polemiche leghiste dell’anno scorso, poi finite nel nulla, come noto il Comune di Como concesse un piccolo locale di proprietà situato in via Milano 248 all’associazione Como Accoglie.
Pochissimi metri quadrati, utilizzati dai volontari per il deposito, la custodia e il ritiro di coperte da distribuire ai senza dimora “escludendo qualsiasi forma di accoglienza, di pernottamento o di permanenza negli stessi”. Insomma, pura solidarietà e nulla più, tanto che il locale venne concesso in comodato gratuito, abbattendo del 100% il teorico canone di 3mila euro.
Ora, però, il precedente contratto è arrivato vicino alla scadenza (data esatta il 19 novembre) e nelle scorse settimane Como Accoglie ha chiesto all’amministrazione un prolungamento. Tema pratico ma anche politico, viste le barricate erette dalla Lega nella prima occasione.
Ebbene, la decisione è approdata in giunta. E come è andata? Come prevedibile, con una sopresina in più.
Sulla scia dell’avversità totale verso i volontari, hanno nuovamente votato contro la concessione del mini-locale a Como Accoglie i due assessori leghisti, Alessandra Bonduri e Adriano Caldara (quest’ultimo anche vicesindaco).
Ma un’altra esponente della giunta Landriscina ha preferito non schierarsi, rifugiandosi nell’astensione.
Ed è stata l’assessore Angela Corengia, titolare della delega ai Servizi Sociali, a dispetto dell’attività solidale (la custodia e la distribuzione di coperte ai senza dimora) per cui è destinato il piccolo locale di via Milano.
Alla fine, comunque, il rinnovo del comodato gratuito è arrivato grazie ai 6 voti favorevoli degli altri assessori.
AGGIORNAMENTO
Dopo l’uscita di questo articolo il capogruppo di Svolta Civica Vittorio Nessi ha contattato ComoZero. Parole durissime: “Che gli assessori Bonduri e Caldara siano costretti a seguire i diktat di Salvini è vergognoso ma comprensibile. L’astensione Dell’assessore ai Servizi sociali Angela Corengia è soltanto vergognosa. Non si può stare zitti”.
11 Commenti
“sciura corengia l’ ha minga vist ul me fredel?”
e quanti, si.gra corengia, pur riempiendosi la bocca di propaganda a favore della fraternita’ che ci lega tutti – fanno come lei?
Un cognome sempre più pesante da portare.
Niente da aggiungere se non un: “non siamo parenti”
#notinmysurname
Sig. Fent sono totalmente d’accordo con Lei al 1000% purtroppo viviamo in un mondo estremamente soggeteiistico. Io ricordo, per fortuna o purtroppo, Como come una città vivibile ed umana: ora siamo al singolarismo estremo . Abbiamo candidati sindaci “la minuscola è voluta”, obnubilati dal potere e che si muovono per cancellare la “Dignitas” dei propri concittadini da più anni.. Le rammento solamente il Console Macello citato
nel “De Bello Civilii”
Sono i nostri aspiranti amministratori. Ricordiamocene nel 2022 d.c.
Buongiorno,
Un conto avere idee e opinioni di politica emergenziale della quale parliamo, parliamo, parliamo e L’ Europa se ne frega sui flussi migratori, anche per dare un’ assistenza dignitosa. Vediamo cosa succede tra Polonia ?? e Bielorussia. Un conto che un Assessore ai Servizi sociali si astenga sulla distribuzione di coperte. È davvero qualcosa che non compendo, come uomo, al di là di essere un cattolico credente praticante (con tutti i suoi difetti e le sue pene). Io davvero non comprendo e a questo punto forse L’ Assessore, che non conosco, si debba dimettere. Non parliamo di Minniti, Salvini, Lamorgese, destra, sinistra, centro, parliamo di coperte in una Città senza ancora un dormitorio allargato attivo, dove ci sono 160/170 persone che vivono per strada e il freddo è arrivato la notte. Non riconosco più la mia Como. Sapete che sono un cattolico liberale, che ho criticato e critico spesso L‘ attuale Ministro degli Interni anche con articoli, ma cosa c’ entra con distribuire le coperte? Lo provo io un senso di Vergogna come cittadino di questa Città. Forse è meglio arrivi un Commissrio Prefettizzio.
