Il durissimo scambio tra il segretario della Cgil comasca, Giacomo Licata, con alcuni big leghisti (Matteo Salvini indirettamente, il deputato erbese Eugenio Zoffili direttamente) continua a far discutere. Oggi è Luigino Nessi, fresco Abbondino d’Oro (massima onoreficenza civica concessa dal Comune) nonché portavoce della lista “La Prossima Como” che candidò Celeste Grossi a sindaco nel 2017, a intervenire con una nota pubblica.
Il fulcro di tutto resta il parallelo fatto da Licata tra alcune frasi del ministro dell’Interno accostate a parole di Adolf Hitler, a cui Zoffili ha risposto chiedendo addirittura la rimozione di Licata dal proprio ruolo.
“La prossima Como sta con il segretario della Cgil comasca, Giacomo Licata. Lo facciamo ragionando – si legge – Licata ha espresso un dissenso che, finalmente, sta montando, contro la Legge Sicurezza e immigrazione, voluta da Salvini, contro questo Governo che non rappresenta tanti italiani, che non rappresenta la nostra Costituzione, che abbiamo difeso nel Referendum del 4 dicembre dalla pessima riforma Renzi agli articoli 2, 3, 10 e 11 indica un Paese che punta alla pace, alla cooperazione, all’uguaglianza ed alla tutela dei diritti umani. Su quella Costituzione il ministro dell’Interno e i suoi colleghi hanno prestato giuramento”.
“Licata ha condensato nelle frasi “disobbedienza civile” e “obiezione umanitaria”, che tanti sindaci stanno pronunciando da giorni e che tanti e tante cittadini italiani stanno esprimendo con manifestazioni, che tanti vescovi e tanti esponenti della Chiesa italiana stanno dicendo quotidianamente”, continua la nota diffusa da Luigino Nessi a nome di tutta la lista.
“Pensiamoci – si legge ancora nel testo – questa Legge nega a tanti essere umani diritti essenziali, come l’assistenza sanitaria, come l’iscrizione all’anagrafe a chi ha visto abolire il permesso ricevuto per motivi umanitari. Smantella i centri di accoglienza Sprar, che avevano creato situazioni positive di integrazione. Butta in mezzo ad una strada, uomini, donne, bambini, aumentando miseria, povertà e, di conseguenza, favorendo situazioni di malavita. Costruisce il nemico e la paura del diverso (lo straniero). Con il motto “prima gli italiani” presenta il migrante come potenziale criminale e punta a una divisione dei poveri per provenienza geografica, mentre l’esempio di Trieste e l’indegna ordinanza del sindaco Landriscina del 2017 mostrano che tali politiche mirano a colpire tutti coloro che versano in povertà”.
“Dobbiamo avere il coraggio di dire che questa non è politica – si chiude il comunicato – noi vogliamo stare dalla parte di tutte le persone (italiane e straniere) e vogliamo rimanere umani. La disobbedienza a questa legge, come stanno facendo in tanti e tante, don Milani, la definirebbe una virtù. Le parole di Licata ci sono di esempio, per questo, La prossima Como, sta dalla sua parte”.