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Se indicasse anche tempi e costi, la suggestione milanese di Minghetti per il Mercato Coperto sarebbe ottima

Ci sono due limiti (che non smetteremo di sottolineare per tutti i candidati sindaco per le prossime settimane) nel pur interessante annuncio di oggi di Barbara Minghetti, come noto sostenuta dal centrosinistra nella corsa per Palazzo Cernezzi: la mancanza di qualsiasi riferimento concreto (dunque tecnico ed economico) sul potenziale sviluppo del Mercato Coperto di Como sulla falsariga milanese; e, in stretta correlazione, la situazione attuale della struttura comasca denunciata più volte ad esempio da Confesercenti, senza fondi né progetti sia per il padiglione in funzione sia per quello ex Grossisisti vergognosamente chiuso da anni e nemmeno agibile.

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Per il resto, almeno come prospettiva – pur sempre in un’elettorale – qualche spunto affascinante oggettivamente c’è nell’incontro avuto oggi da Minghetti a Milano con Alberto Baldan, amministratore delegato di Grandi Stazioni Retail. Il motivo? La visita al Mercato Centrale che ha aperto nello storico palazzo della più importante stazione del capoluogo lombardo.

“Uno spazio di 4.500 metri quadrati, pensato su due piani. All’interno, botteghe di veri e propri artigiani del cibo e un ricco calendario di attività culturali, che ne fanno un luogo pieno di un’energia che ogni città dovrebbe avere”, ha commentato Minghetti dopo la visita. Ma soprattutto, ecco comparire una sorta di parallelismo tra quanto realizzato a Milano e quanto potrebbe essere fatto almeno in parte (e ovviamente in scala), a Como.

“Anche Como ha il diritto di avere uno spazio così vivo e da vivere, pensato per i giovani quanto per gli anziani che hanno bisogno di un commercio di vicinanza che sappia prendersi cura delle loro esigenze – ha chiosato la candidata sindaco del centrosinistra – Stiamo parlando di una realtà molto distante dalle logiche del Mercato Coperto comasco, ma non per questo irrealizzabile. Dobbiamo però porre rimedio in tempi brevi a problematiche strutturali. Como non può perdere questa occasione”.

Quando si aggiungerà anche come, in che tempi e con quali fondi si potrebbe agganciare quell’occasione senza dubbio con diverse potenzialità al suo interno, il tema potrà andare oltre la campagna elettorale e diventare realmente importante per la città, permettendo – come ha aggiunto la stessa Minghetti – di sognare anche in via Mentana un luogo che sia simbolo “di socialità e aggregazione, di passaggio per i turisti in cui incontrarsi, mangiare, leggere, rilassarsi e perfino fare festa”.

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4 Commenti

  1. Ha senso uno spazio occupato dal solo Mercato coperto in centro a Como? Un mercato che serve, in condivisione con supermercati e negozi di prossimità, un bacino di utenza di ca 20mila persone? Troppo poco per renderlo appetibile agli operatori e troppo per il bacino d’utenza che copre. Ha senso avere, in pieno centro a Como, uno spazio per grossisti deserto e difficilmente utilizzabile anche per ovvi problemi logistici? E se tutto questo non ha molto senso, perché non porre il problema della riqualificazione dell’area? Bisogna riconoscere al Candidato Sindaco, Minghetti, che ha ragione di considerare il problema Mercato parte della sua campagna elettorale ed è un suo merito cercare di trasformare il problema in opportunità ipotizzando un modello di spazio espositivo diverso e più consono alle esigenze della città. Se poi si prende a modello esperienze analoghe in altre città e ci si avvale dell’esperienza di privati, è solo un dettaglio . Avrebbe dovuto farlo anche l’attuale amministrazione di centrodestra ma, si sa, non aveva sufficiente potere contrattuale con le potentissime associazioni di categoria che trattano questo spazio pubblico come una loro esclusiva prerogativa.

  2. Nel mondo è pieno di città che convertono i padiglioni dei vecchi mercati in luoghi pieni di localini diversi che affacciano su una piazza centrale comune sfruttabile per tutti i servizi (tavoli, sedie, palchi, eventi, etc…).

    Il tutto al chiuso, rendendo quindi lo spazio ideale anche d’inverno, quando invece il centro di una città come Como diventa un deserto assoluto.

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