Alla fine, chi ha tradito? Trovare i nomi dei singoli sindaci o consiglieri, ovviamente, resterà impresa pressoché impossibile. E comunque, per paradosso, è forse più logico trovare ragioni serissime nella sconfitta a sorpresa del candidato di centrodestra per la presidenza della Provincia, Pierluigi Mascetti, a favore del democristiano che piace al Pd, Fiorenzo Bongiasca, nell’astensionismo davvero di massa (43%) che ha caratterizzato il voto di mercoledì scorso.
Eppure, tra i fogli con i numeri disponibili, qualche radice reale dell’esito sorprendente emerge dal sottobosco di trame, manovre e tiri franchi.
Prima una premessa: come noto, il voto per eleggere il presidente della Provincia è ponderato. Ovvero, in base alle dimensioni del singolo Comune, il voto del sindaco o dell’amministratore vale un totale di punti differente. Questo lo schema: per i Comuni fino a 3mila abitanti la scheda valeva 21 voti; per quelli da 3mila a 5mila abitanti, 54 voti; per quelli da 5mila a 10mila, 94 voti; per i Comuni da 10mila abitanti fino 30mila abitanti, 176 voti; per quelli da 30mila fino a 100mila (sul Lario, solo Como e Cantù), 370 voti.
Dalla somma di tutti i voti, con rispettivo moltiplicatore, vince chi accumula il totale maggiore. Nel caso comasco, Bongiasca ha messo assieme 33.740 voti ponderati contro i 33.677 di Mascetti e per soli 63 ha dunque ereditato la “corona” di Maria Rita Livio.
E ora, passiamo alle sorprese. Partiamo dai risultati del gruppo Como-Cantù, i cui amministratori avevano schede da 370 punti. Ebbene, qui ha stravinto Pierluigi Mascetti, che ha totalizzato 30 schede per 11.100 voti, contro le 18 per 6.660 voti di Bongiasca. Di sicuro, però, la mancata partecipazione all’elezione di ben 5 consiglieri di Como (i 4 esponenti della lista Rapinese e il Cinque Stelle Fabio Aleotti) e dei 4 canturini (Nicola Molteni della Lega, impegnato a Roma, più quelli di Ilaria Cappelletti di Cantù Rugiada, il pentastellato Giampaolo Tagliabue e di Cecilia Volontè di Lavori in Corso) avrebbero potuto modificare radicalmente l’esito finale, in termini di vincitore o di divario.
Passando ai Comuni tra i 10mila e i 30mila abitanti, è stato Bongiasca (25 schede per 4.400 voti) ad avere la meglio su Mascetti (22 schede per 3.872 voti).
Ma è stato nella fascia tra i 5mila e i 10mila abitati che il neopresidente della Provincia ha costruito la vittoria finale. Qui Bongiasca ha preso 138 schede per 12.972 voti, mentre Mascetti si è fermato a 99 schede per 9.024 voti. Quasi 4mila di differenza.
Bongiasca si è affermato anche tra gli amministratori dei Comuni tra 3mila e 5mila abitanti. Per lui 102 schede per 5.508 voti, per Mascetti 92 schede per 4.914 voti.
Infine, i Comuni fino a 3mila abitati. In questo caso l’ha spuntata Mascetti (227 schede per 4.767 voti) a fronte di 200 schede equivalenti a 4.200 voti.