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Negretti è un apostrofo rosa tra le parole Brenna e Bonduri. Le odi all’assessore in aula

Una doppie ode d’amore (politico), dagli accenni ora lirici, ora drammatici, ora persino omerici. A cantare in parallelo, durante il consiglio comunale di lunedì scorso, sono stati il capogruppo della lista Insieme per Landriscina, Franco Brenna, e la consigliera leghista, Alessandra Bonduri. Entrambi, scesi eroicamente in campo per difendere l’assessore Elena Negretti dalla mozione di sfiducia (poi bocciata). Ed entrambi autori di una sorta di parallela elegia amorosa (sempre politicamente) nei confronti dell’esponente di giunta. Riportiamo alcuni stralci letterali e autentici al 100% dei rispettivi discorsi pronunciati due notti fa a Palazzo Cernezzi.

Partiamo da Franco Brenna. Il quale ha scoccato dardi fiammeggianti verso i nemici (la lista Rapinese Sindaco su tutti) e poi ha sfoderato la Cetra. “Conosciamo Elena dal 2016, quando è nata la lista civica a sostegno della candidatura a sindaco di Mario Landriscina – ha esordito – Una persona che si è da subito dimostrata concreta e attiva nell’organizzazione pur non avendo esperienza di politica attiva. Elena Negretti ha dimostrato subito pacatezza e capacità di ascolto unitamente a indubbia visione organizzativa pragmatica e concreta”.

“E’ giusto – ha proseguito con toni epici Brenna – che un uomo dotato di alta esperienza decisionale (Mario Landriscina, quand’era ancora a capo del 118 ndr) in momenti delicati della vita dell’uomo si appoggiasse a persone capaci, fidate, decise e intransigenti. Noi siamo dell’opinione che [Negretti] una figura animata da pragmatismo, da una storia professionale e morale, sempre propensa ad aprire dialoghi seguiti da processi decisionali, dotata di indifferenza alla fatica fisica e psichica, una donna in tutto e per tutto, è la persona giusta nel luogo giusto”.

E cioè, sempre Brenna dixit, “dove la decisione è la regina di cuori in una castello non fatto di sole carte, bensì un luogo da costruire giorno dopo giorno non con fossati, muraglie e ponti levatoi bensì con la concretezza dell’azione condivisa, della forza non fisica ma morale, dell’onestà e della visione di insieme e anche da un pizzico, anche abbondante, di severità”.

Nemmeno il tempo di asciugarsi gli occhi dalla commozione, che è arrivata la leghista Alessandra Bonduri ad armarsi di amore e arpa e cantare una nuove ode all’assessore.

“Io dò manforte al primo cavaliere del sindaco, sempre presente in Comune, 24 ore su 24, sempre al suo fianco: l’assessore Negretti, Elena, la Zarina”.

Poi excursus mitologico: “Elena, nome sempre difficile da portare fin dalla notte dei tempi: troppo bella o troppo bionda. Un nome il cui sinonimo vuol dire pretesto. Elena ai tempi della guerra di Ilio fu il pretesto per attaccare le ricchezze della città turca; ora qui si attacca Elena per ferire il sindaco. Nulla di nuovo sotto il sole”.

E ancora: “L’assessore può aver commesso sbagli ma solo per inesperienza o ingenuità e il consiglio comunale non nasce per puntare il dito contro ma per sancire un abbraccio tra le diverse forze politiche”.

“Lo so – ha concluso con accenni favolistici Bonduri – sembro Alice nel paese delle meraviglie, ma ci voglio credere. Forse questa storia degli zar, delle zarine, dei Romanoff ci è sfuggita di mano e strappandovi un sorriso vi invito a non strumentalizzare la mozione di sfiducia all’assessore Negretti, alla Zarina, a Elena”.

Lacrime. Sipario. L’amore trionfa (anche ai voti, per questa volta).

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