Emmaus, il movimento internazionale fondato dall’abbé Pierre, ha ricordato a distanza di anni del famoso appello del 1° febbraio 1954, che scatenò in Francia “l’insurrezione della bontà”. Nel suo Manifesto universale, Emmaus si impegna ad «agire affinché ogni persona, ogni società, ogni nazione possa vivere, affermarsi e realizzarsi nello scambio reciproco, nella reciproca partecipazione e condivisione, così come in reale pari dignità».In questo inizio di XXI secolo, viviamo tutti una crisi politica, economica, sociale e ambientale, che segna la fine di un sistema e la perdita di valori morali fondanti la nostra società. I suoi effetti sulle popolazioni più fragili sono insopportabili e intollerabili. Il 1° febbraio 1954, mentre la Francia si stava riprendendo faticosamente dalla guerra, l’abbé Pierre ha lanciato un appello per mettere al riparo dal freddo glaciale le persone costrette a dormire per strada: «Amici miei, aiuto… Una donna è morta questa notte alle 3, di freddo, sul marciapiede di Boulevard Sébastopol, stringendo tra le mani il documento di sfratto con cui, due giorni prima, era stata messa fuori casa. Ogni notte, sono più di 2000, le persone che dormono nel freddo, in strada, senza tetto, senza cibo…»Dopo la scomparsa del fondatore del Movimento, a Emmaus è stata ribadita da tutti, insieme, la volontà di proseguire la lotta che l’abbé ha intrapreso per tutta la vita, con coraggio e tenacia. E, insieme, anche le 18 Comunità Emmaus italiane, sono impegnate da tempo a vivere con nessun’altra ambizione che essere la voce dei senza voce, nell’accoglienza e nella fraternità. La sfida dell’abbé Pierre, era e resta forte e chiara: «piuttosto che gli uomini, i miserabili in particolare, siano costretti a morire legalmente, preferiamo che vivano illegalmente!»Oggi comunitari, amici, volontari di Emmaus, continuano a condividere con l’abbé la sua indignazione riguardo alle ingiustizie e alla miseria. Dalla parte di Abele, quale che sia Caino! L’abbé Pierre non si è mai sottratto dal prendere iniziative e proteste, anche di fronte a critiche di ogni tipo. Accoglieva ogni persona come se fosse l’unica. Egli è stato sempre, soprattutto nei confronti delle persone più deboli e dimenticate, l’uomo della fedeltà. Una fedeltà che gli ha procurato dei momenti di abbandono, di isolamento, anche da parte di molti amici e che gli ha creato una grande, comprensibile, sofferenza. Una fedeltà che lo ha reso capace di mantenere e testimoniare in ambienti diversi della politica e della società, lo sguardo dei poveri. I poveri lo avevano allevato a guardare il mondo con gli occhi di Dio, che sono molto più umani dei nostri, riuscendo a orientare ogni suo incarico, anche prestigioso, alla cultura verso gli ultimi della terra, per fare della responsabilità un servizio. Di qui una nuova richiesta, un nuovo invito: «Noi, comunitari, amici, volontari di Emmaus, formati dai suoi princìpi di “Aiutare ad aiutarsi”, e domandandoci sempre “E gli altri? “, lanciamo un nuovo appello! Ciò che alcuni vedono come un’utopia ha tuttavia dimostrato il suo valore in tutto il mondo.Noi, a Emmaus, siamo convinti che una società vivibile è una società che accoglie; una società in cui ognuno ha il suo posto! Da 60 anni, noi accogliamo incondizionatamente, nel pieno rispetto della libertà e della dignità dell’altro, ogni persona che si presenta.A Emmaus, “l’aiutato” diventa “l’aiutante”. Sono le persone rifiutate e stigmatizzate dalla società che dimostrano di avere tutto da donare.Da 60 anni, Emmaus propone ad ogni persona accolta un accompagnamento globale (vitto e alloggio, attività…) per ritrovare dignità, autonomia e fiducia in se stessa.E sono molti, nella lunga storia del Movimento, i “compagni di Emmaus” che confessano con fierezza: “Sono arrivato a Emmaus con molti problemi: sapevo rubare, ubriacarmi, uccidere, etc. Ora posso affermare che sono, anche, capace di amare!”Da 60 anni, ormai quasi in tutto il mondo, sviluppiamo alternative economiche e sociali con i più poveri, i più isolati, i più sprovvisti, grazie ad azioni, puntuali e diverse, che si adattano ai bisogni e alle capacità della persona, e non il contrario.E se avessimo ragione a rimettere la persona umana al centro del sistema?E se avessimo ragione a dichiarare che la miseria non è una fatalità?E se avessimo ragione a voler costruire una società più solidale dove l’economia non è che un mezzo al servizio della persona umana?Resta tuttavia ancora molto da fare…Ecco perché Emmaus lancia un nuovo appello:Più saremo numerosi ad inventare insieme delle soluzioni alternative, più noi potremo continuare a fare indietreggiare non solo le conseguenze , ma anche le cause della miseria.E se, oggi, avessimo ragione ad interpellarvi affinché, a vostra volta, vi rivoltiate?E se, oggi, avessimo ragione a chiedervi di impegnarvi?Sì, insieme, per oggi e per domani, investiamo nell’umanità. Scegliamo la solidarietà, la fraternità; nessuno vuole l’elemosina! Solo se, insieme, continueremo ad inventare e ad agire, sarà possibile fare indietreggiare l’esclusione. Accettiamo, insieme, questa sfida!E se, come 60 anni fa, noi avessimo ragione a contare su di voi ?».
DIMETTERSI È UN ATTO DI CIVILTÀ, SIAMO DAVVERO A SCENARI MAI VISTI.
Un abbraccio forte cari Ragazzi con Stima e Affetto
Davide Fent
@davidefent
Caro Davide Fent,
potrei gentilmente chiederle di essere più conciso nei suoi commenti? Apprezzerei conoscere le sue opinioni senza dover leggere ogni volta un romanzo intero.
La ringrazio in anticipo!
Risolverà “il Nulla”
Sig. Belgeri… abbiamo capito. Può bastare no?
Corengia, l’assessora al paradosso.
?
Evviva. Almeno in qualche cosa primeggia. Nella gara delle piccole meschinità la peggior Amministrazione di sempre non ha rivali.
Gli atti qualificano le persone
Non si puo’ davvero stare zitti!!
Sono senza vergogna!!!