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Locatelli ministro-sigillo della cintura di ferro. Como regno di Salvini e capitale della Lega

Como is the new Varese. O Veneto. Nella politica italiana, Como è il nuovo pugno di ferro di Matteo Salvini. E non tanto, o non solo, perché nel contesto di un partito che a livello nazionale è arrivato al 34% alle ultime europee, qui i numeri sono schizzati addirittura a uno stellare 48% provinciale con il capoluogo giunto alle soglie del 37% (era all’11 ancora alle comunali del 2017).

A colpire è soprattutto il grumo di potere che nel volgere di pochi mesi è arrivato ad esprimere sul Lario il partito che fu di Umberto Bossi e di Roberto Maroni, due figure che hanno fatto la storia del Carroccio ma che ora scolorano in lontananza di fronte ai risultati (almeno numerici) del giovane vicepremier e segretario.

La notizia dell’ex vicesindaco di Como, Alessandra Locatelli (qui l’intervista), proiettata nel volgere di una notte dal pur significativo ruolo di numero 2 dell’amministrazione a ministro è infatti la chiusura di un cerchio d’acciaio stretto da Salvini attorno a questo lago. Che, politicamente, nella geografia leghista  – e visto il momento storico, anche in quella nazionale – ha poco o nulla da invidiare ai feudi (ex) padani che tra la fine degli anni ’80 e tutti i ’90 hanno fatto la storia del movimento.

Ben prima di Locatelli, il canturino Nicola Molteni era diventato sottosegretario all’Interno, ossia sostanziale plenipotenziario sui temi che più di ogni altri innervano le politiche e i successi elettorali del partito: la sicurezza, l’ordine pubblico, la gestione dei migranti. Per ruolo e potere, si può comodamente dire senza alcun rischio d’eccesso che in Italia oggi esistono due ministri pressoché equivalenti su questo tema: Salvini a pieno titolo e Molteni con una qualifica cartacea diversa ma non minore sul piano della pratica.

Poi c’è Eugenio Zoffili, l’erbese. Cresciuto a “pane e Matteo”, del quale è amico nonché ex caposegreteria, oggi è consigliere comunale nella città d’origine, deputato e presidente Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’Accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione. Serve spiegare il potenziale politico di tali materie, al di là dell’organismo in se stesso?

Non solo: sempre Zoffili è coordinatore della Lega per la Sardegna, come sempre su scelta del Capo.

In consiglio comunale a Como, sebbene non con grande frequenza, siede Claudio Borghi, responsabile economico della Lega e presidente della Commissione Bilancio della Camera. Al netto di qualche recente frizione sui famosi minibot con un altro “papa” del partito, Giancarlo Giorgetti, sicuramente una delle figure chiave dell’onda salviniana degli ultimi anni.

on. Claudio Borghi e consigliere comunale a Como Lega ph: Carlo Pozzoni

Nomi di primissimo piano e di peso, dunque, che quasi fanno “scordare” che, oltre alla pletora di sindaci e amministratori eletti a livello locale nelle ultime tornate, con Como, Cantù ed Erba saldamente in pugno benché tramite donne e uomini non diretta espressione ma vicinissimi (Landriscina nel capoluogo, Airoldi a Erba), la Lega può vantare anche un altro deputato (Erika Rivolta, pure lei erbese) e un sottosegretario in Regione (Fabrizio Turba, ex segretario provinciale).

Insomma, uno spiegamento di forze spaventoso, un’investitura dall’alto per i comaschi che – con il supporto di percentuali mai viste – fanno di Como davvero un fulcro essenziale dello strapotere leghista, come probabilmente mai prima nella storia, anche sotto qualsiasi altra insegna.

Inseguendo i corsi e i ricorsi della storia, si potrebbe dire che la provincia è diventata una grande Lezzeno, la storica micro-roccaforte dei plebisciti padani tempi di Bossi, Miglio, Carioni e del mitologico Mandell. O, ancora prima, nell’era del cappio di Luca Leoni Orsenigo, dei ruggiti post Tangentopoli e agli albori del Berlusconismo con Gabriele Ostinelli o del trio parlamentare Rizzi-Pedrazzini-ancora Rivolta.

Di sicuro – al netto dell’ultima parola che su tutto spetta e probabilmente spetterà ancora a lungo a Salvini – sarà ben difficile che una qualsiasi decisione pesante nella Lega di oggi, sia essa nazionale o locale, possa non passare da Como. Cioè dalla nuova capitale del partito.

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